
Dopo anni di lontananza dal palco, lo scorso 9 dicembre il Teatro San Carlo di Napoli ha riproposto l’opera La Fanciulla del West (libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini). Da parte nostra possiamo affermare che mai scelta fu più appropriata per l’inaugurazione della nuova stagione del prestigioso Teatro. Una grande celebrazione non solo di un’opera che ritorna sul palcoscenico del Massimo napoletano dopo quarantadue anni di assenza, ma anche di uno dei più amati compositori italiani, Giacomo Puccini.
La storia de La Fanciulla del West a Napoli si ferma nel 1975, anno dell’ultimo allestimento. Motivo di un’interruzione così lunga è certamente la difficoltà di esecuzione di quest’opera, fra le più moderne e affascinanti di Puccini, il cui stile era sempre in evoluzione. Il compositore originario di Lucca propose la “sua fanciulla” a New York nel 1910, musicando il dramma dell’americano David Belasco The Girl of the Golden West. Dopo il fiasco alla Scala di Madama Butterfly nel 1904, Puccini aveva deciso di non far rappresentare più nessuno dei suoi capolavori in Italia. L’assenza negli ultimi anni dalle scene dei teatri lirici più famosi de La Fanciulla del West ha confermato il proposito di Puccini sino ad oggi, quando il Teatro San Carlo l’ha selezionata come opera inaugurale della Stagione.

I tre atti sono stati magistralmente condotti dal Maestro Juraj Valčuha che esordisce sia in apertura della stagione lirica che ne La Fanciulla del West. Valčuha si è più volte detto entusiasta della partitura di Puccini, soprattutto per la sua modernità e complessità: una gran bella prova per il direttore musicale del Teatro napoletano. La sua è risultata una conduzione sopraffina, molto attenta ai dettagli e al rispetto della partitura e dei ritmi. La grande qualità tecnica e stilistica del direttore musicale e dell’Orchestra del Teatro San Carlo ha accompagnato le voci del coro stabile e dei grandi interpreti di questa inaugurazione come la newyorkese Emily Magee nei panni dell’appassionata eroina Minnie e l’italiano Roberto Aronica in quelli dell’amante fuorilegge Dick Johnson. Sin dall’inizio dell’opera la conduzione del direttore Valčuha si è distinta per aver instaurato un dialogo con tutti i cantanti in scena.
Certamente, il successo di questa inaugurazione si deve anche al talento degli interpreti. Sin dal primo atto si può notare la bravura non solo dei protagonisti Minnie e Dick, ma anche di tutti gli altri personaggi, gli amici e i frequentatori del saloon “Polka”, fra i quali citiamo Bruno Lazzaretti (Nick), John Paul Huckle (Ashby), Gianfranco Montresor (Sonora), Paolo Orecchia (Sid) e Donato Di Gioia (Larkens). Nel saloon diverte seguire le zuffe tra i vari pretendenti di Minnie e rattrista la nostalgia dei tanti lontani da casa che Puccini con la sua musica è riuscito a riprodurre alla perfezione. Le scene e i costumi, curati da Hugo De Ana (a cui è stata affidata anche la regia), ci riportano indietro nel tempo e alla corsa all’oro nel lontano West.

Passando alle performance dei vari personaggi, suscita qualche dubbio l’interpretazione del soprano Emily Magee. La sua voce, certamente abituata alla grandezza delle eroine pucciniane come Tosca, appare a volte disomogenea. Soprattutto nel II atto durante la famosa partita a poker, i suoi cedimenti e le difficoltà risultano evidenti. La voce dell’italiano Roberto Aronica, “habitué” del Lirico napoletano, è invece molto più compatta, forse anche troppo. Si potrebbe quasi dire che talvolta l’interpretazione del tenore risulti quasi fredda e distaccata. Infine, non può mancare una nota di merito al baritono pugliese Claudio Sgura, lo sceriffo cattivo della Fanciulla del West dalla grande presenza scenica. La sua voce sicura, espressiva e potente piace soprattutto perché sembra rispecchiare la grinta (bisogna ammetterlo) del suo personaggio. Una grande e applauditissima inaugurazione del San Carlo, nell’attesa di una ancora più entusiasmante nuova stagione.
Pia Lombardi
Napoli, 16 dicembre 2018