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©Fabio Parenzan

Allestire un’opera di Giuseppe Verdi nel 2018 è un’arma a doppio taglio: può rivelarsi una grande vittoria o una terribile sconfitta. L’allestimento del Trovatore proposto al Teatro Verdi di Trieste il 19 gennaio è stato un continuo, grandissimo punto di domanda. Alla direzione il giovane Francesco Pasqualetti. Interessante e quasi maniacale il modo in cui ha gestito tutta la parte cantata, anche se la sua interpretazione dell’opera è risultatapiuttosto fredda. E in effetti i tempi scelti per molte cabalette o arie sono stati considerati dal pubblico in sala lenti, nonostante, come riportato nelle note interpretative presenti nel programma di sala, Pasqualetti dichiari di farsi solo portatore di note verdiane. Inquesto allestimento il giovane direttore non è riuscito a infondere alla musica una propria impronta, non consentendo all’orchestra di trasmettere il pathos verdiano, ma ha ben saputo seguire il palcoscenico, non lasciando mai soli i cantanti. Per chi scrive sarebbe molto interessante rivedere questo giovane direttore affrontare un’altra partitura.

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©Fabio Parenzan

Il regista Filippo Tonon non è stato in grado di costruire un spettacolo funzionante e questa purtroppo è stata una costante per tutta la durata dell’opera. Accettabili i costumi di Cristina Aceti, molto dettagliati nei bozzetti, ma che in certi momenti poco sembravano intonarsi alle caratteristiche delle scenografie. Il coro del teatro, sotto la direzione della maestra Tosi, si è ben difeso dal punto di vista vocale, ma la sua presenza sul palco è parsa assai poco curata.

Di livello misto la compagnia di canto, composta da artisti affermati e da giovani leve. Antonello Palombi, nei panni di Manrico, ha dimostrato buone intenzioni e una lodevole potenza vocale; da segnalare piccoli difetti di pronuncia, che con il proseguire dell’opera sono risultati piuttosto fastidiosi.

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©Fabio Parenzan

La presenza della giovane Marily Santoro sul proscenio del teatro è stata una bella sorpresa. Il giovane soprano, ancora piuttosto fresco nel mondo della lirica, dopo un inizio piuttosto in sordina, ha saputo caratterizzare appieno il proprio personaggio nella seconda parte della serata.

Domenico Balzani, già presente sul palco triestino durante l’ultimo concerto della stagione sinfonica, si è rivelato una conferma, delineando un Conte di Luna che lascia trasparire tutta la sua esperienza d’artista.

La parte di Azucena è stata interpretata dal mezzosoprano serbo Milijana Nikolic, la quale non è riuscita caratterizzare il personaggio né dal punto di vista vocale, né da quello attoriale.

Nei ruoli di fianco Vladimir Sazdovski (Ferrando), Momoko Nashitani (Ines), Andrea Schifaudo (Ruiz), Roberto Miani (Un mezzo), Fumiyuki Kato (Un vecchio zingaro).

In definitiva un Trovatore poco interessante, che non ha saputo, a parere di chi scrive, attrarre occhi e orecchi dei presenti. Anche questa volta Verdi lascia il segno, mettendo in luce le difficoltà tecniche di una fondazione che sta letteralmente facendo i salti mortali.

Matteo Firmi

Trieste, 19 gennaio 2018

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