I Lombardi [1703]
©Ramella&Giannese
A distanza di quasi un secolo (novantadue anni, per l’esattezza), torna ad essere
rappresentato sul palcoscenico sabaudo la quarta opera verdiana in ordine di
composizione, ossia: “I Lombardi alla prima crociata”; un’assenza, a parer di molti, ingiustificatamente lunga per un’opera con pagine di musica di altissimo livello, ed ancor più, scrigno di alcuni dei brani più conosciuti del cigno di Busseto.
Nonostante le prerogative, quest’opera, non solo al Regio ma in generale nei teatri
lirici del mondo, ha visto fin’ora poche rappresentazioni, ed ha spesso portato con
una certa diffidenza la testimonianza del primo Verdi , soffrendo forse il paragone
col Nabucco, suo predecessore, ma con ferma sicurezza si può affermare che questa produzione rimarrà nei ricordi dei presenti come alcune tra le più musicalmente riuscite non solo dell’attuale stagione, bensì di molte addietro.
La precisazione sopra fatta della riuscita musicale è tutt’altro che casuale, in quanto
si è delineata una vera e propria frattura abissale tra quello che ha riguardato lo
spettacolo nell’aspetto appena citato, e nell’aspetto registico/scenografico, e più in
generale visivo.

I Lombardi [1979]
©Ramella&Giannese
Essendo, personalmente, fortemente contrario alle regie moderne senza un filo
logico nel rispetto del libretto, spesso tipiche del Regietheater, nel vedere le
immagini illustrative di presentazione di questo spettacolo, io, come anche i più
tradizionalisti, siamo entrati in teatro con le migliori intenzioni, felici della presunta
possibilità di godersi uno spettacolo raffinato, e soprattutto senza astronavi, ospedali psichiatrici e chi più ne ha più ne metta, ma si è potuto constatare, ahimè
rapidamente, che l’eleganza delle semplici ed essenziali scene firmate da Jean-Guy
Lecat, erano completamente annullate dall’operato di Stefano Mazzonis di Pralafera, firmatario di una regia pressoché inesistente, di una sorprendente noia, nella quale la maggior parte dei movimenti (quei pochi che c’erano) sembravano lasciati completamente al caso, tanto da apparire superficiali, inconcludenti e a tratti totalmente inutili, e nella quale è emersa la totale incapacità di disporre le masse in scena. Unico punto, per così dire, brillante, è stata la sostituzione della battaglia al IV atto, con la proiezione della scena della carica dei cavalieri Teutoni durante la battaglia del lago ghiacciato, tratto dal film sovietico “Aleksandr Nevskij” del regista Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, tra l’altro con un’ambientazione completamente discordante rispetto a quella palestinese nella quale si svolge in realtà la vicenda del IV atto. Non disturbano le luci di Franco Marri, mentre risultano curati ed elaborati i costumi di Fernand Ruiz, seppur sia difficile trovarne un collegamento con gli abiti che
dovrebbero essere propri ai popoli presenti nell’opera.

06_Lombardi
©Ramella&Giannese

Sul versante musicale, come già accennato, la qualità è invece ben altra, a cominciare dal direttore d’orchestra Michele Mariotti, che torna a calcare il podio torinese dopo I Puritani dell’aprile 2015, portando a casa un altro meritato successo, frutto di un’orchestrazione attenta ad ogni dettaglio, incisiva, sempre pronta a curare il prezioso equilibrio tra golfo e palcoscenico, e l’orchestra del Teatro Regio di Torino, in questo, lo segue perfettamente. Eccellente la performance del coro del Teatro Regio di Torino, importante e
frequente presenza nella partitura, diretto dal Maestro Andrea Secchi.

Per quanto riguarda i cantanti solisti, si delinea ancora un’altissima qualità musicale,
a partire dalla vera trionfatrice della serata: Angela Meade.
Il soprano americano plasma una Giselda di rara sicurezza vocale, nonostante
l’impervietà della partitura, dando sfoggio di una voce potente, luminosa, che passa
sempre l’imponente muro di suono dell’orchestra; una voce dominata da una tecnica
salda, che le permette di raggiungere senza alcuna apparente difficoltà gli acuti più
estremi, curando ugualmente le dinamiche, con dei meravigliosi pianissimi.

09_Lombardi
©Ramella&Giannese

Altro trionfatore è il tenore Francesco Meli, che dopo le sue ultime performance torinesi del 2013 come Nemorino e successivamente del 2014 come Rinuccio, torna sul palcoscenico sabaudo con un repertorio ben più ampio e “pesante”, e benché
alcune scelte artistiche possano essere condivise ed apprezzate, o meno, non si può far altro che constatare l’ottimo livello del suo Oronte, in cui, nonostante qualche
leggero problema su un paio di acuti, si esalta la bellezza timbrica di una voce ancora sempre fresca, che ha piena consapevolezza di sé stessa, e per questo sapientemente mai scurita o appesantita, e soprattutto in cui emerge una grande cura
nella parola e nel fraseggio.

I Lombardi [2098]
©Ramella&Giannese
Il basso-baritono Alex Esposito è invece un Pagano vincente sulla scena, che
sottolinea e cura l’evoluzione psicologica e umana del personaggio, mentre lascia alcune perplessità a livello vocale: la voce è potente, e dal piacevole ed elegante timbro che ancora una volta lo rende e lo contraddistingue perfetto e pregiato interprete mozartiano, ma in questo ruolo sembrerebbe emergere una volontà di scurire la voce.
Antonio Di Matteo è invece un Pirro di lusso, in cui affascina non solo l’imponente presenza scenica, ma anche la bellezza del timbro scuro, ma mai scurito, e soprattutto di grande eleganza.
Ottimi soprattutto per squillo e sicurezza tecnica il tenore Giuseppe Gipali nel ruolo di Arvino, e il soprano Lavinia Bini nel ruolo di Viclinda.

12_Lombardi
©Ramella&Giannese

Completano il cast, in linea con la qualità dei protagonisti, il basso Giuseppe Capoferri nel ruolo di Acciano; il tenore Joshua Sanders nel ruolo del Priore della città di Milano; ed il soprano Alexandra Zabala nel ruolo di Sofia.
In piena tempesta politico-amministrativa ai vertici del Teatro, dopo un bellissimo
ritorno musicale di un’opera così poco conosciuta e rappresentata, gli occhi sono tutti puntati sul neo-eletto Sovrintendente William Graziosi, e sulla presentazione della nuova stagione 2018-2019, che si spera avvenga entro maggio, ma di cui ancor nulla
si sa, e che permetterà di capire la direzione presa dai rinnovati vertici.

Stefano Gazzera

Torino, 28 aprile 2018

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