Assente da Trieste da 36 anni, il Principe Igor è un opera di Aleksandr Porfir’evič Borodin, completata e strumentata da Rimskij-Korsakov e Glazunov. La versione proposta a Trieste è quella in un prologo e tre atti, nell’allestimento del Teatro dell’Opera di Odessa. La produzione è di stampo nettamente classico,con le scenografiedi Tatiana Astafieva, molto semplici e basate su tele dipinte, che, pur sembrando a prima vista elementari, nell’economia generale dell’allestimento risultano effettivamente convincenti. La regia di Stanislav Gaudasinsky, ripresa da Paolo Koshka, è molto didascalica.

Un grande plauso va a tutta l’orchestra della Fondazione,che è riuscita ottimamente a gestire una partitura di non facile lettura: emozionante, in particolare, l’esecuzione delle danze polovesiane del secondo atto. Igor Chernetski, nelle vesti di maestroconcertatore, è riuscito nel difficile intento di rendere agibile a tutti una partitura molto complessa. Il coro,con il rinforzo del coro dell’Operadi Odessa, è riuscito molto bene a cambiare colore, passando dalla maestosità delle voci maschilialla leggerezza unica di quelle femminilie dipingendo a dovere il secondo atto. Il Principe Igor è stato interpretato da Alexey Zhmudenko, voce bella che ha saputo attrarre l’orecchio di tutto il pubblico,destreggiandosi bene sul palcoscenico. La principessa Jaroslavna, con la voce di Anna Litvinova, ha convinto molto nella seconda parte del primo atto, mentre nel complesso è risultata piuttosto discreta.

Accattivante il tenore Vladislav Goraynel ruolo del figlio di Igor. La strana coppia Eroska e Skulá, dalla comicità vagamente anni Trenta, è sembrata molto divertente.Chi si è avvicinato a quest’opera senza essere preparato l’avrà sicuramente trovata eccessivamenteimpegnativa e di difficile ascolto;affidandosi invece alla musica (e con un sano aiuto del libretto!) siriesce a tirare le fila diuna storia complessa e forse mal costruita. L’allestimento delprologo e delprimo atto è molto elementare, mentre dal secondo atto è interessante e godibile. Magnifico il balletto: la coreografia a cura di Yuri Usherenko è una vera e propria boccata d’aria in un’opera che non riesce a trasmettere quella liricità cuilo spettatore italiano è abituato.

Proporre un titolo del genere è stato chiaramente un azzardo, che però si può senza dubbio dire vinto. Il pubblico presente in sala ha applaudito vigorosamente una compagnia vocale solida, ben collaudata e molto convincente. Prossimo appuntamento, il Castello Incantato di Marco Taralli.
Matteo Firmi
Trieste, 8 febbraio 2019