In una situazione complicata come quella teatrale di Verona, dove la Fondazione Arena vive un momento di grande difficoltà, l’associazione VeronaLirica rimane, come definita dallo stesso presidente Giuseppe Tuppini, un fortino in cui continuare a godere della musica e dell’arte lirica italiana, prima merce d’esportazione all’estero, ma che in patria non gode evidentemente di abbastanza affetto da parte della gente.
Il concerto del 16 ottobre al Teatro Filarmonico apriva la sesta stagione concertistica con grande partecipazione e successo di pubblico. A presentare la serata lo stesso presidente, in sostituzione di Davide Da Como, conduttore ufficiale, impossibilitato a partecipare.
La più grande dote per un pianista accompagnatore è quella di possedere nelle proprie mani un intera orchestra. E Patrizia Quarta la possiede, ed è sempre un piacere sentirla suonare e respirare con i cantanti, da vera artista di teatro.
Per l’occasione avevamo la straordinaria partecipazione del giovane talento veneto Giovanni Andrea Zanon, che pur colto da un’indisposizione a metà del concerto, ci ha donato alcune perle come il primo e il secondo movimento della prima Sonata per violino BWV 1001 di Johann Sebastian Bach e la “Meditation” da “Thais” di Jules Massnet.
Buono il quartetto vocale con tre cantanti ben noti al pubblico veronese e il debutto italiano di un giovane baritono mongolo di grandi qualità. Mikheil Seshaberidze è un tenore di bella tempra e dotato di temperamento passionale, che si esalta ne “L’anima ho stanca” da “Adriana Lecouvreur” e in “No puede ser” dalla zarzuela “La tabernera del puerto”, oltre che nei duetti con baritono (“Invano Alvaro…Le minacce, i fieri accenti” da “La Forza del destino”), soprano (“Parigi, o cara” da “La Traviata”) e mezzosoprano (finale di Carmen).
Amartuvshin Enkhbat è una notevole scoperta, in possesso di una poderosa e timbricamente bella voce baritonale, che se saprà coltivare il canto e l’espressività all’italiana otterrà grandi soddisfazioni.
Carmen Topciu è un mezzosoprano di buon livello, con una voce timbricamente gradevole che gioca le sue carte migliori nella liricità delle pagine proposte, “Da, chas Nastal! Prostite Vy” da ” La Pulzella d’Orleans” di Pëtr Il’ič Čajkovskij e “Va! Laisse couler mes larmes” da “Werther” di Massnet.
Mihaela Marcu è quella che ha il rapporto più duraturo con il pubblico veronese, che ha avuto modo di apprezzarla come Giulietta ne “I Capuleti e i Montecchi” di Vincenzo Bellini, Hanna Glavari ne ” La vedova allegra” e Gilda in “Rigoletto”. Proprio questi due ultimi personaggi ritornavano nel pomeriggio di VeronaLirica, con una fascinosissima esecuzione del Vilja Lied (con bellissimi filati e chiaroscuri) e il finale II di Rigoletto, da “Tutte le feste al tempio” alla stretta della vendetta, coronata da un inebriante sovracuto. A ciò si aggiungeva la cavatina di Norina dal donizettiano “Don Pasquale” (Quel guardo il cavaliere….So anch’io la virtù magica”), altra perla esecutiva della Marcu, artista sempre interessante e scenicamente coinvolgente anche in concerto.
Alla fine grande successo per tutti.
Francesco Lodola