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©Roberto Ricci

La Traviata ha chiuso la stagione operistica di Trento – Bolzano “OPER.A 20.21”, organizzata dall’Orchestra Haydn.
Molto spesso oggi ci siamo abituati ad assistere a produzioni della Traviata con una visione amara e cinica, e quella bolzanina non si è differenziata da ciò. Si tratta di una nuova produzione, realizzata in collaborazione con il Teatro Regio di Parma (è già andata in scena a Busseto), il Teatro Comunale di Bologna, la Fondazione Haydn Stiftung e il Landestheater Coburg. Ci accoglie una Traviata ambientata in una società moderna, con tutti i suoi problemi e le sue emozioni, mai realmente mostrate agli altri. Il visionario giovane regista Andrea Bernard ha donato un volto però inedito a Violetta, Alfredo e a tutta l’alta società Parigina. Il primo atto si apre con una galleria d’arte, dove la nostra protagonista mette all’asta i propri quadri e li vende a ricchi compratori. Colpisce la scenografia minuziosa e accurata in ogni sfaccettatura, così come i movimenti delle comparse e dei ballerini. Il clima di tutta l’opera è un clima di tensione ed angoscia, diverso sicuramente dalle altre Traviate messe in scena.

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©Roberto Ricci

Il personaggio di Violetta Valery è interpretato dal soprano Isabella Lee che in più occasioni si è cimentata in questo ruolo, anche nella stessa produzione portata in scena al Festival Verdi nel 2017, nella raccolta cornice del Teatro Verdi di Busseto.
La voce della Lee è limpida e pulita, il fraseggio è molto curato e riesce a sfumare in modo impeccabile. “Amami Alfredo” è stato cantato con grande impeto e struggimento e
l’Addio del passato, ha portato alla luce il punto di forza della cantante, ossia dei sotenuti pianissimi. Trattandosi di un’aria molto attesa la Lee ci ha dimostrato di saper padroneggiare le dinamiche in maniera impeccabile, ottenendo una buona qualità interpretativa.  Per quanto riguarda l’impegno attoriale nulla da ridire: sia lei che gli altri nostri due protagonisti hanno saputo dimostrare di essere all’altezza di quella che si è dimostrata essere una produzione teatralmente molto impegnativa.

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©Roberto Ricci

Accanto a cotanta Violetta troviamo l’innamorato Alfredo Germont interpretato da Raffaele Abete, il quale già un tenore affermato nel mondo della lirica e ci ha regalato anche in questa occasione una performance senza pecche: una voce dallo squillo baldanzoso e ben calibrato e un’interpretazione eccellente. Il tenore ha dovuto confrontarsi con un Alfredo diverso da quelli a cui siamo abituati, forse più vicino all’Armando del romanzo di Dumas figlio, ma intriso di un forte cinisco. Infatti, dopo aver usato l’amore di Violetta come scala per giungere l’alta società Parigina, nel momento della morte dell’amata, la lascia sola in balìa delle sue paure.
La volontà di Bernard è quella mi mostrare che entrambi i protagonisti, sono vittime del conformismo sociale, non sono in grado di dimostrare l’uno all’altro i propri sentimenti e cercano nel loro rapporto amoroso una via di fuga alla solitudine che li circonda.

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©Roberto Ricci

Il personaggio che non cambia è proprio il padre Giorgio Germont, amato e odiato, ma che in questa visione è il “buono della storia”. Il suo interprete, il baritono Marcello Rosiello, ha donato al personaggio una vitalità e una giovinezza inedite. Anche vocalmente la sua prova è stata convincente, nonostante qualche segno di stanchezza nell’aria “Di Provenza il mar, il suol”. Qui Germont è il mediatore della storia, quello che riporta Alfredo alla realtà e lo rende consapevole delle sue azioni, ed è proprio questo che fanno la voce e l’interpretazione di Rosiello: calde, sicure e pacate mostrano l’amore di un padre nei confronti del figlio, che sta smarrendo la strada di casa.
Affiancano i protagonisti Carlotta Vichi nel ruolo di Flora Bervoix, Alice Molinari come Annina, Carlo Checchi come Barone Douphol e Enrico Marchesini come il Dottor Grenvil.

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©Fondazione Haydn

Alla guida dell’Orchestra Haydn troviamo la direzione magistrale della bacchetta del maestro Sebastiano Rolli che ci ha regalato grandi emozioni. Una cosa sicuramente molto apprezzabile è stato l’apertura di tutti i taglia: nel primo atto la secondo strofa di “Ah, fors’è lui”, la seconda strofa dell’Addio del passato” e della cabaletta di Germont. Ottimo il coro Ensemble Vocale Continuum diretto da Luigi Azzolini.
a Traviata 20.21 è il simbolo di un’epoca frammentaria e asettica. “L’asta dei sentimenti”, come lo nomina lo stesso regista è un titolo più che azzeccato: proprio qui Violetta vende il suo amore per denaro, proprio qui Alfredo compra la solitudine di Violetta sostituendola con un finto amore utile per lui e per lei e proprio qui viene sottolineata la componente cinica dell’amore e della scalata al potere che non è solo propria della nostra generazione, ma di tutti i tempi.

Cornelia Marafante

Bolzano, 21 aprile 2018

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