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Foto di Chiara Passudetti

Un appuntamento musicale raffinatissimo quello del 12 febbraio di VeronaLirica, nella consueta cornice del Teatro Filarmonico di Verona. Un quartetto vocale di ottime qualità, con accanto il pianismo di grande eccellenza di Patrizia Quarta e per l’occasione la Banda Comunale di San Martino Buon Albergo diretta da Massimo Longhi (prima tromba dell’Orchestra dell’Arena di Verona) erano i protagonisti di un pomeriggio di notevole caratura artistica.

Come sempre ottima la presentazione di Davide da Como, brillante nello sciorinare curiosità e anneddoti sui brani proposti. Patrizia Quarta come già detto accompagna i cantanti con la sua innata sapienza e con il suo amore verso la musica e la voce.

La Banda Comunale di San Martino Buon Albergo si proponeva in un programma interessantissimo, che andava dalla Marcia per il Sultano, dedicata da Gioachino Rossini al Sultano Abdul Medjid, alla Ouverture di “Cavalleria Leggera” di Franz von Suppé. L’ensemble ci ha stupito per la bellezza rotonda del suono, che non conosceva mai sbavature e che denotava l’abilità di Massimo Longhi nel guidare con attenzione e linearità. Solista d’eccezione Diego Gatti, primo trombone dell’Orchestra dell’Arena di Verona e con un passato all’insegna dei Berliner Philarmoniker.

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Foto di Mario Marchina

Alessandro Luongo (Baritono) e Matteo Falcier (Tenore) hanno sostituito gli indisposti Luca Salsi e Antonino Siragusa. Soprattutto il secondo è da ringraziare, poiché è stato prelevato il giorno precedente durante le prove de “I Capuleti e i Montecchi” al Teatro Filarmonico, nel quale interpreterà Tebaldo. Luongo metteva in luce tutta la sua abilità interpretativa e eleganza nel porgere in “Oh, de’ verd’anni miei” da “Ernani”,  ” Forse in quel cor sensibile” da “Roberto Devereux” e nel due duetti, con Irina Lungu (“E il dottor non si vede….pronta io son” da “Don Pasquale) e con Falcier (In un coupè……O Mimì, tu più non torni” da “La Bohéme”).

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Foto di Mario Marchina

Matteo Falcier si proponeva in due pagine verdiane, “La Donna è mobile” da “Rigoletto” e “Lunge da lei…De’ mie bollenti spiriti” da “La Traviata”, sfoggiando voce squillante e di timbro accattivante.

Cristina Melis (mezzosoprano) ha proposto le pagine più interessanti e di non facile ascolto, soprattutto in concerto. “O ma lyre immortelle” da “Sapho” di Charles Gounod, l’aria di Paulina da “La dama di picche” di Čajkovskij e “O Don fatale” da “Don Carlo” hanno siglato un prova che si segnala per un’espressività notevole e una vocalità morbida che sa sfumare e accentare con eleganza.

 

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Foto di Chiara Passudetti

Irina Lungu (in uno stato di salute non ottimale) riesce a brillare per la bellezza della voce, per la morbidezza della linea e per l’eleganza affascinante che utilizza per dipingere una Magda della pucciniana “La Rondine” (“Chi il bel sogno di Doretta”) dolce e malinconica e poi una Norina spigliata e divertente nel duetto con Malatesta. L’attendiamo con grande gioia per la sua Giulietta ne “I Capuleti e i Montecchi”.

Francesco Lodola

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