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©Mario Marchina

VeronaLirica mette a segno un ulteriore successo, da aggiungere alla ormai lunga lista, con il concerto del 9 aprile, che nonostante le defezioni del basso previsto e del suo sostituto, ha permesso al pubblico di godere di un pomeriggio di grandissimo livello musicale e artistico. Come sempre spigliato Davide da Como, presentatore ufficiale e in questa occasione anche conduttore di un raffinato quiz operistico con in palio due biglietti di platea per una delle opere del prossimo Festival Areniano. Complimenti alle tre signore vincitrici, agguerrite e preparate.

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©Mario Marchina

Come sempre immancabile contributo quello di Patrizia Quarta, accompagnatrice dal pianismo prezioso ed insostituibile.

In cambio dei due bassi previsti abbiamo avuto la partecipazione di Günther Sanin, primo violino dell’Orchestra dell’Arena di Verona, in quale si è proposto in un florilegio di pagine, che andavano dalla Romanza N.2 Op.50 in Fa maggiore di L. W. Beethoven (in una trascrizione per violino e pianoforte), al Liebeslied di Fritz Kreisler fino allo struggente tema del film “Schindler’s list”, composto dal più volte premio Oscar John Williams, e una travolgente Czarda, composta dallo stesso Sanin. Una prova di grandissimo valore, che dimostra l’assoluta eccellenza di tutti gli elementi che compongono la compagine orchestrale cittadina.
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©Chiara Passudetti

Sebastian Catana si è proposto in un programma tutto verdiano, da “Nabucco” (Dio di Giuda), a “I due Foscari” e “Attila”(l’aria e cabaletta di Ezio “Dagli immortali vertici…è gettata la mia sorte”), fino a “Rigoletto” (“Pari siamo”). Il baritono, che avevamo già apprezzato in Arena come Nabucco e Amonasro, si è fatto valere per vocalità importante, per colore e spessore e per una linea di canto vigorosa e veemenza interpretativa.

Leonardo Caimi è una realtà tenorile di grande interesse, che meriterebbe più ampio spazio nei nostri teatri. Le pagine proposte, “Ah, la paterna mano” dal verdiano “Macbeth”, “L’anima ho stanca” da “Adriana Lecouvreur” di Cilea, “Core ‘ngrato” di Cardillo e “L’ultima Canzone” di  Francesco Paolo Tosti, hanno permesso al tenore di esprimersi con una vocalità di affascinante timbro brunito e fraseggio di grande classe, con smorzature di grande delicatezza, ma di solida emissione, ricordandoci il canto di antica scuola, che aveva come obbiettivo principale l’eleganza dell’espressione.
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©Mario Marchina

Donata D’Annunzio Lombardi è un’artista di classe innata, espressiva in ogni suono. La naturalezza dell’attrice è il fascino dell’interprete donano una cifra distintiva ad ogni personaggio interpretato, anche in concerto, dalla Contessa de “Le nozze di Figaro” (“Porgi amor”), di impalpabile malinconia, fino alla dolcissima Manon pucciniana, nel duetto d’amore del II atto con Des Grieux, fino a una delle Butterfly più commuoventi che io abbia mai sentito, “Un bel dì vedremo” con un attacco così perfetto e naturale, come capita di rado sentire. Chiusura con “A’ vucchella”, delicata canzone di Tosti (della cui produzione la D’Annunzio è interprete di riferimento e preziosa divulgatrice), su testo di Gabriele D’Annunzio.

Grandissimo successo per tutti.
Francesco Lodola

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