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©Gregory Regini

Il 7 dicembre 2009 tutti gli appassionati d’opera erano incollati al loro televisore per il grande ritorno scaligero di “Carmen”. Nel ruolo dell’affascinante sigaraia, una quasi debuttante. Una sfida, per alcuni un azzardo, che il Maestro Barenboim aveva deciso di affrontare. Una grande vittoria. Perché in quella notte di Sant’Ambrogio è nata la stella di Anita Rachvelishvili. Quella stessa estate l’ho sentita per la prima volta dal vivo, all’Arena di Verona, nello stesso ruolo: un fenomeno vocale assoluto, per volume, intensità, e appassionata interpretazione. Due anni dopo l’ho intervistata. Era la mia prima intervista e ricordo ancora l’emozione nel sentirle raccontare dei suoi personaggi e delle sue emozioni. Ora, nel 2018, in occasione della mia centesima intervista, non ho potuto fare altro che chiedere ad Anita di festeggiare con me questo traguardo, e di questo la ringrazio. In questi giorni sta ottenendo un trionfale successo nei panni di Azucena ne “Il Trovatore” alla Metropolitan Opera House, e mentre attendiamo l’uscita del suo primo album per Sony Classical, facciamo il punto sulla sua straordinaria carriera e sui sogni che sono ancora nel cassetto…

Nella nostra prima intervista parlammo di Carmen: com’è cambiata la tua Carmen al 2009 al 2018?
E’ cambiata moltissimo ovviamente. La voce è cresciuta, è diventata più matura, più scura. Io ho più esperienza ora. Soprattutto è diversa perché c’è un enorme bagaglio di produzioni fatte in tutto il mondo: il lavoro fatto con registi diversi, che avevano idee diverse. La Carmen rimane anche ora una ragazza, ma con un po’ più di maturità.

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©Melissa Renwick/Toronto Star

Recentemente è anche arrivato (finalmente in scena) il ruolo di Dalila….una seduttrice diversa da Carmen…raccontaci questo personaggio.
Dalila è una donna molto intelligente, molto furba. Il ruolo ovviamente è molto diverso. Dalila è sempre compresa in un modo sbagliato. Molti pensano che lei sia manipolatrice e cattiva, ma seguendo la storia, il testo di questa opera meravigliosa ed anche la musica, io ho capito una cosa completamente diversa. Dalila ama la sua patria e il suo popolo. Samson é un nemico e lei ha l’obbligo, dato dal suo popolo, di venire a sapere il suo segreto. Lei ottiene il segreto ma capisce che Samson era il suo unico amore e l’unico uomo che l’amava. E’ un dramma  complicato ed interessante. La musica è divina ed è scritta perfettamente per le voci. Ho adorato cantare questo ruolo e sono felice che lo farò molte volte ancora. La prossima produzione che mi aspetta sarà al Metropolitan Opera nella primavera del 2019.

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©Karen Almond/Metropolitan Opera

Amneris è uno dei tuoi cavalli di battaglia ormai…mentre di recente hai debuttato Azucena, un ruolo difficile anche teatralmente: come hai costruito la tua interpretazione di questo personaggio e come hai inteso la sua “follia”?
Azucena è stata un’impresa molto impegnativa: un ruolo e un carattere complicatissimo. Anche qui abbiamo a che fare con gli stereotipi: tutti pensano che lei sia cattiva e fastidiosa, ma non è affatto cosi. Lei è una donna molto disturbata, molto pazza. Ha vissuto la morte di sua madre, la quale è stata bruciata davanti ai suoi occhi e poi per vendetta ha rapito il figlio del conte e voleva bruciarlo. Invece ha bruciato il proprio figlio. Nessuno può sopravvivere ad una storia del genere, quindi la mia interpretazione e la chiave di questa interpretazione parte da lì, dal dolore insopportabile e immenso che lei porta dentro di sè, soprattutto vedendo ogni santo giorno davanti a sè il figlio del conte, che lei ha cresciuto e amato come suo figlio e la chiave era questo dolore e sofferenza che lei porta e di far capire e trasmettere tramite la recitazione e la musica allo spettatore tutto il dolore che lei porta in sé.

