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©Mario Marchina

VeronaLirica raggiungeva con il concerto del 4 dicembre un momento di perfetto connubio tra l’alta qualità musicale e l’alto tasso di emozioni, con un pomeriggio in cui abbiamo versato più di qualche lacrima per la commozione. Il concerto aveva lo scopo benefico di raccogliere offerte per C.A.R.S. (Centro Accoglienza Recupero Sociale) e poi era l’occasione per poter ricordare Daniela Dessì, il soprano tanto amato, che ci ha prematuramente lasciati. Verona e la Dessì sono strette da un grande legame, coronato dalle tante recite in Arena del soprano (dal debutto nel 1988 con un Gala con José Carreras all’Aida del 2013).

La prima emozione è stata quella di rivedere sul “suo” palcoscenico l’orchestra dell’Arena di Verona, pronta a rimettersi in gioco e a donarci preziose soddisfazioni musicali, sia nell’imminente stagione invernale al Teatro Filarmonico (con Turandot che aprirà il 16 dicembre), che in quella futura all’Arena. Sotto la guida di Francesco Ommassini la compagine veronese ha offerto una prova di eccellente livello, in un repertorio che andava dal Wagner di “Tristan und Isolde” e del “Siegfried-Idyll”, fino all’intermezzo de “L’amico Fritz” di Mascagni. Ommassini si mostra ottimo anche nell’accompagnare i cantanti e nel dialogare musicalmente con loro.

Ottimo il quartetto musicale riunito.

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©Mario Marchina

Rossana Rinaldi è un mezzosoprano di grande generosità vocale, che emergeva in particolare in “O mio Fernando” dalla donizettiana “La Favorita”, oltre che in “Mon coeur s’ouvre à ta voix” da “Samson et Dalila” e nel duetto con Radames dal IV atto di “Aida”.

Giovanni Meoni ci aveva colpiti qualche stagione fa con un Amonasro in “Aida” dal fraseggio attento e curato (qui la recensione), e anche in questa occasione ha sfoggiato un livello interpretativo brillantissimo sia nel Credo di Jago da “Otello”, che nella impervia “Eri tu” da “Un ballo in maschera”.

Fabio Armiliato è un cantante che unisce un meraviglioso controllo tecnico, derivante dall’esperienza e una stupefacente espressività che trascende dal canto per diventare emozione.

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©Mario Marchina

E’ un Mario Cavaradossi al tempo stesso virile e delicatissimo nei dolci baci di “E lucevan le stelle”. Però con Canio ci ha veramente fatti sussultare sulla sedia, per la viscerale intensità della sua interpretazione.

Hui He è un’artista amata, soprattutto a Verona, dai suoi concittadini. Il soprano ci colpisce sempre per la dolcezza del suo timbro, per il suo canto morbidissimo che spazia dagli accenti drammatici a dolcezze paradisiache. Bellissima la sua “Ebben ne andrò lontana” da “La Wally” di Catalani e il duetto del IV atto de “Il Trovatore” con il baritono Meoni,  ma ancora di più “Vissi d’arte” da “Tosca”, sentita nel profondo, commossa e commuovente.

Successo calorosissimo da un teatro come sempre pienissimo.

Francesco Lodola

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