Dopo circa un anno torna al Teatro San Carlo una delle opere più amate dal pubblico italiano e non: La Bohème di Giacomo Puccini. Quest’opera, che già dal titolo ci restituisce un’atmosfera parigina, presenta stavolta un altro tipo di ambientazione, una fusione tra la capitale francese e una Napoli popolana, con mille luci che potrebbero benissimo illuminare sia il Golfo di Napoli che la Ville Lumiere. Ma andiamo con ordine. La scelta del teatro è stata quella di proporre per questa Bohème l’allestimento – già usato per lo stesso titolo nel 2012 – firmato da Francesco Saponaro e curato nei laboratori artistici del Massimo napoletano di San Giovanni a Teduccio, un ambiente particolarmente “brulicante di vita” che ha rappresentato la “musa ispiratrice” per le scene di Bohème. Infatti, su quest’ultime, oltre a svettare la Tour Eiffel, appare anche il Vesuvio. La regia di Saponaro, dunque, si è mossa in più direzioni e ha giocato su una doppia ambientazione parigina/napoletana e sulla lacerazione intrinseca all’opera, con i primi due quadri incentrati sulla gioia di vivere e la bellezza del sentimento amoroso, mentre gli ultimi due sul declino e la fine della giovinezza, la malattia e la morte. Le scene e i costumi sono di Lino Fiorito e riprendono la scelta del regista di conferire a questa Bohème un animo napoletano.

La direzione dell’Orchestra del Teatro San Carlo è stata affidata al giovane M° Alessandro Palumbo che certamente si è distinto per una meticolosa conoscenza della partitura, ma anche per una certa insicurezza nel gesto. Più volte, infatti, è sembrato che orchestra e direttore non riuscissero a trovare un punto di incontro. Questa Bohème ha rappresentato un’ulteriore ottima prova per il Coro del Teatro San Carlo, diretto ormai dall’applauditissima Gea Garatti Ansini, e per il Coro di Voci Bianche di Stefania Rinaldi. Il secondo quadro, infatti, è uno dei più riusciti di quest’opera grazie allo splendido lavoro scenico e vocale dei coristi.

La recita del 19 gennaio (ore 17.00) ha visto susseguirsi sul palcoscenico il cast alternativo previsto per questa Bohème. Il ruolo dell’eroina Mimì è stato affidato al soprano Lana Kos che, oltre ad aver rivelato buone capacità attoriali, soprattutto nei momenti più tragici dell’opera, si è distinta per la sua morbidezza vocale, il suo timbro caldo e una chiara dizione. Il tenore Francesco Pio Galasso ha vestito i panni del coprotagonista Rodolfo. La sua interpretazione, buona da un punto di vista scenico, non ha convinto del tutto per una certa disomogeneità vocale. Molto apprezzata dal pubblico in sala la seconda coppia di quest’opera, ossia quella composta da Marcello/Filippo Polinelli e Musetta/Valentina Mastrangelo. Il baritono Polinelli ha convinto non solo per aver perfettamente centrato il suo personaggio, ma anche per la sua voce corposa e al contempo piena e sonora. Lunghi applausi per la Musetta di Valentina Mastrangelo, ineccepibile soprattutto per un’incredibile duttilità vocale (forse uno dei requisiti più importanti per l’interpretazione di questo ruolo) e scenicamente perfetta.

Convincono anche Vladimir Sazdovski e Francesco Verna, che vestono in maniera egregia rispettivamente i panni di Colline e Schaunard. Una buona prova anche per Matteo Ferrara (Benoît/Alcindoro), Enrico Zara (Parpignol), Sergio Valentino (Sergente dei doganieri), Bruno Iacullo (Doganiere) e Alessandro Lualdi (Venditore ambulante).
A fine spettacolo lunghi applausi del pubblico in sala.
Pia Lombardi
Napoli, 19 gennaio 2019