Il sorriso conquistatore, l’eleganza naturale, ma mai esibita, la passione per il canto, l’amore per i personaggi che abitano la sua anima: questa è Eleonora Buratto, che ci accoglie accanto all’Arena di Verona, dove ha debuttato trionfalmente durante l’estate, con ben due ruoli, Liù in “Turandot” e Micaëla in “Carmen”. Abbiamo avuto il piacere di parlare con lei della sua brillantissima carriera, che l’ha già portata sui più grandi palcoscenici del mondo, e dei progetti futuri, i ruoli dei sogni…
Come ti sei avvicinata al canto e quando hai deciso di farne un mestiere?
Ho sempre avuto la passione per il canto, ma all’inizio, da bambina, mai avrei immaginato che il mio destino sarebbe stato quello di diventare una cantante lirica. Mi sono avvicinata lentamente, fino ad innamorarmene perdutamente.

Parliamo dei due ruoli che hai affrontato all’Arena, partendo da Liù: la schiava pucciniana completa la galleria dei numerosi personaggi femminili del compositore lucchese, tra cui anche Mimí, ruolo che frequenti spesso…quali sono le vibrazioni di questo personaggio e cosa c’è di Eleonora in queste eroine?
Liù è una giovane ragazza innamorata del principe e rappresenta l’amore puro. È il personaggio che si toglie la vita per generare amore, si annulla per permettere all’uomo che ama di amare e d’essere amato. La direzione del Maestro Oren portava a sottolineare questo aspetto del personaggio con fraseggi dolci e con un grande uso dei pianissimi. L’Aria che più la rappresenta e che io più amo è sicuramente “Tanto amore segreto”: qui la dolcezza e la forza del personaggio sono tradotti musicalmente in modo sublime attraverso un pianissimo estremo nella frase finale dove lei esprime il suo sacrificio in nome dell’amore, morirà perché Turandot e Calaf possano vivere il loro. In “Tu che di gel sei cinta” questo messaggio viene rinforzato, Liù muore per dimostrare cosa è l’amore e sciogliere il gelo che avvolge il cuore della principessa. Liù è complessa e la musica di Puccini esalta questa complessità, con finezze armoniche e timbriche di grande sapienza. Al pubblico arriva subito l’emozione, il colpo al cuore. Ma il percorso musicale che porta a quello è veramente esaltante.
Delle due eroine citate, sicuramente mi ritrovo più nel ruolo di Mimì, soprattutto per come ho appena spiegato il ruolo di Liù: è talmente simbolico che è più difficile rispecchiarcisi, è il personaggio di una favola, mentre Mimì è più concreta e umana. Quando interpreto Mimì cerco sempre di sottolineare la sua dolcezza e la sua voglia di vivere, il suo desiderio di vivere l’amore con passione perché ama la vita. Ecco, questo penso mi accomuni a Mimì. Mi piacciono quelle cose che han sì dolce malìa.

Micaela è un ruolo del tutto peculiare ed è forse quello con le melodie più “liriche” di “Carmen”: perché, secondo te, Mehilac e Halevy, e soprattutto Bizet, hanno voluto “creare” questo personaggio, che nel dramma è solamente citato?
Introdurre un personaggio sopranile da contrapporre alla forte personalità drammaturgica e vocale di Carmen è stata una necessità musicale. Essendo Micaela più convenzionale come immagine e come figura di donna, aiuta a far risaltare maggiormente il carattere forte e indipendente di Carmen. Sono due donne all’opposto, ma Micaela non è una donna debole, anzi si rivela coraggiosa e determinata. La sua è una battaglia ad armi ìmpari. Sotto il profilo drammaturgico e musicale io l’adoro.
C’è un ruolo (anche da debuttare in futuro) che ti piacerebbe portare in Arena?
Un ruolo che sogno di debuttare presto è Desdemona nell’Otello di Verdi. Sarebbe bellissimo cantarlo in Arena. Ma forse Il Trovatore è opera più areniana, tra i miei debutti futuri c’è anche Leonora.

Tra le tue collaborazioni è inevitabile citare quella con il Maestro Riccardo Muti: raccontaci di quest’esperienza e dell’arricchimento che ha portato al tuo percorso.
Il mio rapporto col Maestro Muti è iniziato nel 2009 partecipando alla produzione del Demofoonte di Jommelli nel ruolo di Creusa, ma la produzione a cui sono particolarmente legata è quella de I due Figaro di Mercadante che è durata due anni, portandomi in grandi teatri. Con quest’opera e il rapporto più continuato che mi ha permesso di avere con il Maestro, sono molto cresciuta. Successivamente il Maestro mi ha dato molte altre possibilità di lavorare con lui, Don Pasquale, Falstaff, alcuni concerti, ma nel mio cuore custodisco la produzione del Simon Boccanegra, prima a Roma e poi a Tokyo. Grazie a lui ho avuto modo di affrontare il mio primo importante ruolo verdiano. Rifarò Amelia la prossima primavera a Vienna, Boccanegra sarà Placido Domingo. Sono impaziente di dare voce e personalità più mature a questo ruolo che mi è rimasto nel cuore.
Sei indubbiamente una Diva mediatica: quanto è importante nel mondo operistico attuale, utilizzare le nuove forme di comunicazione?
Ritengo sia molto importante e anche molto bello, perché dà la possibilità di rimanere in contatto con i fan. Ci tengo molto a rispondere ai messaggi di affetto che mi inoltrano, anche se non è facile stare appresso a tutti. A volte penso a quanto mi sarebbe piaciuto seguire e comunicare con le mie dive preferite del passato…
Sei anche testimonial di marchi di moda noti: qual è l’importanza di essere ambasciatori del “Made in Italy” e quali sono le responsabilità?
Il Made in Italy è meraviglioso ed è un onore poter indossare i capi di Martino Midali e Chiara Boni La Petite Robe. È iniziato per divertimento, ora conosco meglio quell’ambiente fatto di creativi sempre pronti ad esplorare nuovi mondi. Amo gli artigiani italiani e la loro perizia: metto spesso i gioielli classici e sobri di Iannaccone. Ogni tanto indosso cappe e abiti che Freddy Gaviria, un couturier che ha il laboratorio a Barcellona e che è pazzo per la lirica, crea appositamente per me. Da qualche mese indosso anche l’alta gioielleria di Cartier: oggi il mondo dell’opera, così internazionale, viene visto con molta attenzione da quello della moda!

Tra i tuoi prossimi debutti brilla quello nel ruolo del titolo in “Luisa Miller”: come ti stai preparando per questo cimento e quali sono i prossimi ruoli verdiani che vedi all’orizzonte?
Sto affrontando la preparazione di Luisa come affronto tutti i miei ruoli, studiando musica e personaggio, lo studio tecnico del ruolo e curando il più possibile i fraseggi. Amo arrivare alle prove con il ruolo a memoria per avere la possibilità di sviluppare ulteriormente la parte. Verdi è sempre una sfida e io amo le sfide. All’orizzonte vedo, come ho già detto, prima Otello e più avanti Don Carlo e Trovatore.

Prossimi impegni.
Il mio primo Requiem di Verdi al San Carlo di Napoli. Micaela al Covent Garden, Debutto Elettra nell’Idomeneo a Madrid, poi la canterò a Palermo, Simon Boccanegra a Vienna. Luisa Miller a Barcellona. E altro di cui ti parlerò nella prossima intervista che mi farai!
Grazie a Eleonora Buratto e in bocca al lupo !
Francesco Lodola