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©Fiorenzo Niccoli

Rupert Christiansen dalle pagine del quotidiano britannico “The Telegraph” l’ha paragonata ad Anna Magnani. Per noi però è più la Sophia Loren della lirica: bellezza mediterranea, capace di essere brillante e glamour (come nella Alice Ford del “Falstaff” appena andato in scena al Teatro alla Scala), oppure una figura uscita da una tragedia classica o da un romanzo dell’Ottocento (è il caso di Norma e di Violetta Valery). Carmen Giannattasio è corteggiata sia da tutti i teatri del mondo, che dai più noti marchi della moda, per l’incredibile unione di carisma e talento innegabile d’attrice. Una vera diva, capace di diventare musa di uno stilista (Antonio Riva) e le cui qualità escono dal recinto dorato della lirica, per diventare simbolo dell’italianità nel mondo. Recentemente è stata insignita a Londra del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella della Repubblica Italiana. Intervistare Carmen è sempre una grande gioia (qui la nostra prima intervista), soprattutto in un’occasione come questa. Il soprano infatti sarà Violetta ne “La Traviata” al Metropolitan Opera House di New York, dal 22 marzo al 14 aprile 2017. Queste recite rappresenteranno il secondo incontro tra Carmen e il pubblico newyorkese, dopo il felice debutto con “Il Trovatore” nel 2012 e anche il suo addio al ruolo di Violetta.

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©Brescia-Amisano/Teatro alla Scala

Innanzitutto Carmen, sei reduce dalle bellissime recite di Falstaff alla Scala, nel ruolo di Alice che è ormai tuo appannaggio nelle ultime stagioni scaligere, come quello di Amelia in “Simone Boccanegra”……si direbbe che sei una voce verdiana, ma che cosa vuol dire per te voce verdiana e soprattutto esiste una voce verdiana?

Come sai non amo le classificazioni, per me esiste la voce. Un ruolo pensato per soprano può adattarsi alla vocalità di un mezzosoprano e viceversa, tutto dipende dalle proprie caratteristiche vocali, timbriche, tecniche e dal temperamento. Se penso ad una voce verdiana nella fattispecie penso a un suono polposo, ricco, ad un volume di tutto rispetto e a un range vocale esteso. Credo sia forse il compositore più difficile da interpretare ma quello che da anche più soddisfazioni.

167398_460249544010836_1220500020_nVioletta è però un personaggio lontano dagli altri, quello attorniato dalle più disparate mitologie. Quando è stato il tuo primo approccio a questo personaggio e qual è stato il percorso che hai seguito per la costruzione della tua interpretazione al momento del tuo debutto? Ci sono stati dei modelli?

Il mio incontro con Violetta e’ avvenuto all’età di 19 anni, praticamente quando ho iniziato a studiare canto. Mi esaltava troppo Sempre Libera degg’io, cantato dalla Callas, ovviamente. La ascoltavo e riascoltavo continuamente e per me ancora oggi resta l’esempio insuperabile di questo ruolo. credo Violetta sia mitologica proprio grazie alla Callas. Nessuna, e dico nessuna, ha quella potenza, spavalderia, e quasi arroganza esibizionistica di uno strumento soprannaturale. Oltre a ciò il pathos mediterraneo e il carisma da prima donna assoluta. Saranno passati anche 50 anni ma quella signora in questo ruolo rimane insuperabile! Ubi maior minor cessat. Ho cercato di trovare la mia strada, quella personale, senza imitare nessuno e immaginarla attraverso la mia sensibilità. La lettura della mia lettera, infatti, è molto intimistica e poco teatrale per esempio. E’ singulto e pianto.

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©Fiorenzo Niccoli

La produzione che ti vedrà protagonista al Met è ormai entrata nella storia per l’interpretazione di Anna Netrebko, nel 2003 a Salisburgo. Una produzione particolare e quasi psicoanalitica. Sarà (come mi pare di aver letto) anche la tua ultima Traviata. Cosa ti ha spinta a questa decisione?

Non ho mai visto questa produzione per intero se non spezzoni qui e la’.le mie traviate sono state classiche per lo più,  ma credo che anche ambientando l’opera nell’800 si possa trovare la lettura psicoanalitica, del resto i sentimenti sono sempre quelli, ieri e oggi…e probabilmente anche domani. Anch’io nella Traviata di Mcvicar spaccavo bicchieri e bottiglie, ma indossando la crinolina. Non sono mai stata una Traviata d’elezione a causa della tessitura del primo atto che mi prova moltissimo.. inoltre con l’avanzare dell’età certi ruoli vanno lasciati alle giovani che iniziano. Io ho dato..prendendomi i rischi che un ruolo come questo comporta. Ci vuole fegato.. penso di averne avuto. Ora è il tempo di navigare verso altri mari: Mefistofele, Tosca, Un ballo in maschera..

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©Victor Santiago

Nella Traviata di New York avrai al fianco Placido Domenica , nel ruolo di Giorgio Germont. Qual è la sensazione di cantare accanto ad un mito vivente del mondo della musica e quanto è stimolante?

Dopo un po’ di anni ti abitui e i mostri sacri finiscono per diventare persone che frequenti abitualmente, ai quali chiedi consigli, coi quali vai a cena e ci condividi, a volte, addirittura il camerino oltre la scena. Quando ci son colleghi molto bravi, mostri sacri del presente o del passato vuoi offrire il meglio di te. Lo stimolo per quanto mi riguarda però, c’è sempre, ovunque e con chiunque. Non voglio essere migliore di nessuno, voglio solo essere migliore di me, della mia prestazione precedente.

Come è cambiata la tua Violetta dal debutto al 2017, parallelamente alla tua maturazione vocale e interpretativa?

