Ci sono voluti parecchi anni per avere la forza di aprire questo foglio Word e per mettere per iscritto quest’idea che mi bazzicava in testa fin da quando ho iniziato la collaborazione con Francesco e con Ieri, Oggi, Domani, Opera!
Per mi non mi conosce, mi chiamo Giorgia e sono co-founder di questo meraviglioso blog, che dal 2011 ha portato a me e a Francesco molte soddisfazioni e emozioni che speriamo di accrescere nei prossimi anni. Se non mi conoscete è perché di solito io non scrivo mai, ma rimango nel backstage a modificare grafiche e controllare che tutto funzioni, per offrirvi sempre qualcosa di nuovo e far conoscere l’Opera a più persone possibili… perché un’arte così grande non può morire, una musica così bella non può e non deve scomparire. Sono il cervello che inventa certe rubriche, sono quella a cui Francesco scrive se non è sicuro di quello che vuole fare… anche se le sue idee sono sempre meravigliose e il mio parere non gli servirebbe per niente!
Ma il motivo per il quale mi presento ora davanti a voi e per portare per una volta la mia esperienza con il mondo operistico, il mio amore sempre in crescita che riesce a portarmi in un altro mondo sebbene possieda poche informazioni. E’ per questo che spero che quello che è successo a me succeda ad altri ragazzi che ancora non conoscono e non apprezzano quella che è stata ed è la CULTURA della nostra nazione. E’ per questo che ho creato Ieri, Oggi, Domani, Opera!
Voglio essere onesta con voi.
Io di opera non ne sapevo niente, forse avevo sentito qualche melodia qua e là nelle pubblicità in TV, ma che non avrei mai collegato fossero per la maggior parte Ouverture di opere famose che in tempi recenti gli italiani canticchiavano. Io non lo sapevo.
Per me l’opera prima del 2010 era vedere Anna Netrebko in Pretty Princess con Anne Hathaway e Julie Andrews, era vedere le scenografie sparse per tutta Piazza Brà a Verona d’estate. Per inciso: per me era per sentito dire che la mia città avesse una delle stagioni operistiche più importanti al mondo. Ergo, io non sapevo nulla.
Non avevo mai varcato i cancelli dell’Arena per un’opera fino alla prima superiore. Ovvio che veronese DOC in Arena c’ero stata molte volte, ma per eventi pop. Bene, è stata proprio la prima superiore che mi ha fatto conoscere l’Aida di Verdi, la Carmen di Bizet, Il Barbiere di Siviglia di Rossini etc… nomi che io avevo già sentito ma di cui sapevo nessuna melodia (forse il Trionfo dell’Aida perché mio padre mi ha portato qualche volta al Bentegodi e aveva l’abbonamento a Sky Sport). In maniera profana qualcosa sapevo, ma nulla di più.
Iniziati gli studi al liceo musicale di Verona per il mio amore per la musica soprattutto contemporanea, conobbi Francesco. Mi ricordo ancora come…
Per chi conosce il Francesco “sociale” sa che è un ragazzo pacato e ben educato che sa bene i suoi obiettivi e sa anche come raggiungerli (O no?), ebbene, la prima volta che lo vidi era la ricreazione del nostro primo giorno al liceo, quel giorno in qui cerchi di conoscere quali saranno i tuoi compagni di avventure per i prossimi cinque anni, quel giorno in cui da brava quattordicenne ti fai mille pregiudizi, sapendo già che “quella ti sta antipatica” ma che poi ti rendi conto che sarà la tua “partner in crime”. Bando alle ciance, Francesco era fuori dalla porta dell’aula, vicino ad una pianta, da solo. Fermo immobile ad aspettare che la ricreazione finisse per ritornarsene al sicuro nel suo posto. Qualche giorno dopo devo dire che caro Francesco mi avevi un po’ impietosito, anche se con il passare degli anni ho capito che in realtà te ne stavi bene da solo e che ci stavi dando delle capre a tutti 😀 Parlando con quel giovane Francesco (che vecchio non è, ma sappiamo che dentro è un po’ un uomo d’altri tempi), che non aveva mai perso una stagione areniana da quando è nato, ho scoperto cos’era l’opera.
