“O mio babbino caro”: una delle più celebri arie d’opera, amatissima dal pubblico, che non sempre sa che si tratta della perorazione (anche un po’ zuccherosa) di una giovane fanciulla, Lauretta, al babbo, niente di meno che Gianni Schicchi, personaggio fiorentino, citato anche nella Commedia dantesca. Ad intonarlo il 9 giugno 2017, è stata la voce di Elisa Maffi, giovane soprano dalle grandi qualità e dal suono carezzevole, che si espande dal balcone di Giulietta e infonde emozione nei presenti (numerosi), richiamati dalla 23esima edizione del Premio Giulietta. Il prezioso riconoscimento, consistente in una pregiata scultura dell’artista Felice Naalin (curatore anche della manifestazione), è andato quest’anno a Carolina Kostner, grande nome dello sport e stella del pattinaggio artistico. La Kostner è stata protagonista negli ultimi anni di un evento unico all’Arena di Verona, “Intimissimi On Ice”, capace di coniugare l’opera lirica e le arie più belle del repertorio, con le kermesse dei più brillanti pattinatori su ghiaccio a livello mondiale. Nell’occasione del Premio Giulietta, abbiamo avuto modo di intervistare la stessa Carolina, che ha mostrato un reale amore per la lirica, che condivide con il pattinaggio l’attenzione verso il bello e una ricerca estetica profonda.
Intimissimi On Ice è stato un evento di grandissimo successo che ha richiamato l’attenzione sia del pubblico accorso all’Arena di Verona, che di quello televisivo, che ha potuto vederlo trasmesso su Canale 5 durante le festività natalizie. Un evento che coniuga pattinaggio artistico su ghiaccio e opera lirica. Com’è nata questa unione?
Io penso che le due discipline non siano poi così lontane, sono “cugine”. Alla base c’è un talento molto forte, che però è stato per tantissimi anni sviluppato e modellato. Condividere il palco quindi con persone che hanno fatto il mio stesso lavoro sul loro talento. Poi è una cosa molto particolare, perché non è come il CD di musica che io metto mentre mi alleno. Essere avvolti dal canto e dalla musica dal vivo è una cosa meravigliosa. Soprattutto il canto lirico, così pieno di passione e di cultura. I cantanti e i pattinatori sono atleti e artisti. Ogni volta il cantante canta diversamente, così un pattinatore ogni volta cambia a seconda delle emozioni.
Perché l’opera è ancora oggi così attuale?
L’opera è senza tempo: più la ascolti e più ti conquista. Mi ricordo quando ho iniziato a prepararmi per le manifestazioni qui all’Arena: in un primo momento era faticoso per me ascoltare la musica lirica, perché non la capivo, forse anche per un fatto dovuto alla mia giovane età, e alle esperienze di vita che mi mancavano. Quando invece arrivi a provare alcuni sentimenti, questa musica ti emoziona.
Pattinare all’Arena, uno dei templi mondiali della lirica…
L’Arena è la cornice che rende tutto il quadro perfetto!
Una parte della serata era poi dedicata al non meno prestigioso Premio “Maria Callas”, che veniva consegnato a Elisa Maffi dal mezzosoprano Elena Serra, vincitrice dello stesso premio nel 2015. Il soprano, nativa di San Colombano al Lambro (Milano), ha calcato il palcoscenico dell’Arena proprio accanto a Carolina Kostner, nell’edizione 2016 di “Intimissimi On Ice”. Con grande piacere l’abbiamo intervistata e abbiamo parlato con lei del suo percorso e dei traguardi futuri…
Un premio intitolato a Maria Callas non è cosa da tutti i giorni. Cosa rappresenta questo mito nella tua carriera?
Direi che Maria Callas rappresenta un modello, non da imitare- sarebbe impossibile! ma da cui prendere ispirazione, e forse non tanto da un punto di vista solamente vocale, quanto come personalità artistica. Per me Maria Callas è un’icona: la si può amare o odiare, ma resta un modello senza tempo. La Callas aveva la capacità di essere l’essenza dell’arte pura
Un’altro nome importante, legato a Maria Callas e a te, è Raina Kabaivanska….
