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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

“Le Nozze di Figaro” è un’opera di alchimie perfette, in cui il rapporto tra i personaggi è costruito con grande equilibrio, e come tutti i grandi matrimoni è un equilibrio che si può spezzare con facilità. Quindi l’alternarsi di più cantanti in un ruolo va a modificare l’insieme armonico e le relazioni con gli altri cantanti.

Questa volta al Teatro Filarmonico di Verona questa sfida è stata vinta, e il merito va soprattutto al paradigmatico spettacolo di Mario Martone, qui ripreso da Raffaele Di Florio. Un allestimento storico ormai, con le scene di Sergio Tramonti e i costumi di Ursula Patzak, che è moderno grazie ad una vivacità teatrale e attoriale, difficile da riscontrare in messinscene definite all’avanguardia.

Sesto Quatrini si è dimostrato guida ideale, capace di riprendere qualche sfasamento tra buca e palcoscenico, con gesto sicuro e senza mai perdere di vista il senso musicale.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Confermiamo i positivi giudizi sull’Antonio di Dario Giorgelè e sul Don Curzio del brillante Paolo Antognetti. Pregevole la Barbarina di Lara Lagni. Bene anche il Don Basilio di Bruno Lazzaretti e il glorioso Bartolo di Bruno Praticò. Esilarante e simpatica la Marcellina di Francesca Paola Geretto, voce sonora, ottima tecnica e verve da vera attrice di prosa.

Si conferma la bravura di Christian Senn, Conte di nobile figura e di nobile canto, morbidissimo nella richiesta di perdono finale.

Convincente Francesca Sassu, che avrebbe voce ideale per il ruolo, ma che persegue un oscurimento innaturale, che non le facilita l’ascesa all’acuto.

Veniamo alle tre novità della serata:

LeNozzeDiFigaro_030418_FotoEnnevi_VALE6918_20180403Raffaella Lupinacci è un ottimo Cherubino, che sa ispirare simpatia con la sua bella attorialità e con la sua voce di buon volume e di timbro caldo, che ha modo di sfoggiare intensamente in “Voi che sapete che cosa è amor”.

Il Figaro di Riccardo Fassi. Un Figaro che avrà un grande futuro, grazie a presenza scenica già sapiente (a cui giova anche un fisico ideale), e vocalità importantissima. A Fassi non manca la capacità di accentare e quindi siamo sicuri che una assidua frequentazione del ruolo, lo porteranno a diventare un interprete di ottimo spessore, come ieri sera ha già dimostrato.

Susanna era la bella Hasmik Torosyan: bella e brava, capace di lucenti morbidezze vocali e brillantezza in tutta la gamma. Il mezzo vocale è di bel peso e soprattutto di colore affascinante, con bagliori di luci, ma anche di zone ambrate, timbricamente coinvolgenti. Anche l’attrice è spigliata, e mostra soprattutto il lato più dolce e malinconico del personaggio.

Francesco Lodola

Verona, 3 aprile 2018

Foto Ennevi per Gentile concessione Fondazione Arena di Verona

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