
Solo il festival mozartiano, con il ciclo delle tre opere italiane, ci separa ormai dalla conclusione della stagione 2017-2018 del Teatro Regio di Torino, che mai ci si sarebbe aspettati potesse essere
protagonista di vacillamenti e climi tesi dettati dagli inaspettati cambi ai vertici del teatro. Molti i successi, pochi gli insuccessi, e tra questa prima schiera si può indubbiamente includere l’allestimento, andato in scena nell’appena concluso maggio
sabaudo, del dittico “Il segreto di Susanna–La Voix humaine”, in coproduzione con l’Opéra Comique di Parigi; i Théâtres de la Ville de Luxembourg e l’Opéra Royal de
Wallonie.
Un abbinamento all’apparenza insolito, che ha in realtà visto più volte la luce sui palcoscenici del mondo, e che sorprende per la connivenza di elementi a tratti
opposti e a tratti perfettamente complementari, ma che riescono ugualmente a creare un appaiamento assolutamente riuscito, e per nulla forzato.
Il grande punto in comune che indubbiamente si può trovare tra le due opere, è la presenza, al loro interno, di un oggetto ciascuna: una sigaretta ed un telefono; o forse
bisognerebbe scrivere la sigaretta ed il telefono, perché questi due oggetti non si limitano ad essere il filo conduttore della trama, il fuoco attorno al quale i dialoghi si
muovono, ma arrivano ad essere elementi essenziali ed onnipresenti, veri protagonisti dell’opera. La prima parte della serata è dunque piacevolmente impegnata con “Il segreto di Susanna”, probabilmente l’opera, o meglio, l’intermezzo, più conosciuto del compositore italiano Ermanno Wolf-Ferrari.

Qui la freschezza della partitura, tanto rara tra i contemporanei di Wolf-Ferrari, è resa perfettamente non solo nei colori e nei tempi dell’Orchestra del Teatro Regio di
Torino, diretto da Diego Matheuz, ma anche nella regia firmata da Ludovic Lagarde,
curata, spiritosa e coinvolgente; nelle scene di Antoine Vasseur, caratterizzate da un
semplice appartamento di ispirazione razionalista, vivacizzato dalle luci color
pastello di Sébastien Michaud; nei costumi di Fanny Brouste, in linea con i suoi
colleghi appena citati; e soprattutto nell’interpretazione di un cast che si è distinto
non tanto dal punto di vista vocale (comunque già di ottimo livello), quanto da
quello strettamente attoriale, e scenico, in cui è emersa una cura minuziosa nella
creazione dei personaggi, leggeri e a tratti caricaturali, ma mai scontati, a cominciare
dal conte Gil, interpretato dal giovane baritono Vittorio Prato, al debutto sul
palcoscenico torinese; e dalla contessa Susanna, interpretata da una splendida ed
attesissima Anna Caterina Antonacci, che dopo tanti successi raccolti negli anni nel
capoluogo piemontese, torna a riscuoterne un altro meritatissimo trionfo, dopo la Carmen del giugno 2016. Deliziosa anche l’interpretazione del mimo Bruno Danjoux, nei panni del servitore Sante.

La seconda parte della serata vede invece la rappresentazione de “La Voix humaine” del compositore francese Francis Poulenc.
Qui, l’appartamento presente nel segreto di Susanna, viene mantenuto privo di colori, glaciale, e ne vengono mostrati però tutti e quattro i lati grazie ad un girevole, passando così dalla camera da letto, al bagno ed al salotto, ed opponendosi in questo modo alla staticità della trama, contribuendo al contempo a creare un clima di disorientamento ed un senso di incertezza crescente di pari passo con il dialogo telefonico.
Elle, ovviamente, è sempre Anna Caterina Antonacci, che se già nel ruolo di Susanna aveva ampiamente convinto, questa volta non può far altro che creare un’immedesimazione tra il pubblico, nei confronti del personaggio, tale da far scomparire la platea, l’orchestra, ed accompagnarti dritto nell’appartamento, solo assieme a lei, da spettatore non visto, che osserva pietoso ed impotente lo struggimento della donna;

tanta è la passione della Antonacci, da riuscire a creare quel magico silenzio assoluto, quella sospensione sul nulla e sul tutto che si crea solo con le interpretazioni più toccanti, tra la fine dell’opera e l’inizio degli applausi, scroscianti in questo caso.
Ottima anche in questa partitura l’orchestra del Regio, diretta dal maestro Diego
Matheuz.
Dopo una serata così ricca delle più varie emozioni, il prossimo appuntamento col
Teatro Regio di Torino è il 18 giugno, per la presentazione della stagione 2018-
2019.
Stefano Gazzera
Torino, 27 maggio 2018