Raina è stata la mia maestra ed è il mio modello. È una Diva di una normalità pazzesca. Mi ricordo quando seguivo dei suoi corsi e lei mi veniva a chiedere se avevo dormito bene, mangiato bene….era bellissimo vederla nella quotidianità, a prestare queste attenzioni per l’allievo. Una cosa non comune. Questa è una delle cose che più mi ha colpito di lei. Dal punto di vista artistico ho un ricordo bellissimo del periodo in cui studiavo la scena della lettera de “La Traviata”. La Signora Kabaivanska, seduta, immobile, con una grande normalità, mi ha fatto sentire il recitativo. Alla fine eravamo tutti in lacrime, per l’intensità. Questo è essere Veri Artisti.
Il terzetto si chiude con Luciano Pavarotti…
A Pavarotti sono molto legata per la Fondazione Pavarotti, di cui faccio parte. Non l’ho conosciuto personalmente ma attraverso i ricordi della signora Kabaivanska e della moglie Nicoletta Mantovani, con cui ho collaborato e collaboro tuttora, e i racconti dei pianisti e delle persone che hanno lavorato con lui. Anche Pavarotti era un divo del palcoscenico, che nella sua vita quotidiana era una persona normalissima. Questo aumenta il suo fascino.
Hai partecipato ad Intimissimi On Ice….raccontaci di questa esperienza…
È stata un’avventura meravigliosa, perché è stata anche la mia prima volta in Arena. Lo spettacolo è meraviglioso e l’impatto è notevole grazie ad un pubblico di 13.000 persone. Poi ho cantato due arie che adoro, “Un bel dì vedremo” da “Madama Butterfly” e il Brindisi da “La Traviata”. Speriamo di tornare presto a Verona.
Il ruolo dei tuoi sogni…
Violetta: La donna. È un personaggio così meravigliosamente sfaccettato, che mi incuriosisce soprattutto dal punto di vista psicologico. Lasciando perdere ora l’aspetto vocale, su cui ci sarebbe da discutere ampiamente e non basterebbe questa intervista. Violetta è di certo l’essenza della femminilità. Si dice che per Traviata ci vogliano tre voci ma per me non bastano. Oltre alla voce è necessaria una personalità artistica in grado di evidenziare le mille sfaccettature dell’essere donna di Violetta che impone una ricerca e uno scavo psicologico intenso e profondo. Quello che mi piace è proprio questa ricerca sia dal punto di vista vocale, che attoriale, soprattutto oggi in cui viene richiesta una capacità teatrale maggiore per via dei DVD.
C’è stato un ruolo tra quelli che hai affrontato che ti ha spinto ad una ricerca particolare che ti ha donato tante soddisfazioni?
Un ruolo arriva sempre in una determinata situazione della vita, e anche quando lo si riprende successivamente, c’è un legame con quel momento e quello stato psicologico. Uno dei ruoli che ho amato di più è Musetta. Mi piace il cambiamento del personaggio, dal II quadro in cui è una super soubrette, bella, affascinante e seduttrice, mentre nell’ultimo quadro viene fuori tutta l’umanità del personaggio. Mi piace questo: le sfaccettature del personaggio, la sua evoluzione e il cambiamento che è caratteristica della natura umana.
Il 17 sarai protagonista della Donizetti Night a Bergamo, con Elio delle storie tese e Francesco Micheli. Quanto pensi siano importanti iniziative di questo genere?
Penso che per l’opera siano necessari eventi di questo tipo, con un progetto intelligente alla base, che non denigra in qualunque modo l’essenza dell’opera. Credo sia fondamentale per portare nuovo pubblico all’opera e nei teatri agire anche attraverso la televisione e i nuovi media che sono a nostra disposizione. Se uno spettacolo del genere riesce a portare a teatro un ragazzo giovane, che non conosce nulla di opera, è una grande vittoria, anche per me come interprete.
Lo spettacolo sarà incentrato su Donizetti: c’è un’opera del compositore bergamasco (anche rara) che ti piacerebbe portare in scena?
Un titolo donizettiano che mi è piaciuto molto affrontare è “Betly”. Mi piacerebbe cantare una delle regine. Amo Donizetti, è un compositore straordinario, che ti impone una pulizia della linea di canto eccezionale. Nella serata con Elio e Micheli canterò Norina del “Don Pasquale”, un altro personaggio meraviglioso, pieno di verve e Lucia di Lammermoor.
Prossimi impegni…
Dopo lo spettacolo con Elio, vari concerti in Europa, e successivamente una tournée in cui debutterò il ruolo di Oscar in “Un Ballo in maschera”.
Francesco Lodola
Verona, 9 giugno 2017