Mercoledì 10 ottobre è andato in scena al Teatro San Carlo di Napoli uno dei capolavori di Giuseppe Verdi, Nabucco. A ciò potremmo aggiungere che mai evento fu più adatto per festeggiare il compleanno del grande compositore lirico, nato appunto il 10 ottobre 1813. La rappresentazione al Massimo napoletano ha ottenuto lunghi applausi da parte di un pubblico entusiasta per le performance dei vari interpreti e soprattutto per il celebre coro “Va, pensiero“. L’entusiasmo suscitato da quest’ultima è stata tale dal generare richieste di bis dalla platea e dai palchi, prontamente esaudite dal Maestro Francesco Ivan Ciampa.
Per questo Nabucco la regia è stata affidata al francese Jean–Paul Scarpitta che, per quest’opera verdiana, ha deciso di puntare sull’essenzialità delle scene e sulla semplicità dei personaggi. La prima è stata resa da una sorta di “svuotamento” del palcoscenico, su cui si muovevano dei “paraventi” che riflettevano un cielo grigio oppure delle nuvole bianche su uno sfondo azzurro, specchio non soltanto degli eventi ma anche della condizione interiore dei protagonisti. La semplicità dei personaggi è data dai costumi di Maurizio Millenotti, dai colori poco sgargianti (vesti bianche per gli Ebrei e nere per i Babilonesi), tranne nel caso di Abigaille, il cui personaggio, forse per la sua complessità,richiedeva costumi dai colori più vivaci.

La conduzione è stata affidata a Francesco Ivan Ciampa, giovane Maestro che si è esibito con le più importanti orchestre al mondo. Proprio la sua freschezza si è fatta notare nella conduzione, energica ma anche meticolosa, da cui emergeva tutta la coloritura del suono verdiano. Una buona prova anche per l’Orchestra del San Carlo, che ha seguito con entusiasmo la direzione di Ciampa.
Nel Nabucco di Verdi il coro svolge un ruolo fondamentale, quasi di “tribunale di Dio”. Sono infatti rare le parti che vedono l’assenza del coro. Quello del Teatro San Carlo è riuscito a svolgere al meglio la sua funzione, non solo da un punto di vista “scenografico” (per volere del regista, i personaggi dovevano essere caratterizzati più dai gesti che dagli oggetti oppure dai costumi), ma anche canoro. Molto apprezzata l’aria Va, pensiero, ma in realtà, ogni qualvolta compariva il coro, la sala si riempiva dei lunghi applausi del pubblico.

Interpreti della celebre opera verdiana sono stati artisti amati dal pubblico che frequenta il San Carlo e non solo. Nei panni del sovrano babilonese Nabucodonosor troviamo il baritono Sebastian Catana (che sostituisce Stephen Gaertner). La sua interpretazione ha convinto il pubblico sancarliano non solo per la sua presenza scenica (di grande impatto è il confronto con Abigaille nel III atto), ma anche per aver mantenuto, durante tutta la recita, una voce potente e dal timbro scuro che non ha mai mostrato segni di cedimento. Grandi sorprese ha riservato Sergey Kovnir, basso dalle qualità sorprendenti per le capacità attoriali (era infatti perfetto nelle vesti di Zaccaria), ma anche per la sua tecnica vocale senza sbavature e dall’ottima dizione. Una buona provaanche per gli altri interpreti, soprattutto per il tenore Antonello Palombi (artista molto apprezzato al Massimo napoletano) e il mezzosoprano Rossana Rinaldi (rispettivamente Ismaele e Fenena, la coppia di Nabucco) per la voce calda del primo e la vocalità ricca di armonici della seconda.
Susanna Branchini ha sostituito Ekaterina Metlova nel ruolo di Abigaille. Quest’ultima è certamente una parte complessa dal punto di vista sia vocale che di costruzione del personaggio. La Branchini è riuscita nell’ardua impresa di portare in scena una figura così sfaccettata, guadagnandosi più volte il plauso del pubblico per la sua voce potente e il registro acuto grintoso.

Infine, applausi anche per l’interpretazione di Antonello Ceron che vestiva gli abiti del fedele Abdallo, Gianluca Breda (il Gran Sacerdote) e Fulvia Mastrobuono (Anna).
Al termine della recita un calorosissimo successo per il direttore, gli interpreti e la regia.
Pia Lombardi