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©Karen Almond/Metropolitan Opera

Recentemente hai cantato nella riaperta Opera di Tbilisi…quali sono state le emozioni e quanto è importante per il tuo paese questo evento?
E’ stata un’esperienza meravigliosa, amo molto il nostro bellissimo teatro. E’ un teatro di grandissima tradizione e sono felice che a capo di questo teatro ci sia una persona e un cantante così meraviglioso come Badri Maisuradze.

La Georgia è un paese molto importante per il mondo dell’opera: a Tbilisi fecero il loro debutto operistico cantanti come Teresa Stolz e Fëdor Šaljapin. Come ti spieghi questo legame tra l’opera italiana e il tuo paese?
I georgiani amano la lirica: amano la musica tantissimo. I nostri cantanti del passato viaggiavano spesso in Italia ed apprendevano la tecnica vocale Italiana. Tutt’ora la maggior parte degli insegnanti e cantanti georgiani usano l’unica vera tecnica al mondo e la tramandano alle generazioni prossime.

 

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©Davit Tchalidze

Prossimamente uscirà il tuo primo album discografico: raccontaci questo progetto, dalla scelta dei brani a quanto è importante per te lasciare una testimonianza concreta della tua arte.
Stavamo preparando questo disco da anni, ormai. Non mi sentivo mai pronta. Volevo registrare i migliori pezzi d’opera per mezzosoprano, ed era molto importante essere all’altezza. Sono felicissima che il disco sia stato registrato in una città che adoro molto: Torino, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino e un maestro italiano fantastico, Giacomo Sagripanti. Il team della Sony è stato meraviglioso, come anche il loro ingegnere del suono, Jacob Handel. Abbiamo registrato pezzi come la prima e la terza aria di Dalila, “Condotta ell’era in ceppi” da “Il Trovatore”, “Seguidille” e “Habanera” da “Carmen”, l’aria di Santuzza da “Cavalleria Rusticana” (che debutto tra poco a Roma), l’aria di Charlotte da “Werther” e molti altri pezzi meravigliosi. Sono particolarmente fiera che nel disco ci sia un pezzo georgiano: l’aria del Re Tamar dall’opera di Dmitri Arakhishvili…Un pezzo belissimo. Il disco uscirà il 2 marzo ed è dedicato al mio manager Bruce Zemsky, che ci ha lasciati l’anno scorso. Sono molto emozionata!

 

 

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©Levan Chkonia

Sei indubbiamente una Diva: cosa vuol esserlo nel 2018 e com’è cambiato il rapporto con il pubblico (social, video etc….)?
Una diva? non so! Ho un’impressiona negativa sentendo questa parola. Il rapporto con i social media è molto importante oggigiorno. Devi essere in contatto con la gente che ti segue e io lo faccio con moltissimo piacere…

Ti dedichi anche alla musica da camera: quali sono le attenzioni che vanno poste a questo genere dal punto di vista vocale e stilistico?
La musica da camera fa crescere! Si mpara moltissimo sul fraseggio, i colori e le dinamiche. Devi avere una tecnica molto solida per riuscire a cantare la musica da camera. Amo molto la musica da camera italiana, francese e particolarmente tedesca e Russa. Anche la musica da camera georgiana è stupenda: la metto sempre nel repertorio…Vorrei che più gente a livello internazionale la cantasse spesso…

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©Gregory Regini

Quali ruoli ti piacerebbe debuttare?
Volevo molto fare la Santuzza e la farò presto a Roma. Non vedo l’ora. Vorrei tanto fare la Charlotte  di “Werther” e “Sapho” di Gounod. Per ora non ci sono questi due ruoli in programma, ma debutterò un ruolo che amo molto: Eboli in “Don Carlo”, a Parigi, nel 2019.

Prossimi impegni.
Sono a New York ora dove sto facendo Azucena, dopo di che vado a Roma per Santuzza. il 2 Marzo esce il mio primo disco. Ad aprile sono a Vienna per Aida e a maggio a Berlino per Azucena, mentre il 18 maggio canterò al Carnegie Hall con l’Orchestra del Metropolitan Opera. Subito dopo tornerò a Parigi per Azucena.  Attendo con ansia settembre perchè farà Aida al Met, insieme alla fantastica Anna Netrebko.

Grazie Anita e In bocca al lupo!

Cento di queste interviste!

Francesco Lodola

 

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