
La Nona sinfonia di Beethoven rappresenta un monumento, la cui grandezza è pari a quella del Faro di Alessandria o del Colosso di Rodi: una partitura che determinò la storia musicale e non solo, della sua epoca, divenendo paragone per tutta la musica successiva. Beethoven creò un immenso quadro, in cui convivevano i colori ideali della rivoluzione francese e le prime sfumature di un romanticismo che prendeva le sue origini nel movimento dello “Sturm und Drang”. Ancora oggi il quarto movimento, che contiene una delle più imponenti parti corali della storia della musica, è idealizzato come simbolo di libertà e fratellanza universale, tanto da essere diventato nel 1972 l’inno europeo. Portare in Arena questa partitura è assolutamente un’operazione di grandissimo impegno e di ottima intelligenza. Il grande anfiteatro veronese è ideale per rappresentare l’imponenza beethoveniana e anche la comunione degli individui in un unico universo dominato dalla Gioia.

Meglio ancora se la serata viene affidata a Daniel Oren, una delle bacchette più entusiasmanti ed entusiaste. Chi va ad ascoltare Oren si trova davanti ad un talento istrionico unico, che ama la sua arte e per questo si coinvolge a tutto campo nell’esecuzione. Forse non è il Beethoven idealistico e marmoreo che si aspettano gli incliti, ma c’è la nervosità, il lirismo, mille e più colori e il magnetismo di questa musica. Queste note non possono essere fredde e frigide, devono invece vibrare. Certo, Oren è scatenato sul podio, ma da alcune testimonianze (il violinista Joseph Böhm), lo stesso Beethoven durante la prima esecuzione gesticolava furiosamente e si abbassava fino al suolo. Enormi lodi vanno all’Orchestra dell’Arena di Verona, che sotto la bacchetta di Oren dà il meglio e viene travolta dalla sua onda di coinvolgimento. Superbo il coro diretto da Vito Lombardi, che si conferma come una delle migliori compagini corali italiane e non solo.

Lussuoso il comparto vocale, composto dall’ottimo Ugo Guagliardo, il brillante Saimir Pirgu e le magnifiche Daniela Barcellona e Erika Grimaldi.
Il pubblico riempiva l’Arena, nonostante la serata ferragostana, ed applaudiva entusiasticamente, anche alla fine dei singoli movimenti: è sbagliato lo sappiamo, ma anche alla prima assoluta del 1824 accadde, quindi ci rassereniamo.
Francesco Lodola
Verona, 15 agosto 2017
Foto Ennevi per Gentile concessione Fondazione Arena di Verona