Aida all’Arena di Verona è il classico dei classici, ma non per questo è un’opera facile da mettere in scena. La chiave trionfalista deve alternarsi all’intimismo che peraltro all’interno della drammaturgia generale prevale sulle scene d’assieme. In questi anni abbiamo visto allestimenti di tutti i tipi, da quello bruttino di Giampiero Solari del 2007 a quello eccessivo di Zeffirelli, fino ad arrivare al discutibile spettacolo de La Fura dels Baus. L’unica Aida che convince sempre è quella storica del 1913, nella ripresa di Gianfranco de Bosio, il quale a 92 anni cura personalmente lo spettacolo in occasione di tutte le riprese, non risparmiandosi mai. E in ogni occasione perfeziona alcuni dettagli e ne aggiunge altri. Dopo la recita ho avuto il piacere e l’onore di poter scambiare con lui qualche parola e mi diceva come ancora oggi questa Aida emozioni anche lui, per questo fascino antico ma così magico. Sempre efficaci le coreografie di Susanna Egri che si avvalevano delle prestazioni di Alessia Gelmetti, Teresa Strisciulli, Amaya Ugarteche, Evghenij Kurtsev e Antonio Russo. Dobbiamo lodare anche le maestranze dell’Arena che con il loro prezioso e insostituibile lavoro, hanno fatto in modo che lo spettacolo andasse in scena, nonostante la tromba d’aria e la grandine che ha colpito Verona nel pomeriggio e che ha danneggiato parte della scenografia del I atto. Tutto invece è filato liscio nonostante un lieve ritardo.
Dal punto di vista musicale è stata un’ottima esecuzione.
Sul podio Julian Kovatchev si è reso protagonista di una direzione scorrevole, elegante e dalla teatralità serrata. Quello che ci ha convinto meno è stato il ricorso a sonorità quasi sempre troppo ampollose e troppo piene.
Nel ruolo della sacerdotessa abbiamo ritrovato l’ottima Alice Marini e nel ruolo del messaggero il veterano Antonello Ceron. Bravissimi nel ruolo di Ramfis e del Re Rafal Siwek e Carlo Cigni.
Ambrogio Maestri è stato protagonista di un vero tour de force. La sera prima era Don Pasquale alla Wiener Staastsoper e il giorno dopo è volato in Arena per essere Amonasro in Aida. Eppure, nonostante la coraggiosa impresa, questa è stata una delle sue migliori interpretazioni nel ruolo del re etiope. Quella di Maestri è una voce oceanica che domina tutte le zone e poi sa creare un personaggio autorevole per imponenza fisica ma anche del gesto. Possiede poi il segreto del canto verdiano che è l’accento, così che frasi come “pensa che un popolo vinto, straziato” suscitano quel brivido che Verdi intendeva.
Ildiko Komlosi è una Amneris di cui ci si può facilmente innamorare. Non è né una principessa algida né una ragazzina capricciosa. È una donna matura, che fin dall’inizio sa di non essere ricambiata da Radames e quindi vive una sua nevrosi che si trasforma in autodistruzione. È questa Amneris: una perdente. La Komlosi poi ce la disegna con una voce dalle mille screziature, con fiati infiniti. Emozionanti alcune frasi come “Ah vieni amor mio… ” attaccato forte e poi smorzato con dolcezza. La grande scena del IV atto è poi una vera lezione di teatro in musica. Un’interpretazione matura e emozionante.
Yusif Eyvazov è stato uno dei migliori Radames che mi sia capitato di sentire in questi anni. La voce è timbricamente particolare ma di pasta veramente accattivante con un centro brunito e acuti brillantissimi. L’interprete è straordinario per la ricchezza di accenti, dal “Celeste Aida” dove compie la prodigiosa smorzatura prevista da Verdi e il recitativo della fatal pietra veramente commovente.
Infine c’è Hui He che ritorna al suo personaggio più frequentato. La cantante è erede delle grandi Aida come Leontyne Price e Maria Chiara, la quale divenne beniamina dell’Arena proprio con questo personaggio. Vocalità suggestiva, di grande volume e con una tecnica miracolosa nelle raffinatezze. Per il lato interpretativo si può parlare di metodo stanislavskij….perché Il soprano cinese è Aida dalla testa ai piedi in qualunque momento.
Alla fine un grande trionfo da un’Arena esaurita, che fa ben sperare per il rilancio della lirica a Verona.
Francesco Lodola
Foto Ennevi