
Dal 14 giugno fino al 24 giugno è in scena al suo debutto presso il Costanzi “ Il viaggio a Reims”, dramma giocoso in un atto di Gioachino Rossini. Nell’allestimento del De Nationale Opera di Amsterdam di Damiano Michieletto. Egli con somma maestria e grande creatività e innovazione è riuscito a plasmare uno spettacolo su un’opera di per sé priva di trama, infatti i personaggi stanno solamente aspettando di partire per Reims per assistere all’incoronazione di Carlo X, e che per questo motivo potrebbe, senza l’intervento di un’eccellente regia, risultare ripetitiva e noiosa. Sceglie di ambientare la vicenda, al posto di una locanda, in un museo dove l’arte si confonde con la vita, infatti alcuni personaggi fanno parte del dipinto, “L’incoronazione di Carlo X di Francia” di François Gérard, rivelato solo alla fine quando gli stessi prenderanno posto all’interno dell’enorme tela, mentre altri sono o facente parte del personale del museo o visitatori.

Il confondersi della vita con l’arte si sviluppa nell’opera attraverso vari fili conduttori: innanzitutto il confronto/conflitto tra i personaggi del quadro e le altre forme d’arte che vi sono all’interno del museo, da Goya a Magritte; il confronto tra i personaggi e il personale del museo e il parallelismo tra le vicende che avvengono in un quadro e le vicissitudini amorose di due giovani visitatori. Dunque le modalità e i temi che Michieletto sceglie e affronta sono risultati convincenti e coinvolgenti, donando al pubblico romano uno spettacolo che difficilmente dimenticherà anche grazie e soprattutto ad un eccellente cast vocale e ad una direzione attenta alle sue esigenze. Essendo un’opera corale, composta da ben 17 solisti più il coro, che copre un ruolo di grande rilevanza, la bravura dei cantanti sta proprio nel creare un equilibrio tra i vari pezzi musicali in modo che non ci sia un protagonista assoluto. Menzione d’onore va a Mariangela Sicilia nel ruolo di Corinna, caratterizzata da un timbro caldo e voluminoso e da piani morbidissimi dimostrati nell’aria finale “All’ombra amena del Giglio d’Or”, a Francesca Dotto, interpretante Madama Cortese, ottima interprete ed attrice dotata di un timbro scuro e voluminoso perfetto per la rigida direttrice del museo, e a Maria Grazia Schiavo, la Contessa di Folleville, dalle limpide agilità e il timbro cristallino.

Juan Francisco Gatell (il Cavalier Belfiore), celebre tenore rossiniano, ha dato prova di grandi doti nella recitazione come nel canto in cui spicca una leggerezza nelle agilità e grande volume nei momenti più lirici e a Merto Sungu (il Conte di Libenskof) dal bellissimo timbro virile e squillante negli acuti. Il resto del cast era tutto perfettamente all’altezza della serata: Anna Goryachova (la Marchesa Melibea), Adrian Sâmpetrean (Lord Sidney), Nicola Ulivieri (Don Profondo), Bruno De Simone (il barone di Trombonok), Simone Del Savio (Don Alvaro), Vincenzo Nizzardo (Don Prudenzo), Enrico Iviglia (Don Luigino), Caterina Di Tonno (Delia), Gaia Petrone (Maddalena), Erika Beretti (Modestina), Christian Collia (Zefirino/Gelsomino), Davide Giangregorio (Antonio). Stefano Montanari, direttore d’orchestra non convenzionale all’apparenza, è stato durante lo spettacolo attento esecutore della partitura, sia come suonatore del fortepiano che come direttore. Il pubblico romano ha subito colto l’intensità della prestazione del cast tributando loro numerose ovazioni e applausi anche a scena aperta, dando conferma di uno spettacolo sorprendente e piacevole sotto tutti gli aspetti.
Sara Feliciello e Paolo Mascari