
Il 25 giugno 2016 è andata in scena all’Arena di Verona la prima di “Aida” nell’allestimento del 1913 con un protagonista dalle qualità sorprendenti, Yusif Eyvazov. Avevo già avuto il piacere di incontrarlo in occasione delle sue recite di “Cavalleria Rusticana” al Teatro Filarmonico e finalmente dopo una stagione ricca di successi e di eventi importanti (tra cui il matrimonio con un’altra stella della lirica, Anna Netrebko), ho avuto l’onore di poterlo intervistare nuovamente, in vista degli importanti appuntamenti che lo vedranno protagonista nelle prossime stagioni….
Nell’altra intervista (che potete leggere qui), avevamo parlato di Turiddu e un po’ della vocalità verista. Invece adesso è inevitabile parlare di Verdi….cosa ne pensi della cosiddetta voce verdiana: è un mito o esiste?
Per quanto mi riguarda sento che la mia vocalità è più vicina al repertorio verista che non a Verdi. Quando ho affrontaho affrontato a febbraio per la prima volta il ruolo di Manrico de “Il Trovatore” all’Opera Bastille, ho fatto più fatica ad addomesticare la voce rispetto a quando ho studiato i ruoli di Turiddu in “Cavalleria Rusticana” e di Des Grieux in “Manon Lescaut”, ma anche di Radames in “Aida”. Con Trovatore in particolare ho trovato degli ostacoli, non per quanto riguarda il registro acuto, perchè ho fatto la pira in tono e due volte, ma per la tessitura che non è così semplice. Credo che Verdi sia uno dei compositori più difficili in assoluto, perchè è un autore che scrive molte indicazioni all’esecutore, il quale ha il dovere di rispettarle. Non so se esistono delle vere voci verdiane. Io cerco di cantarlo rispettando tutto quello che lui richiede, perchè è musica in cui non devi forzare e che ti aiuta a tenere la posizione alta.

Verdi non fa mai male, ma credo di essere portato per il momento verso il verismo, anche se “I Pagliacci” l’ho eliminata dal mio repertorio, perchè dopo averla fatta a Los Angeles ho capito che mi portava ad allargare e forzare la voce. Anche “Cavalleria Rusticana” non è un’opera che accetto di cantare volentieri. “Manon Lescaut” è l’opera a cui sono più legato e non vedo l’ora di riaprire lo spartito e vedere l’evoluzione della mia visione di questo personaggio.
Radames è uno dei personaggi che hai frequentato di più nella tua carriera…qual è la tua visione di questo ruolo?
Radames è un personaggio impulsivo. Nel III atto è interessante vedere come lui si sente disonorato dall’aver tradito la patria, ma non si è fatto alcun problema sul fuggire con Aida. Credo sia un personaggio che ha una sua vanità personale, che emerge all’inizio nel recitativo (“Se quel guerriero io fossi..”). Lui sta sognando la gloria e dà per scontato l’amore per Aida. La parte più bella di Radames è che lui nonostante sia un guerriero, sceglie l’amore di Aida che lo porta a morire.
Con Aida hai fatto il tuo debutto all’Arena (qui potete leggere la recensione)…qual è stata l’emozione di cantare su quel palco dove hanno cantato tutti i più grandi tenori da Gigli a Domingo? e quali invece sono le difficoltà di cantare all’aperto?

Credo di non aver mai provato una emozione così grande in vita mia…quando esci sul palcoscenico e ancora non è buio, vedi quattordicimila persone che ti guardano e ti ascoltano. La cosa più magica è che nel corso dell’opera, quando il cielo diventa buio, ti senti trasportato in un’altra dimensione come se il palcoscenico fosse la realtà. Questo mi ha sconvolto ed emozionato. E’ un luogo che dà all’opera una marcia in più, crea un’atmosfera di realtà. La difficoltà è stata la durata perché ci sono molti cambi di scena. E’ un posto dove desidero tornare presto a cantare, per questa bellezza unica.
Lo spettacolo di Verona è del 1913, mentre nei prossimi giorni sarai Radames a Parigi in una produzione moderna e particolare….come cambierà il tuo approccio al personaggio? Quando mi trovo in produzioni innovative mi chiedo cosa c’è dietro il pensiero del regista e se c’è un ben preciso e condivisibile significato, tutto funziona. Quando il testo, la musica e la regia dice un’altra cosa è completamente illogico. Negli spettacoli classici c’è comunque quella magia che non sempre si trova nella produzione moderna. A Parigi con mio grande piacere avrò grandi colleghi al mio fianco come Sondra Radvanovsky, Daniela Barcellona, Vitaly Billy e sul podio della fantastica orchestra della Bastille, Daniel Oren, un grande direttore con il quale lavorerò per la prima volta.

