VeronaLirica ha deciso di dedicare il suo consueto appuntamento mensile, come già era successo nel concerto di gennaio, all’atmosfera e alle vibrazioni dei salotti ottocenteschi, in cui le melodie dei grandi classici del melodramma si susseguivano o e si fondevano festosamente.
Vere gemme di questi momenti erano le parafrasi, pagine che cogliendo i brani più popolari di un’opera ne facevano perle di virtuosismo strumentale. Quest’ultima era qualità che non mancava al pianista Roberto Corlianò, autore di due parafrasi su “Turandot” (prima esecuzione assoluta) e “Andrea Chénier”. L’architettura armonica e melodica della partitura pucciniana si esaltava nella capacità di Corlianò di creare un florilegio di sonorità e colori, con uno sfruttamento esemplare delle dinamiche del pianoforte. Nella pagina ispirata all’opera di Giordano, in cui l’inno francese faceva da “fil rouge”, interveniva anche il quartetto d’archi dell’Arena di Verona formato da Günther Sanin (Violino), Mirela Lico (Violino), Sara Airoldi (Violoncello) e Luca Pozza (Viola). L’ensemble che si avvaleva delle trascrizioni di Luca Pozza, forniva eccellente accompagnamento al canto.
Eccellenti i protagonisti vocali con in testa Cinzia Forte, che ricordavamo come Micaela in “Carmen” all’Arena, ma soprattutto come brillantissima Adina ne “L’Elisir d’amore” al Teatro Filarmonico. Il soprano esibisce eleganza e raffinatezza in ogni accento e in ogni pagina. Ne sortisce così una Violetta (“È strano…Sempre libera”) delicata e introversa, divisa fra la riflessione e i palpiti di passione per Alfredo. Altrettanto intensa è nei panni di Lucia nel duetto con Enrico dal I atto dell’opera donizettiana. Spumeggiante chiusura con il bolero dei Vespri siciliani.
Massimo Cavalletti esordisce con un grande classico, il “Largo al factotum” dal Barbiere rossiniano, suo cavallo di battaglia. È però nella grande aria di Severo da “Poliuto” (“Di tua beltade immagine”) che ha modo di sfoggiare tutta l’imponenza dei suoi mezzi magistralmente gestiti.
Eduardo Aladrén era stato già stato protagonista dell’ultimo concerto della scorsa stagione di VeronaLirica e ritornato a Verona sfoggia nuovamente la sua vocalità tenorile privilegiata da tenore lirico pieno, che illumina di calore “Tu che m’hai preso il cuor” da “Il paese del sorriso” di Lehár.
Spigliata e sapida come di consueto la conduzione di Davide Como.
Al termine grande successo.
Francesco Lodola
Verona, 10 febbraio 2019