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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

L’Aida del 1913 è per L’Arena di Verona un simbolo, una creazione che da 104 anni incanta e lascia senza fiato milioni di spettatori. Durante la conferenza stampa Gianfranco de Bosio, il quale ebbe l’incarico di ricreare la mitica messinscena nel 1982, diceva come questa sia l’Aida più vista al mondo. E De Bosio ogni volta ci lavora sopra, mettendo a punto ogni dettaglio, per renderla sempre più aderente all’originale e alle indicazioni verdiane. Il 28 luglio dunque, archiviata la discutibile  Aida dei fureri, ritornava la più classica delle Aida, con i cavalli bianchi, le scene kolossal e i sempre belli ed applauditissimi balletti coreografati dalla mitica Susanna Egri.

Sul podio areniano tornava la bacchetta cittadina di Andrea Battistoni, il quale sa creare un ritmo teatrale di affascinante varietà coloristica e di brillantezza sonora, alternando molto bene lo spirito trionfalistico, a quello intimo, suggestivo e sensuale delle “foreste vergini”.
Aida1913_FotoEnnevi_280717_054_20170728Nel ruolo del messaggero spiccava l’ottimo Paolo Antognetti, mentre nei panni della Sacerdotessa si comportava discretamente Marina Ogii.
Bene i due bassi, Ugo Guagliardo (Il Re) e soprattutto Rafał Siwek, Ramfis dalla voce importante e dal bellissimo fraseggio.
Come sempre ottimo Ambrogio Maestri, nei panni di un Amonasro imponente e dalla linea di canto ben definita, l’unico capace di regalare qualche emozione in più.
Olesya Petrova debuttava all’Arena di Verona e la sua Amneris ne è riuscita tratteggiata discretamente. La voce avrebbe un bel colore, ma risulta forzata in più di qualche occasione, soprattutto nel registro acuto. Sicuramente avrà modo di crescere nelle prossime recite.
Gaston Rivero era anche lui alle prese con il debutto areniano. Tuttavia non troviamo che Radames sia un ruolo adatto alle sue caratteristiche vocali. Anche qui abbiamo notato un bel colore vocale, ma non a suo agio nella tessitura del ruolo, specie in quella acuta, dove abbiamo riscontrato un’emissione piuttosto nasale. “Celeste Aida” era chiusa da un falsettone che non ci ha particolarmente convinti.
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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Monica Zanettin era Aida, e nonostante il grande impegno profuso e un fraseggio sicuramente con alcuni punti di interesse (in particolare nel difficile III atto), non possiamo definire la sua prova del tutto convincente perché i mezzi della brava cantante non ci sembrano adatti al personaggio. Aida non può essere cantata solo con le mezzevoci, ha bisogno della grinta per il duetto con Amneris e per svettare nei concertati, che qui mancava. Bella invece la reattività drammatica attoriale. Speriamo presto di sentire questa brava artista in un ruolo a lei più congeniale.

Alla fine un caloroso successo, in un Arena quasi esaurita.
Francesco Lodola
Foto Ennevi per Gentile concessione Fondazione Arena di Verona

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