
La Sonnambula è un’opera che rispecchia lo spaccato di una società miticamente pura e perfetta, ma che nasconde in sé la costante lotta di classe per il potere. Per rappresentare al meglio l’idea di Bellini si ha il bisogno del lavoro di una squadra affiatata, che collabori alla messa in scena di ogni sfumatura di questo capolavoro. Questo è quello che è successo al Teatro dell’Opera di Roma con la produzione di “La Sonnambula” in collaborazione con il Teatro Petruzzelli di Bari.
Sul podio troviamo Speranza Scappucci che ha voluto proporre una versione integrale dell’opera, aprendo pressoché tutti i tagli. Inoltre si nota il lavoro meticoloso fatto con i cantanti, che cerca di non coprire mai con l’orchestra. Il duro lavoro del direttore romano è stato ripagato da continue acclamazioni sia durante il corso dell’opera che a fine serata.

Nel cast spiccano diverse stelle della lirica a partire da Jessica Pratt, interprete del ruolo di Amina. La cantante australiana ha sfoggiato le sue abilità vocali già dall’inizio dell’opera nella cabaletta “Sovra il sen la man mi posa”, abbellendola di sovracuti ed agilità, fino alla celebre aria “Ah! Non credea mirarti”, riuscendo a donare sia al timbro che alla recitazione quell’atmosfera sognante che percorre l’intera opera.
Al suo debutto nel ruolo di Elvino vi è Juan Francisco Gatell, leggermente impreciso in pochi passaggi, ha saputo compensare con la sua interpretazione impeccabile e il suo timbro brillante e sempre molto passionale.
Valentina Varriale, diplomata “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, ha saputo esprimere al meglio il carattere e i sentimenti di Lisa attraverso un’espressività e recitazione eccellente e attraverso una vocalità sempre precisa e pulita. Il conte Rodolfo, interpretato da Dario Russo, nonostante la splendida vocalità non è riuscito a dare un’impronta significativa ad un personaggio molto importante.

L’interpretazione del personaggio di Teresa di Reut Ventotero, un’altra diplomata “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, ha dimostrato l’amore e la fiducia di una madre, anche se adottiva, nei confronti della propria figlia. L’interprete di Alessio, Timofei Baranov, dal Progetto “Fabbrica” Young Artist Program, anche se non molto presente vocalmente, non è mai passato inosservato sulla scena, grazie alla sua collaborazione sia col coro che con i ballerini.
Magistralmente preparato dal maestro Roberto Gabbiani è il coro, protagonista indiscusso, che è sempre presente e che commenta le azioni dei vari personaggi sulla scena.

L’atmosfera sognante che impregna l’intera opera è stata resa possibile anche al lavoro minuzioso della regia di Giorgio Barberio Corsetti che spoglia la scena di molti dettagli, ambientando la vicenda in un mondo interiore, immaginario e fa “giocare” i protagonisti con delle bambole che li rappresentano e attraverso le quali sfogano le proprie emozioni. Contemporaneamente, sullo sfondo vi erano degli interventi video di Gianluigi Toccafondo, come se sulla scena ci fossero stati dei “fantasmi” sempre presenti. Nel complesso la rappresentazione ha riscosso un visibile successo, testimoniato dalle continue ovazioni agli interpreti, così come al coro e all’orchestra.
Sara Feliciello
Roma, 25 febbraio 2018