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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Nabucco all’Arena di Verona di Verona é arrivato al cambio della compagnia di canto, nella sempre meravigliosa produzione firmata Arnaud Bernard con le scene di Alessandro Camera. Mano a mano che le repliche scorrono, lo stesso spettacolo diventa più oliato, mettendo in luce un meccanismo teatrale più serrato rispetto alla pur ottima prima. Alcuni rimangono ancora scettici davanti all’accostamento di vicende bibliche, con vicende storiche del risorgimento italiano. Ma l’arte non si fa né con il pregiudizio, né con il passatismo. Questo è uno spettacolo bellissimo, assolutamente godibile e assolutamente non progressista. E’ una produzione che sa come coccolare lo spettatore attraverso l’effetto visivo e un linguaggio cinematografico, sicuramente più vicino al nostro gusto.

Sul podio ad alternarsi a Daniel Oren c’è Jordi Bernàcer, la cui lettura ci ha positivamente colpito, per lo slancio nei momenti marziali e per la capacità di tenere sempre chiara la dinamica tra la buca e il palcoscenico. Sempre eccellente l’orchestra dell’Arena di Verona e il magnifico coro diretto da Vito Lombardi.
Nei ruoli di Anna e del Sacerdote di Belo colpiscono sempre le voci solidissime di Madina Karbeli e Romano Dal Zovo. Come pure solido è l’Abdallo di Cristiano Olivieri.
Carmen Topciu continua a convincere nel ruolo di Fenena, grazie al bel timbro e ad un buon volume, Messi giustamente a frutto nella preziosa oasi di belcanto che è “Oh, dischiuso è il firmamento”.
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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Mikheil Sheshaberidze è un Ismaele di solida vocalità capace di costruire un personaggio convincente e pieno di giovanile ardore.

Rafał Siwek debuttava il ruolo di Zaccaria e ha centrato pienamente l’obbiettivo. Quello del pontefice ebreo è vocalmente un ruolo da far tremare i polsi, poiché spinge la vocalità del basso ai due estremi del pentagramma, richiedendo un canto nobile, energico ed agile. Siwek è cantante intelligente e sa risolvere ogni ostacolo e interpreta con grande energia il personaggio che Bernard ha disegnato, ossia quello di un Mazzini ante-litteram.
Rebeka Lokar (Abigaille) è probabilmente intimidita dal debutto areniano e infatti non riesce del tutto ad emergere. Si sente l’impegno profuso in tutta l’opera per rendere i vari aspetti del personaggio. Il momento meglio riuscito è “Anch’io dischiuso un giorno” dove risaltano dei bellissimi piani e filati e l’indubbia bellezza del timbro. Quelli dove risulta   meno a suo agio sono i momenti di forza come l’entrata e la cabaletta (“Salgo già del trono aurato”). Nel duetto con Nabucco si sente l’eleganza del fraseggio e l’ampia estensione vocale, con un Mib sovracuto brillante.
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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona
Non convince Leonardo Lòpez-Linares che troppo spesso indulge in effetti non molto eleganti. In qualche momento viene fuori un canto lineare e ben sostenuto, che avevamo avuto modo di apprezzare anche in passato. Tuttavia manca la nobiltà del re e l’umanita dell’intima conversione.
Alla fine calorosissimo successo.
Francesco Lodola
Foto Ennevi per Gentile concessione Fondazione Arena di Verona

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