
Lo scorso 16 giugno è andata in scena la quarta recita de “La Bohème” al Teatro Costanzi a Roma. Lo spettacolo a cura di Àlex Ollé, con scene di Alfons Flores, luci di Urs Schönebaum e costumi di Lluc Castells, ha riscosso nel pubblico romano una calorosissima accoglienza, nonostante non si trattasse di uno spettacolo “ tradizionale”. Il regista infatti, facente parte de “La Fura dels Baus”, un collettivo di artisti, ha deciso di tratteggiare la storia d’amore tra Mimì’ e Rodolfo nella abbandonata periferia parigina dei nostri giorni. Tale trasposizione temporale, non disturba minimamente il libretto, Infatti i sentimenti, le ambizioni e i pensieri dei personaggi potrebbero essere, ed anzi sono, i sentimenti di qualsiasi giovane odierno. il regista in questo modo non ha fatto altro che porre ancora maggiore accento sulla grandezza del genio pucciniano che ha creato nel 1896 un capolavoro che riesce oggi ad essere più attuale che mai: nella periferia egli inserisce tutti quelli che oggi chiameremo gli emarginati, vale a dire trans, prostitute e senzatetto, i quali potrebbero rappresentare oggi ciò che un artista bohèmien rappresentava nella società francese di fine 800. Inoltre alcune trovate registiche sono geniali, una su tutte l’idea di porre nel tramonto della vita di Mimì, l’alba di un nuovo amore che nasce, rappresentato da una coppia di giovani che si baciano sulle scale, laddove nel finale del primo quadro si erano baciati per la prima volta Mimì e Rodolfo.

Ma il successo della serata non sarebbe potuto essere così trionfale se ad animare una ottima ed intelligente regia non ci fosse stata una compagnia di canto superba, in cui spiccano i due protagonisti, Mimì, interpretata da Louise Kwong, proveniente dalla “fabbrica” del Teatro dell’Opera di Roma, e il Rodolfo di Ivan Ayon-Rivas , giovanissimo tenore peruviano. La Kwong ha un volume vocale notevolissimo, insieme ad un timbro estremamente gradevole e ad una piacevole presenza scenica, ha saputo dare corpo e voce egregiamente al romantico personaggio di Mimì. Speriamo di vederla di nuovo sul massimo palcoscenico romano. Il giovanissimo Ivan Ayon-Rivas è sorprendente, timbro brunito piacevolissimo e notevole squillo negli acuti, ha saputo ben usare i colori del proprio mezzo vocale e bucare la impervia orchestrazione pucciniana. Non meno degni di nota sono stati il Marcello di Alessandro Luongo e la Musetta di Valentina Naforniță, che oltre a rispecchiare fisicamente i personaggi, li hanno saputi caratterizzare vocalmente, con passione e varietà d’accenti.

Perfettamente integrati in una così affiatata compagnia sono lo Schaunard di Enrico Marabelli e il Colline di Gabriele Sagona. Degno di nota anche l’Alcindoro/Benoit di Matteo Peirone. La magnifica orchestra romana è stata guidata egregiamente da Henrik Nààsi , giovane e brillante direttore ungherese.
Nell’intervallo fra il secondo e terzo quadro, il Coro del Teatro dell’Opera di Roma, ha avuto il giusto plauso da parte del pubblico per la bellissima performance della scena del caffè Momus, insieme alla scuola di Canto Corale del Teatro, entrambi guidati dal preparatissimo Maestro Roberto Gabbiani.
Paolo Mascari
Roma, 16 giugno 2018