
Se cerchiamo su un qualsiasi dizionario la definizione di virtuoso, troveremmo che è indicato come colui che si distingue per la padronanza assoluta di mezzi tecnici. Il virtuoso però non è per forza un artista, spesso è una macchinetta “spara note”, senza alcuna cognizione espressiva e interpretativa. Capita però che artista e virtuoso coincidano, e in quel caso la musica prende vita in maniera straordinariamente forte.
È il caso del violinista Sergej Krylov, vero fuoriclasse, che ormai ammiriamo dal alcuni anni, ricordiamo per esempio un memorabile Concerto per Violino e Orchestra di Čaikovskij, proprio a Verona. E anche questa volta la magia si è ripetuta e non ha deluso le grandi attese in occasione del Secondo concerto della Stagione Sinfonica 2018 della Fondazione Arena di Verona, sfoderando tutta la sua abilità nel Concerto per Violino e Orchestra n.4 in Re Minore di Niccolò Paganini, mettendo in luce tutto il suo brillante tecnicismo, unito ad un temperamento, capace di passare dai più languidi fraseggi, quasi cantati tal era la cura nel legato, e non lesinando su pianissimi leggerissimi ma solidamente sostenuti, a sonorità robuste e piene di fuoco “gitano”. E se Paganini non ripeteva, invece Krylov dopo una decina di chiamate alla ribalta, ha concesso tra il trionfale plauso ben due bis.

Antonello Allemandi dirigeva l’orchestra dell’Arena di Verona, che faceva eccellente contorno a cotanto talento, mentre nella seconda parte diventava assoluta protagonista con una bellissima esecuzione dei “Tristia” di Hector Berlioz, in cui lodevole è anche la prestazione del coro della Fondazione Arena, diretto da Vito Lombardi, che emerge con grande forza espressiva in particolare ne “La mort d’Ophélie”.
Eccellente e a tratti trascinante anche la performance delle “Danze di Galanta di Zoltán Kodály.
Grandissimo successo con i toni del trionfo per Krylov.
Francesco Lodola
Verona, 17 febbraio 2018