Il Musical è sempre guardato di sottecchi dai melomani, con sospetto e con un pizzico di superiorità. In realtà il genere del musical non è altro che l’evoluzione dell’opera, la contaminazione tra quest’ultima con la musica anglosassone e in generale la cultura anglofona. Anche a livello di trama non ci allontaniamo molto dallo standard operistico: Donna Sheridan in “Mamma Mia!” è un po’ Butterfly, una ragazza giovane che cresce da sola una figlia in attesa del ritorno di colui che ama. La storia di questa scombinata famiglia potrebbe essere anche benissimo protagonista di una farsa rossiniana. Così il grande musical con le canzoni degli ABBA approda su uno dei palcoscenici operistici più grandi e più prestigiosi del mondo: l’Arena di Verona. Con le scene di Teresa Caruso e la regia di Massimo Romeo Piparo l’anfiteatro romano si trasforma nel piccolo villaggio della Grecia dove Donna Sheridan ha aperto il suo albergo. Efficaci sono le scene con le casette bianche e il molo con l’acqua vera, anche se l’impianto da concerto precludeva l’uso di tutto lo spazio areniano come avviene regolarmente per gli spettacoli lirici. Eccellenti sono le coreografie di Roberto Croce, così come splendenti e luccicanti sono i costumi di Cecilia Betona

L’adattamento e la traduzione in italiano erano affidate del tutto allo stesso regista Piparo, al quale è possibile muovere le principali critiche della serata: innanzitutto non si capisce la necessità di tradurre e quindi snaturare alcuni dei nomi dei personaggi, i più clamorosi sono Harry Bright che diventa Enrique Lutz e Bill Anderson che si trasforma nel romanissimo Romolo Desideri. E’ pur vero che Sergio Muniz non riesce a camuffare il suo spiccato accento ispanico, ma nel caso di Luca Ward, noto anche come doppiatore e quindi in possesso di una dizione pulitissima, questo ci risulta incomprensibile. L’altra critica che rivolgiamo a Piparo è quella di aver tradotto le canzoni, scelta condivisibile per quanto riguarda una comprensione da parte del pubblico italiano, ma altrettanto inaccettabile nel rispetto della musica degli ABBA, che nasce con quelle sonorità e su quelle parole. In questo modo risultano del tutto snaturate alcune pagine di musica, quasi irriconoscibili e spesso il significato del testo originale viene totalmente travisato nella traduzione. È il caso di “Slipping Through My Fingers“. Fortunatamente nel finale come bis ci vengono proposte ben tre canzoni in lingua originale da cantare e ballare tutti insieme.

Eccellente la parte musicale curata e diretta da Emanuele Friello, impegnato anche alle tastiere.
Nel cast non convince la coppia formata da Eleonora Facchini (Sophie) e dall’ex star di Disney Channel Jacopo Sarno (Sky), non propriamente irresistibili.
Davvero convincenti invece sono Laura Di Mauro (Tanya) e Elisabetta Tulli (Rosie), attrici coinvolgenti e di forte personalità sulla scena. Uno dei più fragorosi applausi a scena aperta è proprio dedicato al personaggio di Tania davvero ben raffigurato dalla Di Mauro, senza fare semplicemente il verso ll’interpretazione straordinaria di Christine Baranski del film.

Ottimo il trio dei possibili papà di Sophie, formato da tre volti noti del mondo della televisione del cinema: Luca Ward nei panni insoliti di un personaggio brillante, burino e non sempre del tutto credibile, Sergio Muniz e Paolo Conticini(Sam Carmichael), che si dimostrava eccellente intrattenitore con doti canore sorprendenti.

Chi veramente convinceva senza se e senza ma è Sabrina Marciano, artista dalla grande esperienza nel nel campo del teatro musicale, con importanti partecipazioni a numerosi spettacoli di operetta con la regia del grande maestro Gino Landi. La sua Donna è personale, costruita sulle sue specificità e sul suo temperamento mediterraneo e sulla sua vocalità che contiene un lodevole marchio identificativo. Questo la rende protagonista non banale, in grado di non sfigurare rispetto all’immaginario del pubblico che è evidentemente e inevitabilmente legato al ritratto di Meryl Streep. L’intensa “The Winners takes It All”, con la sua forza paragonabile ad un’aria d’opera, le è valsa una fortissima ovazione. Al termine applausi scroscianti, pubblico danzante e Arena in festa sulle note eterne degli ABBA.

Francesco Lodola

Verona, 29 settembre 2018

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