
Quando un cantante crea con il pubblico un rapporto affettivo che va oltre la semplice ammirazione, diventa una magia. Questo è quello che esiste tra il pubblico e Leo Nucci. E ancora una volta se ne è avuta dimostrazione con il ritorno del grande baritono bolognese all’Arena di Verona, nel ruolo di Rigoletto.
Lo spettacolo di Ivo guerra, con le scene di Raffaele del Savio e I costumi di Carla Galleri è stata una efficace cornice per un’interpretazione di sicuro impatto. Leo Nucci offre un buffone di corte il cui ritratto va al di là della perfezione del canto, ma è più interessato a penetrare nell’interno dell’universo sensitivo e sentimentale del personaggio, cercando sempre più di dare corpo alle indicazioni verdiane. L’interpretazione di Nucci è sempre più aderente alla anima teatrale di questa creatura straordinaria, che è Rigoletto. Vocalmente tutte le screziature del timbro e i difetti sono al servizio della lettura drammatica, con un effetto travolgente e commovente. “Cortigiani, vil razza dannata” risuona potente e lacerante, tanto che tutti ci siamo i cortigiani accusati dal buffone.

Al suo fianco la meravigliosa Gilda di Jessica Nuccio, che debuttava finalmente in un’opera completa all’Arena. Il soprano palermitano che abbiamo già apprezzato anche in recenti occasioni (Traviata alla Fenice), stupiva per la ricerca dei colori e per la perfezione di un canto che non conosceva disomogeneità, dal centro morbidissimo agli acuti e sovracuti di bellissimo nitore timbrico e di eccezionale proiezione. A tutto questo si univa un fraseggio di altissima classe, con smorzature e filati di rara brillantezza. La sua Gilda viene delineate delicatezza e determinazione, capace di dipingere ogni sfumatura: dal romanticismo e estatico del primo atto alla drammaticità degli atti successivi. I duetti con Nucci erano straordinari, e raggiungevano il loro apice nella stretta “Si, vendetta tremenda vendetta”, coronata da un lucente Mib del soprano e un esplosivo Lab del baritono. Naturalmente la richiesta di bis è stata a furor di popolo.

Non brillante, a differenza della prima (qui la recensione) la prestazione di Gianluca Terranova, il quale risultava un po’ affaticato, in particolare nel registro acuto. Tuttavia la sua prestazione era professionale e molto solida dal punto di vista interpretativo.
Accanto a questo trio, si muove la coppia Sparafucile/Maddalena incarnati da Andrea Mastroni e Anna Malavasi. Entrambi davano un’interpretazione intensa dei loro personaggi, risultando praticamente insostituibili in questi ruoli.
Bene Marco Camastra nei panni di Marullo e Francesco Pittari nei panni di Matteo Borsa. Efficace Dario Georgelè come Conte di Ceprano e Nicolò Ceriani come Conte di Monterone e di voce importante la Giovanna di Alice Marini. Bene anche Marina Ogii (Contessa di Ceprano) e Lara Lagni (paggio della Duchessa) e Omar Kamata (Usciere di corte.

Più incalzante e serrata la direzione di Julian Kovatchev, che trascinato dalla forza degli interpreti sul palcoscenico, evita i tempi eccessivamente lenti e le sonorità piuttosto incolori delle altre recite. Bene reagisce l’orchestra che riacquista il suo abituale brillante colore. Ottima come sempre la prestazione del coro diretto da Vito Lombardi.
Alla fine un immenso trionfo per Jessica Nuccio e il leone Leo Nucci.
Francesco Lodola
Verona, 27 luglio 2017