Nell’estate 2011 c’è stata la mia prima volta in Arena… e non poteva non essere l’Aida di Giuseppe Verdi. La mia passione per l’Antico Egitto e la curiosità mi ha spinto a scegliere quest’opera che mai dimenticherò. Un po’ per la durata (diciamo che come prima volta mi sono resa conto che la storia nel melodramma ha una sua durata… ammetto che all’inizio del III atto la mia concentrazione s’era andata a far benedire dal Dio Fthà) e un bel po’ per la storia che Francesco mi spiegava molto dettagliatamente fra una mini-alluvione e l’altra. Tra una pausa e un’altra ho scoperto come molte delle melodie che sentivo per la tv o radio venivano da questo mondo, ho scoperto la potenza di una voce (mitica Hui He in Aida in quella recita) e di un’orchestra insieme. Sono uscita canticchiando Celeste Aida e tutt’ora è ancora uno dei brani della mia playlist.
Ciò che voglio dire è che quando io conobbi l’opera come forma d’arte espressiva di vari compositori e librettisti, avevo la bellezza di 15 anni. Se io a quell’età sono riuscita a farmi venire la curiosità di saperne ancora sul melodramma tanto da chiedere e spremere Francesco di tutti i suoi libretti, di obbligarlo a portarmi a teatro con lui …. Perché non può un ragazzo di quindici anni farlo adesso? Perché non può la scuola, QUALSIASI TIPO DI SCUOLA insegnare a non dimenticare ciò che il melodramma è significato per gli italiani?
Perché il “Va pensiero” non è soltanto l’inno di un partito politico, perché l’Ouverture del Barbiere di Siviglia non è solo la pubblicità dei Cheerios, e che il Trionfo dell’Aida non è una melodia nata allo stadio.
E’ bello a mio parere vedere come queste grandi composizioni si sono introdotte all’interno della vita quotidiana, ma non dobbiamo dimenticare da dove vengono, e del perché sono state scritte.
Tutti conoscono l’Aria della Regina della notte del Flauto Magico di Mozart, ma pochi sanno che deriva da quest’opera meravigliosa. Vogliamo veramente privare i giovani di ascoltare Bizet, Mascagni, Verdi, Puccini, di piangere con la Norma di Bellini, di immedesimarsi nell’amore di Aida per Radames, di gioire con la giovinezza della Bohème… insomma vogliamo davvero dimenticare ciò che l’opera è per il nostro paese? Vogliamo davvero dimenticare la potenza espressiva di Puccini e di Verdi?
Per me è un mondo che comunque si è appena aperto, scopro quel compositore che mi piace e quello che non mi piace, rivivo un mondo che respira di storia e di vita… entrare a teatro è come essere immersi nel tempo, e questo non vuol dire non ricercare il progresso e lo sviluppo storico… vuol dire proteggere ciò che ci hanno lasciato, come proteggiamo i grandi quadri di pittori famosi, o grandi monumenti … perché non possiamo farlo anche con la musica? Operista, sinfonica, cameristica che sia.
Esperta come voi non lo sono, tutte le trame dei libretti non le so, a volte non so neanche in quanti atti un’opera sia divisa, non so neppure tutti gli scoop che sapete voi…ma solo entrare in Arena con quella brezza tipica di una sera d’estate e sentire l’orchestra che si accorda per iniziare non può che farmi salire la cosiddetta “pelle d’oca”.
Poi il gong rintocca l’ultimo colpo
le candeline si accendono
e la magia la magia dell’Opera inizia…
Giorgia Indipendenza
P.S. in tutto questo comunque io vengo dalla bassa di Verona.. ogni tanto mi capita qualcosa e se volete sapere cosa cliccate qui: https://gindependence.wordpress.com/