Nabucco è una delle opere che più compare nei cartelloni delle stagioni liriche e anche Trieste, dopo soltanto tre stagioni, ripropone questo grande classico verdiano.L’allestimento messo in scena è del Teatro Ponchielli di Cremona in coproduzione con il Teatro Grande di Brescia e il Fraschini di Pavia. La regia di Andrea Cigni, ripresa da Danilo Rubecca è sembrata sin da subito di vecchio stampo: nessuna scelta azzardata per introdurre qualcosa di nuovo che potesse dare respiro.

Le Scene ideate da Emanuele Sinisi sono ben pensate per questo allestimento, anche se le luci di Fiammetta Baldisserri non le hanno valorizzate. I costumi, curati da Simona Morresi con la consulenza di Veronica Pattuelli, sono sembrati funzionali alla costruzione scenica, pur risultando piuttosto cupi. Christopher Franklin, giovane direttore americano, dimostra grinta e aggressività nella direzione della serata. Il suo gesto, seppur molto chiaro anche dalla platea, non aiuta l’orchestra a trasmettere la sua idea musicale. L’interpretazione dell’opera è sembrata poco coerente con la partitura, la scansione metronomica della sinfonia non ha convinto chi scrive. Giovanni Meoni ha sfoggiato naturalezza e maestria nell’interpretare un Nabucco sentito profondamente nell’animo, nonostante qualche imprecisione negli acuti.

Amarilli Nizza, nel ruolo di Abigaille, non ha convinto totalmente né per quanto riguarda l’aspetto musicale, né per quello scenico.Vocalmente i suoi interventi nei primi due atti sono apparsi insicuri, mentre nei restanti due si è notata una crescita costante.

Riccardo Rados, il giovane tenore che ha interpretato la parte di Ismaele, è una voce interessante, che chi scrive spera di rivedere a Trieste in ruoli di maggior prestigio. Nicola Ulivieri è una garanzia: basso di vocalità piena, ha ben saputo interpretare il ruolo di Zaccaria. Insomma, in una sola parola, bravo! La giapponese Aya Wakizono è riuscita a destreggiarsi bene nella parte di Fenena, elegante, con un ottimo strumento vocale. I ruoli minori di Abdallo (Andrea Schifaudo), Anna (RinakoHara) e Il Gran Sacerdote di Belo (Francesco Musinu) sono stati tutti resi discretamente. Il coro diretto dalla M° Francesca Tosi ha ben saputo interpretare il celebre “Va, pensiero”,con calore e passione mentre in altre note pagine quali “Gli arredi festivi” non è stato in grado di convincere chi scrive. Un allestimento che non rimarrà nella storia, ma funzionale e ben strutturato. A fine spettacolo il pubblico ha tributato numerosi applausi.
Matteo Firmi
Trieste, 18 gennaio 2019