Quello del 2016 all’Arena di Verona è stato un Festival tormentato da mille incertezze, mille dubbi e mille difficoltà. Tuttavia grazie alla professionalità e all’amore che i lavoratori della fondazione Arena hanno per il proprio mestiere ogni sera si è ripetuta la magia che ormai da 103 anni si ripete in questo luogo. La recita in questione inoltre è stata l’ultima che ha visto protagonista il corpo di ballo titolare dell’Arena, che è stato salutato da una lunghissima e trionfale ovazione dopo i ballabili del trionfo. Non vorremmo ripetere sempre la stessa cosa, ma non capiamo come si possa buttare al macero una tale ricchezza come un corpo di ballo stabile. O meglio capiamo solo una cosa: cioè che al governo nazionale e locale non sta a cuore la cultura. La cultura è vero, è l’ultimo dei problemi di un paese economicamente instabile e segnato dalle ultima ferite inferte dal terremoto. Tuttavia la cultura se ben gestita, può produrre profitto e benessere sociale. Un paese che dá il minimo spazio alla cultura è un paese dalle piccole vedute e che non sa sfruttare appieno le proprie potenzialità.
Il pubblico che gremiva L’Arena il 28 agosto 2016 ha accolto con grande entusiasmo tutti i protagonisti, ma con particolare calore Andrea Battistoni, capace di rendere bene sia i momenti più intimi che quelli più grandiosi, cavando fuori dall’ottima orchestra un suono lussureggiante, ma mai in sovrapposizione al canto.
Nei ruoli di fianco la brava Elena Serra e l’ottimo messaggero di Paolo Antognetti. Come Ramfis e Il Re avevamo i sonori Sergey Artamonov e Gianluca Breda. Anastasia Boldyreva non possiede ancora l’autorevolezza scenica e vocale per un ruolo come Amneris. La cantante è elegante e fraseggia con intelligenza, ma difetta probabilmente di esperienza.
Walter Fraccaro è sicuramente più a suo agio come Radames, che non come Calaf, nonostante permangano alcune forzature, soprattutto in acuto.
I migliori della serata risultano Sebastian Catana (Amonasro) e Maria Jose Siri (Aida). Catana possiede voce baritonale di bellissimo colore bronzeo, capace di canto generoso e vincente nella gamma acuta. Il personaggio è altero, incapace di essere affettuoso verso sua figlia, ma sempre piuttosto autoritario. Avevamo già avuto il piacere di ascoltare l’Aida di Maria Jose Siri, ma l’abbiamo trovata cresciuta dal punto di vista interpretativo, impegnata a ritrarre una protagonista più carnale e anche teatralmente più pugnace, emergendo in una produzione così statica per l’impegno scenico profuso. La vocalità rimane di colore particolare e non ha sempre la purezza e la bellezza di suono di altre cantanti, ma il fraseggio è ben scaltrito ed è bravissima a differenziare i passi lirici dalle accensioni drammatiche. Entrambi possiedono la migliore dizione della compagnia. Come si è detto grandissimo per tutti.
Francesco Lodola
Foto Ennevi