Dopo l’avvio della stagione lirica, il Teatro Filarmonico ha aperto le sue porte alla musica sinfonica, con il primo concerto della stagione 2016/2017, che vedeva la partecipazione dell’Orchestra della Fondazione Arena di Verona sotto la direzione del recente nominato direttore musicale, Xu Zhong e con l’apporto di Nikita Abrosimov al pianoforte.
Il repertorio in programma era interamente russo: da una parte Pëtr
Il’ič Čajkovskij e la sua estetica del bello malinconico e soggiogante nel Concerto n.1 per pianoforte e orchestra; e dall’altra Nikolaj Rimskij-Korsakov, esponente del Gruppo dei Cinque e dunque di una convinzione estetico-musicale che perseguiva la strada (aperta da Michail Glinka) della creazione di uno stile tipicamente russo, come emerge in “Sharazād”, op. 35.
Nikita Abrosimov interpreta il pianismo pensato da Čajkovskij per Rubinštejn (il quale lo rifiutò sdegnosamente, lasciando l’onore della prima esecuzione a Hans von Bülow), con una sensibilità lodevole ed un impeto da vero artista romantico. Gli avrebbe giovato un accompagnamento orchestrale più presente e deciso, non sempre garantito dalla direzione di Zhong, che manca talvolta di nerbo.
Si riscatta ampiamente nella pagina di Rimskij-Korsakov, dove finalmente porta l’orchestra veronese al livello che gli appartiene. Qui il Maestro cinese riesce bene ad evidenziare la lussureggiante orchestrazione della suite sinfonica che il compositore
russo costruisce attorno agli episodi della storia di Sharazād, sposa del sovrano persiano Shahrīyār, che per non essere uccisa la prima notte di nozze racconta una storia ogni sera, per “mille e una notte”. Escono ben disegnati in questa esecuzione tutti i preziosismi di questa musica e gli arabeschi forgiati da un Rimskij-Korsakov evidentemente vittima della fascinazione orientale, tipica di quegli anni. Una lode la meritano i protagonisti dei soli strumentali, Sara Airoldi e Günther Sanin.
Al termine caloroso successo.
Francesco Lodola
Foto Ennevi per gentile concessione Fondazione Arena di Verona