“E’ morta la più grande cantante lirica del Novecento”
Così annunciavano le televisioni, i giornali, le radio, in quel 16 settembre 1977. Ma può un artista così morire? No, certo che no. Maria, la donna, moriva quel giorno, nella solitudine e nell’ombra della Callas, quel “mostro meraviglioso” che lei stessa aveva creato. Una ragazza greco-americana che con la tenacia e le lacrime è riuscita a fare la differenza. Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulos aveva creato la Divina Callas, un essere tale da rivoluzionare il mondo della lirica e non solo, ma ne era rimasta schiacciata dal suo mito. Il suo mito: una creatura straordinaria, posseduta dal suo dáimōn, imprigionata nelle note, creatrice di un’armonia totale, paragonabile alla musica delle sfere. Una voce che non può essere definita tale, perché si tratta di un universo, che evoca immagini, colori, suoni e perfino profumi. La Kalogeropoulos, la Kalos, la Meneghini Callas, la Callas: quella donna senza casa, nazione, identità, era morta, per divenire il mito eterno.
Dedicheremo tutta la settimana a Maria Callas, attraverso approfondimenti e ascolti.
Francesco Lodola