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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Dopo ottantanove anni dalla prima areniana di “Rigoletto” viene riproposta la produzione del 2003 che riproduceva lo spettacolo del 1928.
Il 14 luglio 2017, in una Mantova ricostruita e vestita a festa si avvicenda un cast alternativo di eccellenti doti.
“Questa o quella per me pari sono” canta il dongiovanni e lussurioso Duca di Mantova, interpretato dal tenore messicano Arturo Chacon-Cruz, la cui carriera nei più grandi teatri del mondo in ruoli come Alfredo, Rodolfo, Jacopo Foscari e Pinkerton seguiamo con grande interesse e che arrivava finalmente al debutto areniano in questa occasione. Un battesimo di fuoco per il tenore messicano, che ci ha notevolmente colpiti con un timbro brillante e dotato di squillo, che ricorda le grandi voci degli anni cinquanta. Un grande successo per lui.
E, ovviamente, l’aria tanto amata e conosciuta del mondo “La donna è mobile” non ha deluso le aspettative. Il tenore riesce bene ad essere dolce e amorevole nel duetto con Gilda del primo atto, per dopo essere adeguatamente spavaldo e guascone.
©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

La stella della serata è stata il grande Carlos Alvarez, ritornato all’Arena di Verona con il ruolo del suo debutto nel 2003. Il baritono ha mostrato ancora una volta la sua tempra vocale e interpretativa di grande presa drammatica. Sia in “Cortigiani vil razza dannta” sia in “Si, vendetta, tremenda vendetta” ha coronato con una interpretazione vocale impeccabile, una recitazione da padre straziato dal dolore e dalla vergogna, che ha fatto commuovere.
Come spalla di Rigoletto troviamo il malvagio sicario Sparafucile interpretato da Andrea Mastroni, basso dall’interpretazione eccellente.
Ekaterina Siurina ha debuttato in Arena nei panni di Gilda, sostituendo la inizialmente prevista Irina Lungu. La Siurina ha dato prova di essere una grande interprete: soprano lirico con una voce piccola, ma sottile e agile. “Caro nome” è l’aria nella quale ogni cantante dà prova della propria interpretazione e bravura vocale e d’agilità e il soprano russo ha superato l’ostacolo meravigliosamente. L’unico punto debole della Siurina è stato il secondo atto dove il picco di drammaticità non “esce” come dovrebbe, soprattutto nella stretta con il baritono. Il terzo atto invece la vede coinvolta e commuovente.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Accanto a Gilda si presenta la Maddalena sfacciata ed innamorata di Anna Malavasi, mezzosoprano italiano, che ha saputo confermare ancora una volta la sua bravura.
Matteo Borsa era Francesco Pittari e in Marullo troviamo Marco Camastra, Giovanna è Alice Marini, Monterone Nicolò Ceriani, Dario Giorgelè il conte di Ceprano, Marina Ogii la contessa di Ceprano e Lara Lagni paggio della duchessa.
Il coro, impeccabile come sempre e l’orchestra erano diretti dalla veterana bacchetta del maestro Julian Kovatchev, il quale accompagna diligentemente i cantanti, pur con qualche lentezza di troppo.

Al termine un caloroso successo.

Cornelia Marafante

Foto Ennevi per Gentile concessione Fondazione Arena di Verona

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