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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

L’Arena di Verona ha vinto la sua sfida, quella di proporre al suo pubblico una nuova produzione, dopo due anni dall’allestimento (piuttosto noioso) di “Un ballo in maschera” firmato da Pier Luigi Pizzi. Ora la prossima mossa sarebbe quella di rinnovare un po’ il repertorio. Non è vero che non molti titoli sono adatti allo spazio dell’Arena: basterebbe crederci, creare delle produzioni intelligenti e raccogliere una compagnia artistica di livello.

Intanto questo Nabucco ha dimostrato l’assoluta eccellenza di questo teatro in fatto di maestranze tecniche, artistiche, per la velocità con cui questo spettacolo è stato creato nei laboratori di scenografia e messo in scena. Una grande lode la meritano tutte le persone che sera dopo sera, hanno lavorato dietro le quinte, le comparse, a cui era richiesta una recitazione accurata e dinamica. Come dinamica è la regia di Arnaud Bernard, il quale curava anche i costumi, mentre l’imponente scena era firmata da Alessandro Camera. La serata del 26 agosto veniva trasmessa in differita su ARTE  e ZDF.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Straordinari l’orchestra e il coro dell’Arena di Verona, capaci di entusiasmare grazie al grandissimo livello, all’avvolgenza del suono, la precisione e l’italianità nel fare arte e musica. Daniel Oren da parte sua fornisce una lettura di Nabucco superba, fiera, teatralmente incalzante e straordinariamente suggestiva.

 

Elena Borin e Paolo Antognetti erano ottimi nei ruoli di Anna e Abdallo, così come Nicolò Ceriani nei panni del Sacerdote di Belo.

Rubens Pellizzari è un buon Ismaele, grazie ad un timbro gradevole e di sicuro impatto come volume. Anche il personaggio è ben sbalzato, risultando convincente come giovane innamorato e di conseguenza impulsivo.

Esattamente dieci anni dopo il suo primo Nabucco areniano Nino Surguladze era nuovamente un’eccellente Fenena, un personaggio che pur non essendo così lungo, presenta tante difficoltà, prima di tutto l’estensione, praticamente sopranile. Nabucco_FotoEnnevi_120717FILN1879_20170712Il bravissimo mezzosoprano georgiano sa come creare un personaggio tutt’altro che anonimo, grazie ad una personalità spiccata e a capacità d’attrice fuori dal comune. L’aria “Oh, dischiuso il firmamento” è stata meravigliosamente cesellata, con la vera eleganza di una belcantista.

Rafał Siwek era nuovamente Zaccaria e ancora una volta ci ha convinti con la sua bellissima prova. Innanzitutto la vocalità è timbricamente splendida, omogenea in tutta la gamma (qualità imprescindibile per questo ruolo così impervio) e con un volume imponente. Poi a stupire è la resa interpretativa, che lo vedeva come una guida del popolo fiera, nobile e autorevole. Una nuova bellissima prova in un ruolo tutt’altro che facile.

 

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Susanna Branchini è una delle migliori Abigaille oggi sulla piazza. E lo diciamo con convinzione e cognizione. Dal punto di vista vocale non ha problemi, i gravi sono sicuri, i centri ambrati e acuti e sovracuti brillanti. La tecnica scaltrita le permette di lanciarsi sulle infuocate colorature riuscendo a sgranare ogni nota, e di filare i suoni con grande dolcezza. Stupefacente in questo senso tutta la grande scena che apre il II atto. La timbrica della voce della Branchini è sicuramente particolare (e forse potrà non piacere), ma questa è riconoscibile, qualità diremmo imprescindibile per un grande artista. E’ bello sentire Abigaille cantare bene, ma è ancora più travolgente sentire un’Abigaille che oltre a cantare benissimo, interpreta con grinta il suo personaggio. E Susanna Branchini ha grinta da vendere.

 

 

 

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

George Gagnidze risultava molto migliore rispetto alle prime recite. Il timbro può risultare troppo chiaro per un grande ruolo verdiano come Nabucco, ma il cantante è ottimo e l’interprete partecipe. L’interpretazione di Gagnidze prende quota quando il ruolo pubblico di Nabucco cede il passo a quello privato del padre ferito. Il quarto atto per questo motivo risulta il migliore momento del baritono georgiano, grazie ad una lettura dell’aria (Dio di Giuda) di notevole spessore.

Alla fine un grande trionfo per tutti.

Grazie Arena, ci vediamo nel 2018!

Francesco Lodola

Foto Ennevi per Gentile concessione Fondazione Arena di Verona

 

 

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