“Le nozze di Figaro”, prima delle tre opere in italiano nate dalla collaborazione di Mozart con Da Ponte, è in scena al Teatro dell’Opera di Roma in chiave moderna, con Graham Vick alla regia. Quest’ultimo ha ambientato l’opera ai nostri giorni, usando come tema conduttore la schiavitù: dall’ouverture, durante la quale delle serve puliscono il pavimento alcune contorcendosi ed altre in maniera sensuale, si può già intendere come il Conte abbia utilizzato il suo “potere” non sono su Susanna ma anche su altre donne.

©️Yasuko Kageyama/TOR

Comunque la regia nel complesso non ha avuto un grande impatto, poiché piena di elementi di cui non si è colto il significato, come ad esempio, nel terzo atto, delle zampe di elefante enormi, oppure nel quarto atto oltre a due donne svestite, vi erano due donne appese al muro e non si riusciva a capire se erano state violentate (dal conte probabilmente) o meno. Vediamo spesso in numerose regie moderne un costate richiamo alla sessualità, in questo caso però è stato inutile e di cattivo gusto.

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Per quanto riguarda il cast, dal punto di vista musicale e scenico ha eccelso Miriam Albano, nei panni di Cherubino, riscuotendo molto successo anche tra il pubblico. Accanto al suo timbro chiaro e pulito bisogna tener conto della recitazione che ha reso perfettamente i gesti e lo spirito di un ragazzino. Altrettanto acclamata è stata la Contessa di Federica Lombardi, in particolare, durante l’aria “Dove sono i bei momenti”, ha trasportato il pubblico con il suo timbro caldo, lasciandolo senza fiato in diversi istanti.

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Al fianco della Contessa, il Conte di Andrey Zhilikhovsky giocava molto sull’idea dell’uomo “macho”, prepotente e traditore, ma geloso all’idea che sua moglie lo tradisca con un ragazzo…Graziosa e leggiadra la Susanna di Elena Sancho Pereg, forse un po’ troppo “buona” nei panni di un personaggio con una forte personalità. Al suo fianco Figaro, interpretato da Vito Priante, che è spiccato particolarmente grazie alla sua piacevole recitazione, durante tutto il corso dell’opera, e al suo timbro omogeneo.

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Molto interessante è stata l’idea di presentare Don Basilio e Don Curzio come due uomini effeminati e quest’interpretazione di Andrea Giovannini e di Murat Can Güvem (dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma), che sono riusciti a mantenere in ogni istante, ha dato un tocco di simpatia in più alla rappresentazione. Emanuele Cordaro (nei panni di Don Bartolo) è stato invece ricordato per la sua voce calda ed avvolgente, da padre amorevole. Non da meno è stata Patrizia Biccirè interpretando una Marcellina vivace, affabile e molto spassosa nel duetto con Susanna “Via resti servita, madama brillante”. Altrettanto piacevoli sono stati Daniela Cappiello (Barbarina), una giovane frizzante proprio come Cherubino e Graziano Dallavalle che interpreta Antonio come un alcolizzato, sempre con una bottiglietta di alcool nella sua salopette da lavoro. Non da meno è stata la piccola apparizione delle due contadine, interpretate da Claudia Farneti e Angela Nicoli.

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Il coro del Teatro dell’Opera di Roma, come sempre molto ben preparato dal maestro Gabbiani, è stato ricoperto da numerose ovazioni, così come il maestro Stefano Montanari, il quale oltre a dirigere suonava tutti i recitativi, accompagnandoci nel mondo folle di Mozart.

Sara Feliciello

Roma, 10 novembre 2018

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