Carmela Remigio è una delle più grandi artiste italiane della sua generazione, una cantante che unisce doti vocali e attoriali fuori dal comune. In questi giorni il soprano è di ritorno al Teatro dell’Opera di Roma, dove affronterà per la prima volta il ruolo di Giovanna Seymour in Anna Bolena. Proprio in occasione di questo debutto abbiamo avuto il grande piacere di intervistarla. Innanzitutto, come si è avvicinata al Canto?
È stato quasi casuale, ho iniziato a quindici anni, parallelamente allo studio del violino per aiutarmi nella comprensione di quello che doveva essere il fraseggio e la liricità dello strumento che studiavo. Ho così scoperto la mia voce e da subito ho avuto la fortuna di incontrare insegnati eccellenti, dalla mia prima insegnante Nicoletta Panni, poi Aldo Protti e Leone Magiera, e questo mi ha dato la possibilità di mettere immediatamente a frutto il mio lavoro e a debuttare prestissimo.

Vista la sua grande presenza in cartellone qui a Roma, quale è il rapporto con la città e soprattutto con il teatro?
È una città a cui sono molto affezionata: da giovanissima venivo a studiare canto con la mia prima insegnante. Tra l’altro è anche molto vicina alla mia città, quindi torno spesso volentieri. Quello di Roma è il Teatro della Capitale, qui ho debuttato tanti ruoli importanti: come non amare la città, sempre graziata dal sole, così piena di persone gentili e allegre?

©️Luna Simoncini

Dopo quarant’anni Anna Bolena torna a Roma, quali sono le emozioni e le attese di questo ritorno?
Con Roberto Devereux ho iniziato il mio percorso di belcanto legato alle regine donizettiane (Elisabetta e Maria in Maria Stuarda, Elisabetta in Devereux, Bolena e adesso anche Giovanna Seymour in Anna Bolena). Da un punto di vista artistico mi preme cercare di restituire “verità” a questi ruoli: spesso le due donne protagoniste erano interpretate da due soprani. La prassi di ricorrere a un mezzosoprano per l’altra donna, la rivale, l’antagonista o co-protagonista, si è affermata solo nel secolo scorso. Sono felice quindi che anche a Roma, in questa ripresa dell’opera dopo quaranta anni, stiamo portando avanti un’operazione filologicamente molto attenta. È un opera della maturità vocale donizettiana, e dunque ci si sente privilegiati a far parte di un progetto che vede l’esecuzione integrale di quest’opera cosi come a Roma non è mai avvenuta. Ancora una volta il teatro è protagonista del grande interesse del pubblico, e questo è fantastico poiché ci rende ancora più felici del progetto.

©️Gianfranco Rota

Come è stato l’approccio al personaggio di Giovanna dal momento che lei ha avuto la fortuna di interpretare entrambi i ruoli dell’opera?
L’approccio è stato una felice scoperta del teatro donizettiano, il personaggio di Giovanna è ricchissimo di sfumature, forse anche più sfaccettata psicologicamente rispetto ad Anna, che ha una scrittura che risente del peso reale del personaggio. In Anna non ci sono sbalzi di emotività, è sempre molto composta. Giovanna ha molti lati e ciò l’ha resa ambigua agli occhi del pubblico dato che non è chiaro quanto sia addolorata per Anna e quanto sia, ovviamente, felice di ciò che le succede. Giovanna ha la fortuna di essere un personaggio che muove gli eventi. Anna Bolena è invece granitica, la scena finale è meravigliosa. Donizetti, come Mozart, usa la musica e il teatro per darci personaggi meravigliosi.

©️Nicola Allegri

Qual è la sua visione del rapporto fra Anna e Giovanna in questa opera?
Pensando al loro rapporto mi viene immediatamente alla mente la relazione fra Norma e Adalgisa, inteso come la donna del passato contrapposta e a confronto con la donna del futuro. Giovanna nell’opera manifesta di avere dei rimorsi e secondo me questo sentimento è veritiero, altrimenti non avrebbe senso una scrittura cosi ansimante nel duetto con Anna, nel quale si scusa e si racconta alla regina. La scrittura è fatta di tanti sospiri, come se non riuscisse a parlare. Il carattere è quello di un personaggio sofferto, che ha dei rimorsi e che è conscia del fatto che potrebbe fare la stessa fine di Bolena, ma non può tornare indietro.

©️Rocco Casaluci

Giovanna è un ruolo (come dicevamo in precedenza) che nella modernità è stato affidato praticamente sempre ad una voce di mezzosoprano acuto…quali sono i vantaggi di avere un soprano (come in origine) e quali le difficoltà?
I vantaggi dell’interpretazione da parte di un soprano, così come era in origine, sono molti. Innanzitutto permette di eseguire il ruolo con i colori che Donizetti ha scritto. Poi con il timbro sopranile il confronto fra le due donne è svolto anche vocalmente con profonda femminilità, e ciò lo rende molto interessante. Poi Giovanna è un personaggio più giovane di Anna, per cui un colore sopranile meglio rende questa giovinezza.

Lei ha frequentato tutti i titoli della trilogia Tudor (in Maria Stuarda sia la protagonista che Elisabetta), come vede legati questi personaggi fra loro? C’è un’evoluzione?
Questi personaggi hanno un comune denominatore: il dolore, il dramma, la sofferenza ma soprattutto c’è una grande passione per la vita e per i sentimenti, ed è su questa cifra che il teatro donizettiano le unisce descrivendo questi amori e queste vite sofferte.

©️Nicola Allegri

Oltre che nel Belcanto, lei è una specialista del repertorio Mozartiano e anche del repertorio cameristico, quali sono le difficoltà tecniche per affrontare stili diversi?
Quando si interpretano stili diversi non bisogna iniziare pensando solo ed esclusivamente alla vocalità: si deve guardare la scrittura musicale nella sua complessità. Affronto repertori diversi, questo è vero, ma essi sono collegati: il repertorio barocco va verso Mozart che è collegato al Belcanto, il quale è a sua volta, superando il verismo, collegato ad una parte del repertorio del 900’ più stringata. La verità è sempre nella musica e in ciò che il compositore scrive e specifica, specialmente i colori: solo così si può dar vita ai personaggi.

Come avviene per lei lo studio di un personaggio? Sia musicalmente che drammaturgicamente?
Inizio a studiare sempre leggendo la musica, e parallelamente il testo. Dopo aver letto musicalmente un paio di volte cerco di capire come gestire la vocalità dentro il personaggio. Così inizio ad elaborare un pensiero interpretativo, e approfondisco la scrittura del personaggio per capire cosa il compositore volesse. Ripeto, secondo me la verità è nelle note fra le indicazioni del compositore, che dà suggerimenti e che inevitabilmente non possono che aiutare l’interprete.

©️Nicola Allegri

Quali consigli si sente di dare ai giovani che vogliono intraprendere la carriera musicale?
Innanzitutto una profonda e approfondita conoscenza della musica, e in più non guasterebbero corsi di teatro per l’interpretazione. Inoltre essenziale è la cura della salute del proprio corpo, deve esserci perfetto equilibrio con se stessi, secondo me.

Prossimi impegni...
I miei prossimi impegni includono, dopo questo debutto nella parte di Giovanna Seymour, Idomeneo (Ilia) al Teatro Massimo di Palermo. Canterò in Otello, Turandot (Liù) e Don Giovanni (Elvira) al Teatro La Fenice di Venezia e infine sarò Nedda in Pagliacci al Teatro Comunale di Bologna.

Grazie a Carmela Remigio e In bocca al lupo!

Paolo Mascari

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