Raccontare uno spettacolo è sempre difficile ma lo è ancora di più quando si trasforma in una serata magica il cui incanto non è possibile descrivere. E’ quello che è accaduto la sera del 2 Agosto 2014 all’Arena di Verona in occasione dell’ultima recita di Turandot nel fortunatissimo allestimento di Franco Zeffirelli. L’allestimento già recensito qui è un vero splendore. E’ un allestimento dominato da ombre lunari che vengono infrante quando nel II atto si apre la reggia che mostra tutto il suo splendore conquistando un applauso spontaneo del pubblico il cui sguardo viene irradiato dalla luce degli ori e dei colori vivaci. Anche qui come nella precedente Carmen si nota un’attenzione anche verso la recitazione dei solisti. Significativo il gesto di Liù che sfiora la mano della principessa di gelo prima di cantare “Tu che di gel sei cinta….”. Già in quel momento si deve percepire che Turandot sta scendendo sulla terra, commuovendosi per quella creatura il cui amore supera ogni ostacolo.
Musicalmente la serata è stata di livello eccellente.
Daniel Oren è il direttore areniano per antonomasia. Ha un rapporto con questo spazio e con questo pubblico di grande affinità e questo si sente. Non è un direttore di routine come più volte è stato accusato. La sua è una Turandot che
sprigiona energia e che regala momenti lirici palpitanti che
si alternano a momenti scattanti e pieni di luminosità. A questo si aggiunga la sua impareggiabile capacità di seguire i cantanti e di aiutarli e si capirà il perchè il pubblico si è scatenato in autentiche ovazione per il grande maestro israeliano. L’orchestra si è comportata al meglio ed era veramente motivata……quando c’è un maestro di tale levatura è più che ovvio.
L’imperatore Altoum era il sempre ottimo Antonello Ceron
mentre il mandarino era Gianfranco Montresor che offre
sempre prove eccellenti. Ping, Pong e Pang erano i formidabili Vincenzo Taormina, Paolo Antognetti e Saverio Fiore.
Rafael Siwek è stato un Timur dalla voce proiettata senza sforzo nel grande spazio areniano e dal timbro di grande bellezza. Ha colpito anche il pubblico con un’espressività sincera ripagata da calorosi applausi al termine.
Caso unico quello di Dario Di Vietri scritturato per il ruolo del principe di Persia (ricoperto in questa recita dal veterano dell’arena Carlo Bosi) e assurto al ruolo di Calaf dopo l’infortunio del previsto Carlo Ventre. Il giovane tenore ha dimostrato di avere nervi saldissimi ed è uscito dalla ardua prova a testa alta. Certo forse vocalmente non è ancora perfetto ma ha sfoggiato timbro di grande bellezza e soprattutto un grande squillo in acuto. L’aria più attesa (“Nessun dorma”) è stata cesellata benissimo e ha convinto pienamente il pubblico che ha dedicato al tenore un lunghissimo applauso e numerose richieste di bis, non concesso da Oren probabilmente per non affaticare il giovane tenore.
Martina Serafin è una grande e prestigiosa protagonista. Dalla sua ha un temperamento e una presenza scenica veramente regale. Vocalmente si disimpegna eccellentemente in una parte che impaurisce tutti i soprani e che sicuramente è un traguardo. L’artista viennese mostra voce di bellezza bronzea che brilla nei perigliosi acuti e ci offre un fraseggio ben sfaccettato soprattutto nel III atto dopo che nel II era parsa un po’ intimidita….ma in una parte di questo spessore si può capire.

Francesco Lodola (IeriOggiDomaniOpera)
04/08/2014