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©Patrick Pfeiffer

Federico Longhi ha come suo vangelo “la parola scenica”, il canto che trova lo slancio sull’accentazione e sul significato di ogni parola. Recentemente è stato Ping in “Turandot” all’Arena di Verona, con un grande successo di pubblico e critica, e ancor prima ha debuttato trionfalmente, il ruolo iconico di Rigoletto al Teatro Filarmonico (qui la recensione). In quell’occasione avevamo avuto l’occasione di poterlo intervistare e sentire le sue impressioni sul ruolo del gobbo verdiano. Questa volta ci ritroviamo a parlare di un altro grande ruolo verdiano, quello di Sir John Falstaff, che il baritono debutterà al Landestheater di Linz. 

Come ti sei preparato per il debutto di Falstaff?
Studiando molto, leggendo ed approfondendo lo spartito, la parola e il suo significato e dopo aver fatto questo l’ho messo in voce, lavorato e maturato.

Falstaff è stato uno dei ruoli simboli del tuo maestro Valdengo, che l’ha cantato con Toscanini. C’è qualcosa su Falstaff che lui ti diceva, e che oggi ti è servita durante lo studio del personaggio?
Mi ha detto tutto o quasi, credo. Mi ha infuso sottigliezze, trasmesso le ricerche che lui fece con Toscanini, sia a livello musicale che vocale. Ho tutto segnato sul mio spartito che porto con me dal 1992, e sul quale ho studiato e continuo a lavorare: una gran bella eredità.

Hai avuto l’opportunità di cantare Falstaff con il maestro Muti, nel ruolo di Ford, quanto ti è servita quell’esperienza per la costruzione del tuo Sir John?
Poter studiare e cantare da lui diretti è un esperienza unica e preziosa: ho appuntato tutti i suoi insegnamenti , pensato e ripensato. E’ stato un mese di grande studio, fatto di musica, parola ed espressione. Teatro in musica allo stato puro. Sono grato per tutto ciò.

Falstaff viene considerata come l’ultima opera buffa, anche se la cifra buffa è un contorno…..come si riesce a trovare interpretativamente l’equilibrio tra la comicità e il dramma psicologico che Falstaff vive?
Tutto avviene a fasi ben nette e a poco a poco, in un crescendo di accadimenti, di momenti di goliardia da osteria, momenti di ricerca nel sedurre, voglia di essere amato e considerato da ben due donne:  e che donne! E’ illuso, burlato… sino ad essere gettato via, deriso da tutti..ma alla fine “l’arguzia mia crea l’arguzia negli altri” : quindi tanto fesso non è… Sono tutte fasi che si passano e si vivono in maniera naturale in questa storia, così narrata e ben musicata dal genio di Verdi.

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©Patrick Pfeiffer

Lo spettacolo di Linz (pur lasciando la sorpresa) ha un finale tragico…..come ti sei trovato in questa lettura sicuramente diversa dal consueto?
Benissimo, uno spettacolo condotto e diretto dal regista Guy Montavon, uomo e maestro di grande preparazione scenica e musicale. Abbiamo fatto un lavoro “di fino” sul personaggio sino ad arrivare alla fine, appunto tragica: da brividi.  Tutto assimilato, maturato ed espresso con grande naturalezza!!!

Falstaff e Rigoletto, sono i tuoi ultimi debutti verdiani. Rigoletto è un uomo che deve divertire per mestiere, Falstaff che diverte involontariamente e ride di sé stesso amaramente, quali sono le caratteristiche che ti affascinano di questi personaggi?

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©Foto Ennevi

Rigoletto, la profonda sensibilità di un uomo nascosta dietro la maschera del buffone, (“forzarmi deggio, e farlo!”), mentre in Falstaff la grande fierezza con la quale affronta la vita con tutti i suoi accadimenti!


Falstaff è indubbiamente una grande tappa per un baritono, quali sono i ruoli verdiani e non, che vorresti affrontare nel futuro?

Sì, una bella tappa, assieme a Rigoletto. Sono molto completi sia vocalmente che scenicamente. In futuro, forse Renato in “Un Ballo in Maschera”, il Conte di Luna ne “Il Trovatore”,  un bel Macbeth: chissà. Mi piacerebbe anche riprendere Figaro de “Il Barbiere di Siviglia”,  il mio debutto nell’ ormai lontano 1995.

Recentemente è venuta a mancare la grande Daniela Dessì, una collega con cui hai avuto il piacere di lavorare anche recentemente ne “La Bohème” di Torre del Lago, qual è il tuo ricordo artistico e umano di questa grande cantante?
Una donna unica e speciale…ringrazio sempre di aver avuto la fortuna di conoscerla in palcoscenico, nella Tosca a Lecce nel 2002 e da lì di aver potuto fare molte altre produzioni assieme…. ma la fortuna più grande è stata conoscerla nel suo privato, speciale sensibile Amica. Inoltre mi fa piacere ricordare quando a marzo Daniela e Fabio sono venuti a Verona per assistere al mio debutto come Rigoletto: un gesto di grande amicizia verso di me e anche verso Mihaela Marcu (interprete di Gilda e sua allieva).

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©Patrick Pfeiffer

La cosa bella fu che nei camerini, mentre chiacchieravamo sul ruolo di Rigoletto, Fabio e Daniela mi dissero di pensare a Falstaff, un ruolo in  cui mi vedevano bene. Io non avevo ancora firmato il contratto per questa produzione di Linz.  Fino a giugno ci siamo scritti per parlare e confrontarci sul ruolo. Quindi in questo debutto penserò anche a lei e a Fabio, a cui mando un grande abbraccio.

Prossimi impegni…
Dopo questo debutto, ritornerò nella mia amata verona con “Turandot” al Teatro Filarmonico. L’anno nuovo si aprira con “L’Elisir d’amore” a Genova, poi nuovamente “Rigoletto”, e sono felice di riprendere questo stupendo ruolo dopo il debutto a Verona lo scorso marzo, e debuttare in Francia, a Nizza. Un altro importante debutto sarà Amonasro in  “Aida”  a fine 2017.

In bocca al lupo a Federico Longhi e Grazie!

Francesco Lodola

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