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©Ramella&Giannese – Edoardo Piva

Il Teatro Regio di Torino ha riaperto le porte, ormai per la quarta volta, al “Progetto Opera Barocca”, l’attesissimo programma che prevede l’inserimento, nella stagione operistica, di, appunto, un’opera barocca; così dopo il Giulio Cesare di Händel, il Dido and Æneas di Purcell e L’incoronazione di Dario di Vivaldi, è giunto il momento de L’Orfeo di Monteverdi. La “favola in musica” del compositore cremonese, rappresentata per la prima volta al Palazzo Ducale di Mantova nel lontano 1607, è considerata origine del teatro lirico, e non era mai stata allestita sul palcoscenico sabaudo; è chiaro che, con dei prerequisiti tali, fosse inevitabile che venisse a crearsi quel clima di attesa e aspettativa da apertura di stagione, e difficilmente questa produzione può aver
deluso anche il più esigente melomane, o il più accanito verista, che spesso esce
tediato dalle rappresentazioni barocche.

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©Ramella&Giannese – Edoardo Piva

La regia, firmata da Alessio Pizzech, ha sicuramente contribuito nel rendere lo spettacolo saldo non solo musicalmente, ma anche scenicamente, senza stravolgere
la trama del libretto (comportamento del quale le opere barocche sono spesso vittime), ma senza per questo risultare prevedibile o scontata, tutt’altro: Pizzech ha dato vita ad una produzione curata nei minimi dettagli, nella quale è emersa un’eleganza dettata dal perfetto equilibrio tra quella che è la fiaba nel suo aspetto più nudo, e quella che è invece la vicenda densa di passione, segnata dallo scorrere del tempo, carica di momenti poetici e scuri come la morte di Euridice, il passaggio nell’Inferno, o l’ultimo fatale sguardo di Orfeo ad Euridice.
L’eleganza e la poesia sono perfettamente resi anche dalle scene lignee, imponenti ed
armoniose di Davide Amadei, dalle teatrali luci di Andrea Anfossi, e dai raffinati
costumi di Carla Ricotti.

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©Ramella&Giannese – Edoardo Piva

Ottimi anche i ballerini, con la coreografia di Isa Traversi, specialmente in una scena
da vero colpo di teatro come quella delle anime che lottano invano per resistere alla deportazione nell’inferno attraverso il fiume Stige, sulla barca del traghettatore
Caronte.
Sul versante musicale l’Orchestra del Teatro Regio, con cui ha partecipato
l’Ensemble strumentale La Pifarescha, hanno seguito perfettamente il Maestro
Antonio Florio, al debutto sul podio torinese, in piena sintonia di pensiero con la regia, riuscendo a creare quell’armonia ed equilibrio perfetto, e si potrebbe dire inusuale, tra fiaba e passione, tra il mero recitar cantando e le armonie più complesse ed elaborate.
Il protagonista, Orfeo, è interpretato da Mauro Borgioni, baritono dal timbro e dalle
sonorità chiari, potenti e puliti; sicuro nelle agilità, sciolto e coinvolgente
scenicamente, riesce a creare un personaggio vero, intimo e dalle umane passioni per
l’intero suo percorso evolutivo.

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©Ramella&Giannese – Edoardo Piva

Roberta Invernizzi è il soprano che ha ricoperto i ruoli della Musica e
Proserpina riconfermandosi così barocchista di riferimento, per l’eleganza nell’emissione e nel portamento, e per la sicurezza tecnica.
Doppio ruolo ricoperto anche dal mezzosoprano Monica Bacelli, nei panni della Messaggera e della Speranza, a cui non è mancata presenza scenica, ma è emersa una certa stanchezza nell’emissione, specialmente delle note più gravi, pur mantenendo alta la qualità generale dell’esibizione, specialmente nella potenza e nella rotondità del suono.
Terzo soprano protagonista, Francesca Boncompagni nel ruolo di Euridice, che spicca per la bellezza cristallina della voce.
Estremamente convincente il Caronte del basso Luigi De Donato, ottimo nella fondamentale imponenza scenica che il ruolo richiede, e che in questo caso si ritrova anche nella corposità vocale.
Analogo discorso per il Plutone del basso Luca Tittoto, dal timbro ancora più nobile
e raffinato.

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©Ramella&Giannese – Edoardo Piva

Corrette e piacevoli anche se a tratti impersonali, le parti di fianco, a cominciare dal tenore Fernando Guimarães nel doppio ruolo di Apollo e del Primo pastore e proseguendo col soprano Leslie Visco nel ruolo della Ninfa; col tenore Joshua
Sanders nei ruoli dell’Eco e del Secondo spirito; col tenore Luca Cervoni nel ruolo del Primo spirito e del Secondo pastore; col contralto Marta Fumagalli nel ruolo del Terzo Pastore; e col basso Enrico Bava nei ruoli del Quarto pastore e del Terzo spitito.
In generale è emerso uno spettacolo di altissimo livello, che sicuramente verrà
ricordato a lungo tra i tanti “prodotti” dall’istituzione sabauda; completo su tutti i fronti, catalizzatore non solo dell’attenzione e dell’interesse del pubblico, compresa una numerosa schiera di giovani, ma anche dell’entusiasmo, come dimostrato dagli
scroscianti applausi a fine spettacolo.

Stefano Gazzera

Torino, 18 marzo 2018

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