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©Bettina Stöß

La Deutsche Oper di Berlino propone un cartellone che sembra una grande festa dell’opera, che ogni sera prende vita sul prestigioso palcoscenico tedesco, certe volte con messinscene ardite e Rigoletto è l’opera che meglio si presta ad una diversa interpretazione e giovedì 3 maggio la Deutsche Oper sembra averci dato dimostrazione di ciò. L’opera di Verdi alla Deutsche Oper è diversa dal solito, più moderna e a tratti più colorata. Il colore “violento” dato dalle luci, infatti, assume un importante significato: rappresenta i diversi stati d’animo dei protagonisti, a partire da Rigoletto. Le scene cambiano, la regia è innovativa, ma la storia è sempre la stessa: il tentativo di un padre di preservare la figlia dalle cattiverie del mondo, l’amore sincero di una giovane fanciulla e quello più fisico di un uomo potente, la disperazione per la perdita della persona amata. Questo alla fine è Rigoletto. Musicalmente e scenicamente tutte le dinamiche drammaturgiche hanno avuto discreta realizzazione.

 

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©Bettina Stöß

Il regista Jan Bosse ha voluto provare però qualcosa di diverso: la storia di Rigoletto è come se si svolgesse tra gli spettatori. Il regista elimina infatti un reale confine tra pubblico e palcoscenico sin dal I atto, quando l’azione si svolge su una struttura fornita di poltrone proprio come quelle di un teatro, il tutto illuminato come in una discoteca. Anche l’incontro a casa di Rigoletto fra il conte di Mantova e la protagonista Gilda si svolge in una struttura che prende forma da quelle poltrone. Il “Rigoletto-intrattenitore”, dunque, diventa “Rigoletto-spettatore” che vive la sua tragedia tra i presenti, che si rivolge al pubblico per sfogare la propria disperazione e il proprio dolore. Una regia che convince e a tratti sorprende. Le scene sono a firma di Stéphane Laimé, mentre i costumi sono di Kathrin Plath.

 

Buona performance dell’orchestra della Deutsche Oper Berlin diretta dal Maestro Guillermo García Calvo. L’unica pecca: un’acustica non perfetta, che a volte non permette un apprezzamento totale dell’opera verdiana. Un grande plauso inoltre al coro del Maestro Jeremy Bines, che non solo convince per la sua presenza scenica, ma anche per la grande interpretazione canora.

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©Bettina Stöß

 

Il Rigoletto di Simon Keenlyside convince per diversi motivi. In primo luogo, per la sua voce potente che si coniuga alla perfezione con un’ottima interpretazione. Kennlyside è in grado di conferire grande volume interpretativo alla figura di Rigoletto, non solo nell’ultimo atto, il più drammatico, ma dall’inizio fino al termine dell’opera. In lui ci sono amore, odio, vendetta e paura, sentimenti resi perfettamente dalla voce del baritono inglese.

La Gilda di Albina Shagimuratova è un personaggio timido che diventa coraggioso piano piano. E anche se all’inizio risulta poco convincente, nel corso della recita la sua voce diventa sempre più sicura e cristallina.

 

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Anche il tenore Stephen Costello convince il pubblico con la sua interpretazione del Duca di Mantova. Costello rappresenta alla perfezione il giovane affascinato da una fanciulla innocente, ma al contempo innamorato della vita e che non ha paura di ferire gli altri. Ottima l’interpretazione della Canzone “La donna è mobile”, ma per tutta l’opera Costello ha mantenuto una voce chiara e brillante.
Un ultimo commento va alla coppia Tobias Kehrer (Sparafucile), dalla voce scura e imponente, e Judit Kutasi (Maddalena/Giovanna), dalla voce armonica e piena. Ricordiamo Derek Welton (Conte di Monterone), Byung Gil Kim (Conte di Ceprano), Nicole Haslett (Contessa di Ceprano), Sam Roberts-Smith (Marullo), Paul Kaufmann (Matteo Borsa), Dean Murphy (Usciere di corte) e Meechot Marrero (Paggio della duchessa).

 

 

 

Un grande applauso ha salutato al termine della recitata tutti gli interpreti..

Pia Lombardi

Berlino, 3 maggio 2018

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