E’ una violetta più donna, perchè ho vissuto di più, ho visto di più, ho amato di più. La vita ti arricchisce e finisce per arricchire anche i tuoi personaggi. Cosi’ anche lo strumento ha una maggiore maturità e consapevolezza tecnica e interpretativa.

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©Drew Farrell

Qual è la produzione di Traviata a cui sei più affezionata e qual è quella che ti ha indotto a riflettere di più sulla tua interpretazione?

La mia Traviata d’elezione quella che mi ha fatto scavare in fondo il personaggio, che mi ha provocato sofferenza e gioia, è sicuramente quella di Mcvicar alla Scottish Opera nel 2007.


Violetta è molto vicina ad un altro tuo cavallo di battaglia, Mimì nella Boheme, soprattutto per questa morte così poco eroica rispetto sia a quella delle altre eroine verdiane (penso a Leonora del Trovatore) che a quelle pucciniane (Tosca per esempio), e che per questo motivo risulta sublimata. Quanto è importante essere attrice prima che cantante per rendere questi ruoli?

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©Bill Cooper

Essere attrice e’ fondamentale. A volte ci si dimentica che il cantante lirico è un attore che anziché declamare il testo lo canta. Impensabile oggi piazzarsi in proscenio e cantare un aria come succedeva anni fa. Quello lo facciamo in concerto. L’opera è la forma d’ arte più completa proprio perché unisce musica, canto e recitazione insieme. Per far arrivare il tuo messaggio, la tua interpretazione al pubblico devi crederci tu stesso per primo. Ci vuole intensità, e comprensione totale del testo, della lingua. A volte ci sono cantanti dalla portentosa voce o tecnica incapaci di trasmettere emozioni perché non parlano la lingua e non ne comprendono il significato fino in fondo. A me non piace fare il pappagallo e quindi non canto in lingue che non parlo correntemente. La morte di Mimì passa quasi inosservata, si capisce che è morta solo ai singulti di Rodolfo. Violetta ha una morte più teatrale seppure nell’intimità della sua casa e fra i suoi cari. E’ una morte da primadonna, la sublimazione sta nel pentimento, nella catarsi di un personaggio, per la società, negativo che si dimostra essere ben più nobile e puro di coloro che l’hanno giudicata superficialmente.

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©Fiorenzo Niccoli

C’è un altro ruolo fortemente teatrale, Lady Macbeth, che hai più volte espresso il desiderio di voler affrontare. Sarebbe per te un ritorno al primo Verdi dopo avere affrontato Gulnara del Corsaro, Amalia dei Masnadieri, Giulietta in “Un giorno di regno”

Non ho Lady Macbeth nell’imminente.  Ma sicuramente e’ uno dei ruoli che vorrò affrontare presto. in “Un giorno di regno” ho cantato Giulietta, nella famosa produzione di Pier Luigi Pizzi. Oggi mi divertirebbe cantare la Marchesa Del Poggio, in quello spettacolo, con la vasca da bagno.

 

 

Sei forse la cantante italiana più popolare anche dal punto di vista mediatico, l’unica cantante italiana che è popolare anche al di fuori del mondo della lirica. Qual è secondo te la strategia per riportare l’opera ad essere popolare come lo era nel passato? E in particolare riportarla ad esserlo tra i giovani, che almeno in Italia (non è un luogo comune) non sono particolarmente incoraggiati ad andare a teatro?
11037030_859810257388094_4738939281739339835_nRiportare in auge L’Opera non compete al singolo, ma allo Stato, al ministero della Cultura e alla TV. hanno il dovere di divulgare questa nobile arte inventata da noi! Se facessero un Xfactor classico o un Amici dove si possono seguire giovani artisti, cantanti d’opera, musicisti, sarebbe certamente un mezzo per avvicinare i giovani. La TV è il mezzo più potente per imporre tutto ciò che si vuole! Ci danno le case dei fratelli e le isole dei famosi con gente sconosciuta che diventa popolare senza saper fare nulla di particolare. Forse osservare la vita di un giovane artista lirico farebbe appassionare. Ma ribadisco ci vuole una revisione del sistema educativo dall’asilo all’università nonché del palinsesto dei programmi sulla TV di stato.

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©Fiorenzo Niccoli

Leyla Gencer, la tua grande maestra, è stata fautrice di tante riscoperte di titoli usciti dal repertorio. C’è una di quelle opere che ti piacerebbe riprendere?…o più in generale c’è un’opera che vorresti affrontare ma che non ti è stata data l’occasione per farlo?

Leyla Gencer ha riscoperto tanti titoli di Donizetti, dando luogo alla cosiddetta Donizetti Renaissance. Ci siamo passate il testimone, dal momento che anche io nella prima parte della mia carriera ho cantato titoli dimenticati dagli anni 70: Caterina Cornaro, Parisina, Ugo conte di Parigi, Il Pirata, Ermione. Mi piacerebbe poter cantare Medea di Cherubini, oltre alla Lady Macbeth. Sarebbe una grande sfida da tutti i punti di vista. Vorremmo farla io e Ozpetek, ne abbiamo discusso in più di una occasione. Medea era turca..Attendiamo l’ occasione propizia.

Prossimi impegni dopo  la Traviata al Met……

Pagliacci a Dresda, “Te Deum” di Bruckner con Mehta a Firenze, “I Masnadieri” a Bilbao, “Pagliacci” al ROH, una nuova produzione de “Les vêpres siciliennes” a Munich, una nuova produzione Tosca a San Francisco, ” I Masnadieri” a Montecarlo, “Mefistofele” a Orange e ancora molti altri titoli nuovi…

Grazie Carmen e tantissimi In bocca al lupo!

Francesco Lodola 

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