Verona e Shakespeare hanno un grande legame, anche se il “buon” William non ha mai messo piede nella città scaligera, l’ha semplicemente eternata con le sue parole, in quel tragico dramma che è Romeo e Giulietta. Forse se questa storia si svolgesse a Caltanissetta o a Udine avrebbe la stessa intensità, forse no. Noi propendiamo per il no, perché Verona è impregnata di quell’atmosfera di antico, velata da quella patina dorata, come una vecchia signora che vive di gloria eterna. Romeo e Giulietta è divenuto il marchio della città, che è stata in grado di creare un percorso di luoghi visitabili, in cui emergono la casa di Giulietta e la sua tomba (in realtà una assai meno nobile vasca/mangiatoia).
Il quinto appuntamento della stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona era dedicato interamente a Shakespeare, e all’ispirazione che il bardo ha suscitato in Pëtr Il’ič Čajkovskij e Giuseppe Verdi. Sul podio il talento veronese di Andrea Battistoni, che anche in questa occasione dimostrava di essere direttore capace di stimolare la compagine orchestrale ad offrire una prova di grande nitore e brillantezza.
La prima parte vedeva probabilmente le due più immaginifiche opere shakespeariane scendere in campo: La tempesta e Macbeth. L’Ouverture Fantasia Op. 18 da “La Tempesta” in cui il soffio melodico si esalta nell’orchestrazione preziosa, messa ben in evidenza da Battistoni. Con il Macbeth verdiano (preludio e ballabili) il direttore ritorna in uno dei titoli operistici che ha più frequentato, mettendone in evidenza l’oscurità e il vibrante demonismo.
Nella seconda parte l’Ouverture Op.67 da Amleto e l’Ouverture da Romeo e Giulietta brillano per lo struggimento dell’involo melodico, venato di quel patetismo malinconico, che è cifra distintiva di Čajkovskij. Brillano in questa parte soprattutto la sezione degli archi, in grado di cantare ardentemente.
Bellissimo successo per Battistoni e per l’Orchestra veronese.
Francesco Lodola
Verona, 4 marzo 2017
Foto Ennevi per Gentile concessione Fondazione Arena di Verona