Manrico è l’altro ruolo che hai approcciato quest’anno, prima a Parigi e tra qualche settimana lo ricanterai a Berlino dove sarai diretto per la prima volta da Daniel Barenboim…come ti stai preparando per questo appuntamento e qual è il privilegio di poter avere una grande bacchetta in un titolo di repertorio?
“Il Trovatore” è un’opera straordinaria. Ho già fatto qualche prova musicale con il maestro Barenboim e trovo che abbia una straordinaria sensibilità verso questa musica. Non cerca solo di mettere in luce le sue straordinarie capacità di direttore, ma fa di tutto per rendere la situazione il più confortevole possibile per il cantante, facendo emergere le potenzialità di ognuno. Si fa musica insieme e questa è una dote che può possedere solo un grande direttore come lui. Sono molto felice di poter cantare con lui. In questa produzione sono onoratissimo di cantare accanto a Dolora Zajick, un grande mezzosoprano di lunghissima carriera, che durante le prove ho ammirato per l’impegno che ci mette nel realizzare le indicazioni della regia che non è così facile da seguire. Mi ricordo la prima volta che l’ho vista in video, in un Trovatore dal Metropolitan, con Eva Marton e Luciano Pavarotti e l’altro giorno mentre provavamo il duetto del II atto mi ha messo la testa sulle mie spalle, come faceva in quel video con Luciano. Quando vent’anni fa guardavo quel video, non avrei mai pensato di poter cantare accanto a lei nel Trovatore. Ho grandi aspettative, soprattutto dal punto di vista musicale e credo porterò grandi ricordi nella mia vita di questa produzione. Accanto a me ci saranno anche Simone Piazzola, baritono favoloso e Anna Netrebko. Lo spettacolo dal punto di vista registico è particolare e quindi si discute educatamente con il regista di alcuni aspetti che non si condividono o che lasciano perplessi. C’è un bel dialogo e quindi credo faremo un buon lavoro.

Ad agosto farai il tuo debutto a Salisburgo con un titolo che ti è sicuramente molto caro, “Manon Lescaut”, l’opera che ti ha fatto incontrare tua moglie, Anna Netrebko…..quali sono le emozioni di tornare a cantare quest’opera insieme a lei dopo due anni?
Per me quest’opera ha un’importanza enorme perché mi ha portato a conoscere Anna, la persona più importante della mia vita e la persona più bella che io abbia conosciuto in vita mia dal punto di vista umano. Abbiamo creato una famiglia con uno splendido bambino. Se mi propongono “Manon Lescaut” senza Anna io non accetterò, perché per me quell’opera e quella musica sono lei e il nostro primo incontro. Io porterò questo momento che ha cambiato la mia vita per sempre nel mio cuore. Salisburgo sarà un momento importante per me, anche perché “Manon Lescaut” è un’opera per il tenore molto difficile. La produzione sarà in forma di concerto e ciò mi permetterà di concentrarmi molto sul canto.
Recentemente insieme ad Anna avete portato in concerto anche le canzoni del compositore Igor Krutoy, pensi possa nascerne un progetto discografico?
Ne è nato già un progetto discografico di un cd doppio con una ventina di canzoni di questo compositore molto famoso in Russia, che ha scritto musica leggera e cross-over, tra cui un bellissimo album per Dmitri Hvorostovsky. Noi abbiamo voluto cantare questa musica per fare qualcosa di diverso che possa piacere al pubblico. L’abbiamo fatto a Los Angeles e in Giappone e abbiamo ricevuto una grande accoglienza. Il cd lo presenteremo a Mosca il 3 e il 4 giugno del 2017. Anche la Deutsche Grammophone è interessata al progetto.

Questa è stata anche la stagione del tuo debutto al Metropolitan in una produzione storica come quella di Zeffirelli, quali sono state le tue sensazioni?
Sin dal primo giorno in cui ho messo piede in quel teatro ho desiderato ritornarci al più presto e ho già ricevuto delle proposte per farlo. Si dice che sia molto facile cantarci una volta ma è difficile essere riconfermati. Ho sostituito Fabio Sartori, senza aver provato neanche con l’orchestra, poiché ero impegnato quasi contemporaneamente con “I Pagliacci” a Los Angeles. Fortunatamente sul podio c’era Paolo Carignani, che oltre ad essere un grande amico e un bravissimo direttore. E’ stato un grande successo, soprattutto dopo il “Nessun dorma”. Ho realizzato solo dopo, che questa avventura è finita, il grande rischio che ho affrontato. Quella serata è stato anche il mio debutto nel ruolo di Calaf in “Turandot”, accanto a colleghi importanti come James Morris (Timur), la fantastica Turandot di Lise Lindstrom (con la quale l’ho ricantata a Vienna due mesi fa), Hibla Gerzmava (grande amica e meravigliosa Liù). La produzione di Zeffirelli è un grande capolavoro, uno spettacolo straordinario che vale già il biglietto e il viaggio.

Quali sono i ruoli in cui debutterai nei prossimi anni?
Nei prossimi due anni ci saranno alcuni debutti come Maduff in “Macbeth” a Monaco, “Andrea Chénier” a Praga nel gennaio 2017, “La Forza del destino”, “I lombardi alla prima crociata”, “Adriana Lecouvreur”, Luigi ne “Il Tabarro”, Riccardo in “Un ballo in maschera”. Sono contentissimo di debuttare quest’ultimo ruolo e anche Andrea Chenier che sta benissimo alla mia voce e poi è un ruolo veramente importante.
Prossimi impegni…..
Ad ottobre partiremo con una nuova produzione di “Manon Lescaut” al Bolshoi di Mosca, poi “Macbeth” a Monaco. Poi ci sarà nell’estate 2017 “Aida” a Salisburgo con la direzione del maestro Muti. In mezzo ci saranno i debutti di Andrea Chenier, Forza del destino e Adriana Lecouvreur. Poi partiremo con una grande tournèe in Australia, con anche tre concerti a Shangai, Pechino e Singapore. Ci sono tanti progetti molto belli.
In bocca al lupo a Yusif Eyvazov e grazie per la disponibilità!
Francesco Lodola