La pioggia fa parte di quelle caratteristiche che rendono unica l’Arena di Verona: è il bello dello stare sotto il cielo, che crea ulteriore spettacolo, nello spettacolo. Incredibile vedere come il pubblico rimane seduto, applaude, facendo la “ola”, aspettando che il maltempo cessi e che lo spettacolo ricominci. Nelle ultime settimane il grande caldo, ha portato a molte improvvise precipitazioni, ma finalmente nella recita del 2 agosto, dopo due noiose interruzioni nel mezzo del grande trionfo del II atto, Aida e Radames, morivano “felicemente” nella loro tomba, con grande soddisfazione e successo.
Lo spettacolo di Franco Zeffirelli, sempre eccessivo, popolato da creature “volanti”, stendardi, statue gigantesche e tanto altro, convince sempre, per l’efficace utilizzo del meccanismo di alternanza tra pieno e vuoto, che dona la giusta atmosfera ai momenti più intimi. Si può obiettare che sia uno spettacolo trash e kitsch, ma è l’unica Aida, che anche più di quella del 1913, sfrutta ogni spazio dell’Anfiteatro, forse anche troppo, ma la monumentalità è anche quello che si richiede ad uno spettacolo areniano come si deve.
Sul podio Daniel Oren, che da vero erede dei maestri “à la” Tullio Serafin, dirige un’Aida palpitante, strapiena di colori, traboccante di sfumature, gestendo alla perfezione anche qualche sbandamento d’intonazione delle trombe, nel I atto. E’ difficile dover gestire anche le interruzioni, perché fanno calare naturalmente la tensione musicale e drammatica, e di conseguenza anche quella degli artisti impegnati. Daniel Oren da vero padrone di casa, riesce alla perfezione a mantenere sempre bene in luce la quadratura narrativa e della partitura. Benissimo il coro diretto da Vito Lombardi.

Nel ruolo importante della Sacerdotessa ascoltavamo la precisa Arina Alexeeva. Assente per ben tre anni dal palcoscenico dell’Arena di Verona, tornava nei panni del Messaggero, Carlo Bosi, un vero lusso, che scolpiva alla perfezione le frasi importantissime di questo ruolo.
Nei panni del Re e di Ramfis trovavamo gli ottimi Romano Dal Zovo e Rafal Siwek, entrambi timbratissimi e musicalmente sicurissimi.
Amartuvshin Enkhbat lasciati i panni di Nabucco, indossava ora quelli di Amonasro e lo faceva con notevole timbratura vocale, superando alla perfezione l’entrata, che mette sempre in difficoltà tutti gli interpreti, e sciorinando un duetto di bellissima plasticità vocale. Potrebbe solo cercare qualche sfumatura in più, tentando magari di eseguire la forcella del diminuendo previsto da Verdi in “Suo padre”. Lui lo può fare, ne siamo sicuri.

Carmen Topciu era un’Amneris di splendido vigore giovanile, che presentava un’invidiabile freschezza vocale e anche un certo vigore scenico e interpretativo. La sua vocalità è nata, a nostro parere, per ruoli di tessitura ambigua, potremmo dire “Falcon”, come potrebbero essere Eboli o Leonora de “La Favorita”. Sicuramente nel declamato e nel registro grave non si trovano le sue carte migliori. Convince nella scena del giudizio, sfoggiando un registro acuto sempre brillante e ottimamente proiettato.
Gregory Kunde è un Radames di eleganza e sicurezza tecnica del più alto livello. Sicuramente non è timbricamente privilegiato, e manca forse di quello squillo necessario per esaltare l’eroismo di questo ruolo. Tuttavia la grande scuola belcantista da cui proviene, ce lo rende un notevole interprete, sempre fraseggiatore interessante, e in grado di eseguire anche tutte le sfumature previste nella partitura verdiana, compresa la smorzatura finale di “Celeste Aida”.

Susanna Branchini è un’Aida affascinante. Anche lei dotata di timbro particolarissimo, lo sfrutta per rendere una protagonista, fortunatamente, meno remissiva, ma non per questo dimentica dell’essere una principessa. La vocalità del bravo soprano, si esalta nei concertati, dove emerge sulle altre e nella sensualità del III atto, dove come nel resto dell’opera, è prodiga di morbide sfumature. A questo si aggiunge un’indubbio phisique du rôle, che fa di lei una protagonista preziosa.
Al termine grandissimo successo.
Francesco Lodola
Verona, 2 agosto 2018
Foto Ennevi per Gentile concessione Fondazione Arena di Verona