Con Turandot nell’allestimento di Franco Zeffirelli torniamo uno degli ultimi esempi di vero spettacolo areniano, che raccoglie la sorpresa degli spettatori, il loro applauso all’apertura della scena. E quando appare la reggia dorata davvero ti si apre il cuore per la sfolgorante bellezza, la poesia dei dettagli e l’armonia dei movimenti. Zeffirelli è un maestro nel saper creare l’attesa, un accumulo di energie, che poi sfocia in uno degli esempi  grandiosità più commuoventi nella storia del melodramma. Basterebbe solo questo spettacolo per dimostrare la genialità artistica e visiva di Zeffirelli. Sfolgoranti sono anche i costumi del premio Oscar Emi Wada, e le bellissime coreografie di Maria Grazia Garofoli. La regia era ripresa per l’occasione da Stefano Trespidi.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

La vera protagonista della prima di Turandot all’Arena Opera Festival 2018 resta la musica. E numerosi sono gli applausi a scena aperta, caloroso ed emozionato quello dopo la grande frase di Timur:”l’anima offesa, si vendicherà!”. Puccini vince sempre.

Un grande merito va anche a Daniel Oren, animato fin dall’interno da questa musica, in maniera quasi “sacerdotale”. Ogni piega, ogni vibrazione musicale ed emotiva prende vita. Per fare tutto questo bisogna anche in qualche modo “rischiare”, e Oren spinge l’orchestra alle dinamiche più estreme, riuscendo a realizzare davvero i quattro “p”, ma con una presenza di suono incredibile. Oren ama i cantanti che cantano bene e li sostiene in ogni momento, riuscendo anche a sbrogliare qualche momento di vuoto mnemonico dell’interprete di Liù. Con il Maestro israeliano si “fa” musica e si “fa” teatro: una dote pressoché unica. L’orchestra lo segue alla perfezione, così come il superbo coro diretto da Vito Lombardi. Bene anche il coro di voci bianche A.d’A.MUS diretto da Marco Tonini.

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All’altezza della situazione il cast, con alcune punte di diamante. Ricordiamo il Principe di Persia di Ugo Tarquini e il distinto Mandarino di Gianluca Breda, oltre che il veterano Antonello Ceron nei panni dell’Imperatore Altoum.

Eccellente e lussuoso il trio delle maschere, Ping, Pong e Pang, interpretati rispettivamente dal timbratissimo Federico Longhi, Francesco Pittari (che a sole ventiquattr’ore dalla prima scaligera de “Il Pirata” che l’ha visto protagonista, arrivava freschissimo alla prima pucciniana in Arena) e il sempre convincente Marcello Nardis.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Giorgio Giuseppini (Timur) ci ricorda la grande tradizione dei bassi all’italiana (ci piace ricordare Ivo Vinco, interprete numerose volte del ruolo sul palcoscenico areniano). Un canto di bel colore, incisivo, con dizione limpida e coinvolgente emotività, tanto da far scattare l’applauso del pubblico sulle frasi stupende dopo la morte di Liù.

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Vittoria Yeo era un’ottima Liù, a cui però questo ruolo sembra andare stretto. Si intuisce una vocalità portata per temperamento e colore ad un repertorio più spinto e forse un giorno anche al ruolo della Principessa di gelo. Comunque il soprano onora ogni “appuntamento” della schiava con perizia di emissione, fluidi pianissimi e una sincera espressività, così che le si perdona anche un piccolo vuoto di memoria.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Gregory Kunde dimostra tutta la sua sapienza vocale e stilistica, disegnando un Calaf eroico, ma ben attento alle dinamiche e al tratteggio della linea. Tutte e due le arie sono state vincenti e il “Nessun dorma” è stato accolto un tripudio e bissato a furor di popolo.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Anna Pirozzi è una protagonista eccezionale, che sfrutta al massimo tutte le possibilità della sua voce, di timbro “antico” e di volume importante. Raccoglie tutte le possibilità liriche del personaggio, sfumando infinitamente in mille nuances. Non trascura però la drammaticità, l’imponenza dell’architettura vocale del ruolo, sfoggiando acuti rotondi e sempre lucidamente, “in punta”, come si dice in gergo. Anche attorialmente è interprete di grande livello, coinvolta e d’impatto.

Al termine un grandissimo trionfo da un’Arena praticamente esaurita.

Francesco Lodola

Verona, 30 giugno 2018

Foto Ennevi per Gentile concessione Fondazione Arena di Verona

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