Si apre con l’opera-capolavoro di Henry Purcell “Dido and Æneas”, in prima esecuzione al teatro Regio di Torino, il progetto “opera barocca” ideato dal direttore artistico dell’istituzione torinese Gastón Fournier-Facio.
Una produzione in collaborazione con l’Opéra de Rouen Haute-Normandie che non sarà dimenticata tanto facilmente, grazie sì a delle belle voci, ma ancor più ad una perfetta resa scenica sulla quale sembra appunto incentrata questa edizione.
Ha piacevolmente stupito vedere una sala se non da tutto esaurito, comunque gremita di persone e soprattutto di molti giovani, a dimostrare l’ampio interesse verso la musica antica.
Inizio quindi con regia, scenografia, costumi e coreografia firmati da Cécile Roussat e Julien Lubek, che, insieme alle delicate luci di Marc Gingold, sono riusciti a creare magnificamente un clima fiabesco, coccolato dalle onde dell’ambiente marino in cui è stato deciso di collocare l’opera.
I costumi della regina di Cartagine appaiono accortamente quasi maschili e solo con l’arrivo di Enea diventano più femminili, a sottolineare la riscoperta di se stessa come donna e sovrana.
Di grande resa sono state la I scena del II atto, ambientata in una grotta sottomarina, dove le streghe fluttuavano in aria come se nuotassero nel mare e la maga era un mostro a metà tra un umano e una piovra gigante, ed il finale dell’opera dove Didone, immersa nel buio della notte, veniva sommersa dal mare, rappresentato dal suo stesso abito che si allargava per tutta la lunghezza del palcoscenico.
Non condivido, seppur sia un dettaglio non molto rilevante, il fatto che lo spirito nelle vesti di Mercurio, inviato dalla Maga per convincere Enea a partire verso l’Italia abbandonando l’amata, se ne sia andato di scena a dorso della bestia da poco uccisa dal principe troiano.
Da sottolineare le bellissime e fondamentali coreografie magistralmente eseguite dalle ballerine Sayaka Kasuya e Sarasa Matsumoto e dagli acrobati Edwin Condette, Tarzana Foures, Anne-Claire Gonnard, Elodie Guezou, Antoine Helou e Ahmed Said.
Passo ora ad analizzare le varie performance musicali iniziando dall’efficace resa dell’orchestra torinese, diretta dall’assai esperto di musica antica Federico Maria Sardelli: certo, quello del Regio è un’orchestra moderna, ma sono riusciti molto bene a dare il corretto senso di rigore alla partitura.
Sempre eccellente la performance del coro, disposto nel golfo mistico e diretto dal Maestro Claudio Fenoglio, che ha dimostrato ancora una volta grande duttilità al cambio di repertorio.
Il cast vocale ha offerto una prestazione nel complesso positiva, ma non particolarmente entusiasmante.
Roberta Invernizzi, a perfetto agio col repertorio, interpreta Didone con un carattere molto nobile e sicuro, in sintonia col volere del Maestro Sardelli. Consentitemi una valutazione puramente personale affermando che avrei preferito una Didone dal timbro più caldo e morbido, rispetto a quello “pungente” della Invernizzi.
Benedict Nelson interpreta un Enea di importante presenza scenica, con una voce potente e controllata, anche se non sempre precisa.
Roberta Mameli interpreta magistralmente il ruolo di Belinda, con una voce limpida, luminosa e precisa nelle agilità.
Carlo Allemano interpreta sia la maga che un marinaio, risultando se non eccellente sul piano vocale perfetto nella recitazione.
Lo spirito è invece interpretato, con una resa completa, da Carlo Vistoli, controtenore con una bella voce pulita e luminosa.
Completano il cast in modo efficace la seconda donna di Kate Fruchterman, la prima strega di Sofia Koberidze e la seconda strega di Loriana Castellano.
Punto comune a tutto il cast vocale è stato una grande abilità recitativa e interpretativa.
Stefano Gazzera