“O patria mia”: come può essere più intensa quest’aria se non cantata da una coreana, che ha lasciato il suo paese per inseguire il sogno di diventare una stella della lirica? E’ il caso di Sae Kyung Rim, giovane primadonna, allieva della leggendaria Leyla Gencer, che ha legato il suo nome a quello di Aida e di Madama Butterfly. Voce ampia, brillante in acuto, ma anche capace di pennellate liriche, unite ad un carisma di dolce risolutezza e un temperamento che unisce il calore sudcoreano e la passione italiana. La Corea ha dato al mondo dell’opera dei nostri giorni moltissimi talenti, a partire da Sumi Jo. Come ti spieghi l’amore dei coreani per la cultura operistica e quali sono le difficoltà per una cantante asiatica nell’affermarsi nel panorama occidentale?
In Corea c’è una buona scuola per la musica: si studia la musica nelle scuole e quasi tutti sanno suonare uno strumento. Io personalmente volevo diventare una pianista, ma mio zio che era un bravo pianista e un bravo insegnante, ha capito che la mia strada era quella di diventare una cantante. Studiare la musica da piccoli aiuta a trovare il talento musicale. Poi ognuno sceglie la propria strada: direttori, strumentisti, cantanti. Ovviamente questo dipende anche dal destino, dal carattere e dagli incontri che fai, come insegnanti o anche persone che ti aiutano a trovare un lavoro. Per me diventare una cantante è stata la stessa cosa: ho scoperto che la mia voce funzionava. La difficoltà per noi asiatici confrontandoci con la realtà europea non c’è, esiste solo la difficoltà ad ambientarsi in un mondo nuovo, ma avviene la stessa cosa per gli occidentali che si trovano in Asia.
Hai appena interpretato Leonora, un ruolo difficilissimo che hai debuttato del 2015: come è cambiata la tua Leonora, in cosa sei cresciuta (vocalmente e interpretativamente)?
Leonora è veramente un ruolo difficilissimo sia dal punto di vista vocale che da quello interpretativo. Sono cresciuta dal 2015: la voce è diventata molto più voluminosa e drammatica, in particolare nella zona centrale. Interpretativamente cerco di fare sempre il meno possibile, perché penso che la semplicità vinca sempre. Il silenzio parla molto di più del grido….è una cosa che sto capendo sempre di più. Non cerco di creare io la drammaticità, ma di lasciarla creare al personaggio e alla musica stessa.

Aida è il tuo ruolo più significativo…chi è la tua Aida e come cambia a seconda degli allestimenti diversi?
Per me Aida è Maria Chiara e Leyla Gencer: sono diverse ma grandissime. C’è sempre qualcosa da imparare da loro. Dal punto di vista scenico per me cambia solo quello che c’è intorno a me, le scenografie e le regie, ma io rimango la stessa….me stessa.
A differenza del pensiero comune, Aida è un ruolo teatralmente molto difficile: come hai creato questo ruolo dal punto di vista scenico, in confronto con gli allestimenti più diversi (Fura, Zeffirelli…etc…)
Se riesci a tirare fuori le tue emozioni, quelle che riesci a trovare dentro di te, queste si rispecchiano in qualunque regia o allestimento tu abbia intorno. Non devi cambiare nulla, almeno io la penso così…

L’allestimento del New National Theatre di Tokyo è quello di Zeffirelli del 1998: quali sono le suggestioni di un allestimento ormai storico e imponente?
Sono onoratissima di fare questo allestimento storico del Maestro Zeffirelli. Inoltre con questa produzione si festeggeranno i vent’anni di attività del New National Theatre di Tokyo. Mi ricordo quando vidi questa produzione per la prima volta…mi colpì tantissimo. Soprattutto cantare in Giappone è raro per una coreana, ed essere inoltre la protagonista. Sarò la prima Aida coreana in Giappone. Tra Corea e Giappone i rapporti non sono il massimo, ma i giapponesi si sono dimostrati molto nobili e hanno accettato di scegliere un’artista per la sua bravura artistica, ignorando le difficoltà della storia. Apprezzo moltissimo questa cosa che hanno fatto i giapponesi e voglio dimostrare che per la cultura, per l’arte e per la musica, non ci sono muri di divisione, guerre….siamo tutti una famiglia!

Aida è stato uno dei ruoli più significativi della tua maestra Leyla Gencer: hai ricevuto da lei dei consigli nello studiare questo ruolo?
La Signora Gencer mi diceva sempre: “non fare la voce coreana!”. Io mi offendevo perché anche lei non era italiana, era turca, e quindi non capivo che male c’era nel fare la “voce coreana”. Ora capisco cosa voleva dire: intendeva uscire da sé stessi, diventare quel personaggio. Non importa essere coreani o italiani o turchi. Prossimamente per esempio debutterò Abigaille, ad Atene, e voglio trovare la “mia” Abigaille, pur ascoltando le grandi come Ghena Dimitrova o Maria Guleghina. Voglio creare un personaggio che sia vicina ai miei sentimenti, con la mia voce…una visione unica, nuova, personale. La sto preparando con molta attenzione e con molto impegno. Su Aida non mi ha dato dei consigli in particolare, ma lei era molto attenta al portamento. Inoltre poneva una grande attenzione al testo e alla sua pronuncia, e ai piani, che erano la sua specialità. Questo mi ha trasmesso: la ricerca dei colori nella voce.

La Gencer non cantò mai il ruolo di Abigaille, ma fu comunque regina nei ruoli del Primo Verdi: c’è qualcuna di queste opere che ti piacerebbe interpretare o in generale ruoli di Belcanto…
Ho sempre sperato un giorno di poter cantare Elvira in “Ernani”, Odabella in “Attila”, Lucrezia Contarini ne “I due Foscari”. In questo momento il ruolo invece che sento molto vicino è Norma, vorrei affrontarla con tutto il cuore e con il peso giusto della mia vocalità, che la musica richiede. Oggi molti soprani leggeri cantano questo ruolo, ma non colgono l’essenza completa di questo drammatico ruolo, ma solo la parte più strettamente vocale.
Prossimi impegni
Dopo questa Aida al New National Theatre di Tokyo e il debutto come Abigaille in “Nabucco all’Odeo di Erode Attico ad Atene, tra i prossimi impegni c’è “Madama Butterfly” al Festival di Savonlinna, in Finlandia, e Tosca a Seoul. Poi farò tredici concerti in tournée in Corea. Dopo sarò a Dortmund per Liù in “Turandot” e Madama Butterfly.
Grazie a Sae Kyung Rim e In bocca al lupo!
Francesco Lodola