Al teatro Filodrammatici si organizza ormai da 29 edizioni una rassegna di concerti da camera che si tengono la domenica mattina: sono generalmente una decina, ognuno con un tema specifico e un ospite, che può essere un solista, un piccolo complesso o un cantante. Presenza assidua è naturalmente l’organizzatore, Roberto Porroni, che spesso accompagna alla chitarra. Questa bella iniziativa ha due vantaggi: il primo, quello di costruire cicli di appuntamenti con autori e brani poco frequentati in altri contesti, proponendoli in vesti spesso originali e con artisti di livello, che nell’atmosfera accogliente, gioviale e discreta del piccolo Filodrammatici trovano un humus ideale. E qui è anche il secondo pregio: a termine del concerto, gli spettatori possono intrattenersi e chiacchierare davanti a un rinfresco, magari anche con gli artisti: un’occasione di incontro preziosa che rende speciali questi eventi.
Nello specifico, domenica 17 Febbraio è stata Annalisa Stroppa ad esibirsi. Ormai conoscenza assidua per i milanesi che frequentano la Scala, dove ha partecipato a due serate inaugurali e ad altre produzioni, il mezzosoprano bresciano torna nel capoluogo meneghino in un ambiente più raccolto, che ne esalta le qualità già constatate precedentemente. Il programma peraltro è sembrato adeguato all’artista, che ha fatto suo quello Spirito latino (così il titolo del matinée) esaltandone i lati e le sfumature più tipici senza mai ridurlo a una cartolina tutta flamenco e nacchere, sia nel canto che nell’interpretazione.
Il programma era vario, e disegnava una panoramica piuttosto ampia sia nel tempo che nello spazio del concetto di “latino”: si partiva dalla Spagna, con i classici di De Falla e Luna (bellissimo pezzo, “De España vengo”) per passare attraverso i brani poco conosciuti ma interessanti di Garcia Lorca, fino alle sonorità del Brasile di Villa Lobos (Bachianas Brasileiras n.5) fino alla Spagna dell’anima, quella non prettamente musicale ma forse più celebre di tutti, la Siviglia canicolare, polverosa e passionale di Bizet con l’Habanera della Carmen.
Annalista Stroppa dimostra grandi doti tecniche, che le consentono di passare con agio da un brano all’altro, modulando la voce sullo stile di ogni compositore. Il timbro è caldo, pieno e potente, e nella piccola sala del teatro le qualità vengono esaltate in modo particolare. Anche l’emissione è controllata, e il canto si distribuisce con omogeneità su tutti i registri, cremosi e pieni i bassi e squillanti gli acuti. Anche dal punto di vista interpretativo Annalisa Stroppa si conferma una artista completa, nell’alternanza di piano e forte e nelle scelte esecutive per la parte cantata (morbida e tecnicamente precisa nelle Bachianas brasileiras n.5, drammatica nelle Canciones di De Falla fino a una splendida Carmen, che rende il personaggio con grande dote teatrale senza però trascurare mai l’esecuzione precisa della partitura), così come va sottolineata la sua capacità di stare in scena e riempire con la sua gestualità il palcoscenico.
La accompagna con abilità e carattere Roberto Porroni, che trova in questo repertorio latino un terreno di esecuzione adeguato al suo strumento, rende l’atmosfera giusta ed emerge in particolare nella Fantasia che lo vede solista. I due sono accolti da grande affetto da parte del pubblico.
Stefano de Ceglia
Milano, 17 febbraio 2019