Il 4 settembre è andata in scena l’ultima rappresentazione de “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini all’Arena di Verona con un cast del tutto rinnovato rispetto alla prima. Lo spettacolo di Hugo De Ana è geniale, poichè riesce a rendere areniana un’opera che non è totalmente adatta a questi spazi. Lo spettacolo (da noi già descritto qui) è scoppiettante e teatralmente incessante.
Rinnoviamo il giudizio positivo sulla prova direttoriale di Giacomo Sagripanti, la cui lettura delicata e attenta al palcoscenico è assolutamente notevole. I tempi sono ben calibrati e le dinamiche non sono mai troppo eccessive e roboanti. L’orchestra e il coro offrono una prova brillante e rimarchevole.
Nicolò Ceriani (Fiorello/Ambrogio) e Victor Garcia Sierra (Un ufficiale) si comportano benissimo nei rispettivi ruoli.
Alice Marini non trova probabilmente in Berta un ruolo che possa mettere in luce le sue capacità. La sua prova è tuttavia abbastanza convincente, soprattutto dal punto di vista teatrale.
Marco Vinco è uno specialista del ruolo di Don Basilio e ancora una volta, come nel recente allestimento al Teatro Filarmonico, ci ha colpiti con la sua voce sonora e dal timbro scurissimo (ma non cavernoso). Il personaggio creato dal basso veronese poi, è irresistibile per la sua verve comica e per il suo atteggiamento stralunato.
Omar Montanari è insieme a Bruno De Simone il Dottor Bartolo di riferimento di oggi. Non ci pare esagerato definire la creazione di Montanari come unica. In questa interpretazione, nulla è routine, tutto è elegantemente calibrato e non vi è nessuna esagerazione sulla parte buffonesca del ruolo. Il Bartolo di Montanari è un personaggio orgoglioso, cinico e inconsapevole della sua comicità. Vocalmente si evidenzia la perfetta adesione allo stile rossiniano e l’attenzione ai recitativi, snocciolati ad arte e quindi comprensibili appieno anche in uno spazio particolare come questo.
Juan José De Leon (Il Conte Almaviva) ha offerto una prova migliore rispetto a quella della sera del debutto. Riconfermiamo che la vocalità di questo giovane tenore, è preziosa, le agilità sono precise e ben sgranate. Omette saggiamente il finale “Cessa di più resistere”. Il suo ritratto del personaggio è delicato ed elegante, come si conviene ad un conte.
Hulkar Sabirova (Rosina) al suo debutto all’Arena di Verona ci ha assolutamente folgorati. Una voce di volume importantissimo, sovracuti cristallini, agilità nitidissime e dipanate con assoluta sicurezza. “Una voce poco fa” è stata strepitosa per la verve e le pirotecniche variazioni, tanto che il pubblico l’ha interrotta a metà per concedere all’interprete un lungo applauso (un enorme sbaglio ma che dimostra l’entusiasmo del pubblico). Ma non vorremmo scegliere un momento di un’interpretazione che è stata dall’inizio alla fine assolutamente straordinaria. Il personaggio era anche scenicamente perfetto, femminile, divertente e divertito. Insomma alla fine, eravamo tutti innamorati di Rosina.
Mario Cassi (Figaro) è una voce perfetta per l’arena. Il timbro è bellissimo e la vocalità voluminosa. L’interprete è carismatico senza essere volgare, perfettamente in linea con lo stile rossiniano e sicuro dalla prima nota all’ultima. Scenicamente è entusiasta, irriverente e cattura l’attenzione in ogni momento in cui è presente. Un Figaro assolutamente da ricordare e una voce che vorremo presto risentire qui, all’Arena, magari anche in un ruolo serio.
Grandi fuochi d’artificio finali (mancati il 20 agosto a causa del vento) e grande successo per tutti con punte di entusiasmo per Omar Montanri, Hulkar Sabirova e Mario Cassi.
Francesco Lodola
Foto ENNEVI