È con l’Aida di Verdi che il Teatro Regio di Torino ha scelto di inaugurare la stagione lirica 2015/2016, in occasione della riapertura del Museo Egizio.
Inizio a parlare della serata lodando l’eccellente orchestra torinese diretta dall’esperta bacchetta di Gianandrea Noseda, al quale è stata attribuita una meritatissima ovazione. Rubo le parole del maestro al riguardo dell’opera in una sua breve intervista:”Aida è un’opera stranamente considerata monumentale, grazie alla marcia trionfale, ma i gioielli di Aida vanno ricercati nei rapporti tra i personaggi… c’è una sorta di intimità in Aida e proprio la grandiosità della marcia trionfale mette ancora più in luce l’aspetto intimista.”
Anche la performance del coro, diretta dal maestro Claudio Fenoglio, ha denotato un’alta qualità che gli continua a confermare il posto tra i migliori d’Italia.
La regia firmata dall’americano, premio Oscar, William Friedkin, celebre per film come “L’esorcista” o “Il braccio violento della legge” è parsa voler denotare il senso più intrinseco, di cui sopra, dell’opera.
Passando ora al cast vocale l’Aida interpretata dal soprano americano Kristin Lewis è stata nel complesso buona, ma, la dizione era spesso poco comprensibile e la voce, dal timbro debole, ma gradevole è stata insicura nella scalata al do acuto dell’aria “O patria mia”.
Si può senza dubbio affermare che il mezzosoprano georgiano Anita Rachvelishvili (Amneris) è stata (in tutti i sensi) la “Regina” della serata: dotata di una dizione pressoché perfetta, un timbro potente e caldo, ha saputo rendere al meglio il ritratto del personaggio interpretato, in particolare nella scena del giudizio, nella quale ha espresso al meglio il senso di disperazione nell’impossibilita di salvare l’amato.Deludente invece la performance del tenore Marco Berti: la sua voce squillante è risultata piatta, priva di dinamiche e sfumature, buato e fischiato alla fine dell’opera (dissenso che è comunque parso a molti tra il pubblico, me compreso, eccessivo).
Molto apprezzabile il Ramfis interpretato da Giacomo Prestia, mentre l’Amonasro di Mark S. Doss risulta sprovvisto di un corretto fraseggio.Completano il cast i validi In-Sung Sim (il re), Dario Prola (un messaggero) e Kate Fruchterman (una sacerdotessa).
Stefano Gazzera